Startup e Pmi innovative Ict: nel 2022 sono 8.416, +8,6%  

Nel 2022 la crescita demografica di startup e Pmi innovative Ict resta sostenuta. Sono 8.416 le startup con codice Ateco associato al settore Ict registrate a ottobre 2022, con una crescita dell’8,6% rispetto alle 7.749 rilevate al termine del 3° trimestre 2021. Secondo il report ‘Startup e Pmi innovative Ict: performance economica’ di Anitec-Assinform e InfoCamere, la distribuzione territoriale rimane stabile, con più della metà delle imprese concentrate in tre regioni (Lombardia, Lazio, Campania). Ed è stabile anche la distribuzione per filone di attività, con quote rilevanti in AI & Machine Learning (12,1%), IoT (10,7%), Mobile app (8,3%), oltre a Big data e Data science (5,1%), Block chain (4,7%), Cloud (3,8%), Industria 4.0 (3,7%). Bassa invece la quota di Spmii Ict in ambito cybersicurezza e crypto (2,2%).

I mercati più dinamici: attività 4.0 e digital enabler

Gli indicatori di produttività per azienda segnalano un progressivo miglioramento, soprattutto per le realtà attive nei mercati più dinamici, come 4.0 e digital enabler.  Complessivamente, le Spmii Ict con bilancio depositato nel 2021 hanno prodotto beni e servizi per un totale di 2,5 miliardi di euro. La forte concentrazione della mediana su valori ancora inferiori a meno di un quinto della media conferma che una quota sempre rilevante si trova in una fase embrionale di sviluppo. Uno sviluppo finalmente in accelerazione nel 2021 rispetto ai due anni precedenti, come confermato dalle dinamiche di produzione complessiva, media e mediana, in crescita demografica più dinamica nell’ultimo anno, soprattutto nei filoni di attività 4.0 e altre tecnologie e soluzioni digitali.

Spmii Ict digitali generano il 53% di produzione nell’Ict-digitale italiano

La migliore performance delle Spmii Ict in ambito digitale (4.0, Digital Enabler ecc,) si riflette anche a livello di utile netto, con un valore mediano superiore rispetto alle altre Spmii Ict, che comunque per almeno il 50% chiudono il bilancio 2021 a pareggio o in utile, generando nel complesso il 53% di produzione nel settore Ict-digitale. Nel complesso gli indicatori finanziari, da quelli di equilibrio finanziario a quelli di rotazione degli asset a quelli sul potenziale delle risorse di generare valore lungo un arco temporale di più esercizi, denotano una buona capacità delle risorse aziendali di manifestare benefici economici lungo un arco temporale di più esercizi.

“Si confermano motore di innovazione in ogni settore produttivo”

“I dati – commenta all’Adnkronos Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform – confermano l’effervescenza del segmento delle Startup e delle Pmi innovative Ict. Queste imprese hanno realizzato maggior valore aggiunto con livelli di produttività migliori, soprattutto nei filoni 4.0 e digital enabler. Hanno mantenuto una sostenibilità finanziaria nel medio periodo, e continuano a generare margine. Le startup e Pmi innovative Ict, che hanno la capacità di creare nuovi prodotti e servizi e di generare nuovi posti di lavoro, si confermano motore di innovazione in ogni settore produttivo e rafforzano il loro ruolo per la crescita economica del nostro Paese”.

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Rc auto: nel 2023 aumenti per oltre 815.000 automobilisti

La conferma arriva dall’osservatorio di Facile.it: sono tanti gli assicurati che nel 2023 dovranno fare i conti con un peggioramento della propria classe di merito e vedranno aumentare il costo del premio Rc auto. Di fatto, la brutta notizia riguarda gli oltre 815.000 automobilisti che nel 2022 hanno dichiarato un incidente con colpa. Secondo l’analisi del comparatore, il numero di automobilisti colpiti dai rincari quest’anno è in crescita del 2% rispetto allo scorso anno. Notizie negative però anche per gli automobilisti virtuosi, dal momento che negli ultimi 12 mesi le tariffe delle polizze auto sono tornate a crescere. I dati dell’Osservatorio di Facile.it mostrano infatti che in Italia a dicembre 2022 per assicurare un veicolo a quattro ruote occorrevano, in media, 458,06 euro, ovvero il 7,23% in più rispetto a dicembre 2021.

Rincari e morosità

I rincari all’Rc auto arrivano in un momento sfavorevole per le famiglie italiane già alle prese con l’inflazione e il conseguente aumento dei prezzi su tanti beni e servizi. Tanto che un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat mostra come a causa dell’incremento generalizzato dei costi nei soli primi nove mesi del 2022 più di 700.000 automobilisti hanno saltato il pagamento del rinnovo dell’assicurazione auto. Una platea di morosi che potrebbe allargarsi ulteriormente, se si considera che sono oltre 1,5 milioni gli italiani che hanno ammesso di poter essere obbligati a saltare il prossimo rinnovo in caso di ulteriori rincari.

L’andamento regionale dei sinistri con colpa

Se a livello nazionale la percentuale di automobilisti che hanno dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,51%, su base regionale emergono differenze significative. Analizzando la graduatoria è ancora una volta la Liguria a guidare la classifica degli automobilisti più ‘colpevoli’, tanto che nella regione il 3,32% dei guidatori nel 2023 vedrà aumentare il costo dell’Rc auto. Agli automobilisti liguri seguono quelli del Lazio (3,05) e del Piemonte (3,02%), mentre le percentuali più basse si rilevano in Calabria (1,52%), Basilicata (1,87%) e Molise (2,02%).

Identikit dell’automobilista “colpito” dalla polizza

Quanto al profilo degli automobilisti che vedranno scattare gli aumenti, la prima evidenza riguarda il genere: la percentuale di coloro che hanno dichiarato un sinistro con colpa è pari al 2,32% fra gli uomini, un valore più basso rispetto a quella rilevato tra le donne (2,84%). Quanto invece alle fasce anagrafiche, in assoluto emerge che ad avere denunciato il minor numero di incidenti con colpa sono gli automobilisti nella fascia di età tra 19 e 21 anni. Tra loro, la percentuale di chi vedrà peggiorare la classe di merito è pari appena all’1,74%, mentre tra i 25-34enni è pari al 2,23%. Il valore più alto si registra invece tra gli over 65 (3,10%). Considerando la professione dell’assicurato, è la categoria degli agenti di commercio che in percentuale ha dichiarato con più frequenza un sinistro con colpa (3,16%). A loro seguono i pensionati (3,04%) e i liberi professionisti (2,73%).

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Nel 2023 avremo 63mila disoccupati in più. Tasso a livello 2011

Nel 2023 la crescita del Pil e dei consumi è destinata ad azzerarsi, contribuendo a incrementare il numero dei disoccupati di almeno 63mila unità fino a sfiorare quota 2.118.000.
Lo conferma l’Ufficio studi CGIA sulla base di un’elaborazione dati Istat e delle previsioni Prometeia.
L’Istat ha segnalato che a ottobre l’occupazione ha toccato il record storico, un grande risultato, che però potrebbe invertirsi nel giro di qualche mese. Nel 2023, infatti, il tasso di disoccupazione è destinato a salire all’8,4%, un livello che comunque torna ad allinearsi con il 2011. Il Centro-Sud sarà il più ‘colpito’: l’incidenza della sommatoria dei nuovi disoccupati di Sicilia (+12.735), Lazio (+12.665) e Campania (+11.054) sarà pari al 58% del totale nazionale.

I settori più in difficoltà

A livello territoriale le 10 province più interessate dall’aumento della disoccupazione sono Napoli (+5.327 unità), Roma (+5.299), Caserta (+3.687), Latina (+3.160), Frosinone (+2.805), Bari (+2.554), Messina (+2.346), Catania (+2.266), Siracusa (+2.045) e Torino (+1.993).
Sebbene non sia facile stabilire i settori maggiormente interessati dalle riduzioni lavorative, sembra che i comparti manifatturieri, specie quelli energivori e più legati alla domanda interna, potrebbero subire maggiori contraccolpi occupazionali, mentre le imprese più attive nei mercati globali, tra cui quelle che operano nella metalmeccanica, macchinari, alimentare-bevande e nell’alta moda saranno meno esposte. Difficoltà anche per trasporti, filiera automobilistica ed edilizia, quest’ultima penalizzata dalla modifica legislativa relativa al superbonus.

Preoccupa la tenuta del lavoro autonomo

Da febbraio 2020 a ottobre 2022 i lavoratori indipendenti sono scesi di 205mila unità, mentre i lavoratori dipendenti sono aumentati di 377mila.
La crisi pandemica e quella energetica ha colpito soprattutto le partite Iva, che a differenza dei lavoratori subordinati sono più fragili. In caso di difficoltà momentanea, ad esempio, non hanno né Cig né, in caso di chiusura dell’attività, alcuna forma di NASPI. Inoltre, il rischio povertà nelle famiglie dove il reddito principale è riconducibile a un autonomo è superiore a quelle dei dipendenti.

Rischio per la coesione sociale

Il rischio di mettere a repentaglio la coesione sociale del Paese è molto forte. Le chiusure stanno interessando sia i centri storici sia le periferie delle città, gettando nell’abbandono interi isolati, provocando un senso di vuoto e un pericoloso peggioramento della qualità della vita. Meno visibile, ma altrettanto preoccupante, sono le chiusure che hanno interessato anche liberi professionisti, avvocati, commercialisti e consulenti, che svolgevano la propria attività in uffici/studi ubicati all’interno di un condominio.
Insomma, le città stanno cambiando volto. Con meno negozi e uffici sono meno frequentate, più insicure e con livelli di degrado in aumento. 
Anche la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) è in difficoltà, e non sono poche le aree commerciali che presentano intere sezioni con attività che ora hanno abbassato le saracinesche.

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I “numeri” di Ecobonus e Superbonus

Sono stati i protagonisti delle facilitazioni governative degli ultimi anni, volte a migliorare l’efficienza energetica e la sostenibilità degli edifici del nostro Paese. L’Ecobonus e il Superbonus, sovente criticati, hanno invece prodotto effetti più che apprezzabili anche per l’economia, la filiera delle costruzioni e addirittura per il gettito fiscale. Inoltre, hanno consentito di risparmiare sensibilmente sul consumo energetico, tasto dolente di questo periodo. Il Censis, attraverso una ricerca ad hoc realizzata in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni, ha fatto i “conti” in tasca ai due bonus.

Quali  sono stati gli effetti economici?

Il Censis stima che i 55 miliardi di euro di investimenti certificati dall’Enea per il periodo compreso tra agosto 2020 e ottobre 2022 legati all’utilizzo del Super ecobonus hanno attivato un valore della produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro (effetto diretto), cui si sommano 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto), per un totale di almeno 115 miliardi di euro. E’ inoltre plausibile che una spesa così consistente abbia generato un gettito fiscale altrettanto rilevante. Attivando il Superecobonus una produzione consistente per via degli effetti moltiplicativi sul sistema economico, il gettito fiscale derivante da tale produzione aggiuntiva si stima possa ripagare circa il 70% della spesa a carico dello Stato per le opere di efficientamento sugli edifici. Ciò significa che 100 euro di spesa per Superecobonus costerebbero effettivamente allo Stato 30 euro, ridimensionando in questo modo il valore reale del disavanzo generato dall’incentivo. Il Mef ha registrato tra gennaio e settembre 2022 un incremento del gettito dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ed è verosimile pensare che proprio il comparto edile abbia considerevolmente contribuito a questa dinamica espansiva delle entrate tributarie.

Quali benefici in termini di efficienza energetica e sostenibilità ambientale?

Il Censis ha inoltre stimato l’impatto del Superecobonus in termini di risparmio energetico realizzabile, parametro fondamentale per avviare un dibattito sull’efficacia di tale strumento. L’incremento medio del valore immobiliare delle unità abitative che hanno beneficiato della riqualificazione energetica è stimato tra il 3% e il 5%, a seguito di un salto di classe energetica dell’immobile. Il Censis stima che, sulla base dei dati disponibili, la spesa di 55 miliardi di euro generi un risparmio di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas, pari al 40% del risparmio energetico che il Piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefigge di realizzare nell’autunno-inverno 2022-2023 (2,7 miliardi di metri cubi di gas). 

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Obiettivo di 2.527 start up del mondo: rispondere alla crisi alimentare

La crisi alimentare ci riguarda tutti, e sempre più da vicino. Basti pensare che in Italia, nel triennio 2019-21, il 6,3% della popolazione ha avuto problemi di accesso al cibo e la situazione si è aggravata ulteriormente. A livello mondiale, come evidenziano le ultime previsioni della Fao, il livello di insicurezza alimentare globale, che nel 2021 ha raggiunto 828 milioni di persone che soffrono la fame e altri 2,3 miliardi di persone in stato di moderata o severa insicurezza alimentare, è destinato a peggiorare ulteriormente a causa degli effetti della pandemia, degli eventi climatici estremi e della guerra in Ucraina. Insomma, si tratta di un’emergenza a tutti gli effetti, da affrontare a molteplici livelli. Le risposte alla crisi e alle sfide epocali del settore agroalimentare si attendono in primo luogo dai decisori politici. Un ruolo importante è giocato anche dalle collaborazioni cross-settoriali tra enti pubblici locali e settore privato (profit e non profit). Ma, allo stesso tempo, anche le imprese più innovative possono portare nuove soluzioni alle sfide di sostenibilità del settore. Una sfida che vede schierate in prima linea diverse start-up in tutto il mondo.

Innovazione fa rima con sostenibilità

Come risulta dai dati contenuti nella recentissima ricerca dell’Osservatorio Food Sustaiability della School of Management del Politecnico di Milano, delle 7.337 startup agrifood censite nel quinquennio tra il 2017 e il 2021 a livello mondiale, il 34% (2.527 startup) persegue uno o più degli obiettivi di sviluppo sostenibile inclusi nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Le soluzioni sviluppate dalle startup agrifood mirano innanzitutto a ottimizzare l’utilizzo delle risorse (SDG 12 target 12.2, 30%); inoltre, promuovono la tutela degli ecosistemi terresti e d’acqua dolce (SDG 15 target 15.1, 21%). A seguire, le startup investono su soluzioni per sensibilizzare e incentivare l’adozione di stili di vita e pratiche sostenibili (SDG 12 target 12.8, 17%), aumentare la produttività e la capacità di resilienza dei raccolti ai cambiamenti climatici (SDG 2 target 2.4, 17%) e favorire il turismo sostenibile e le produzioni locali (SDG 8 target 8.9, 16%). In misura più modesta le giovani imprese puntano a tutelare i piccoli produttori (SDG 2 target 2.3, 12%), ridurre eccedenze e sprechi alimentari lungo la filiera (SDG 12 target 12.3, 11%), assicurare il lavoro a tutti e una remunerazione equa (SDG 8 target 8.5, 8%) e promuovere l’uso efficiente e accesso equo alle risorse idriche (SDG 6 target 6.4, 7%).

In Norvegia la maggior concentrazione di start up

Guardando alla concentrazione delle startup agrifood orientate alla sostenibilità nei diversi Paesi del mondo la Norvegia risulta al primo posto (25 startup agrifood, di cui il 60% sostenibili), seguita da Israele (119 startup, di cui il 58% sostenibili). In terza posizione si classifica la Nigeria (64 startup, di cui il 50% sostenibili), seguita dalla Polonia (20 startup, di cui il 50% sostenibili). L’Italia si trova al ventitreesimo posto (85 startup agrifood, di cui il 35% sostenibili). Sul fronte dei finanziamenti, invece, considerando le sole startup agrifood con chiara indicazione geografica e che hanno ricevuto almeno un finanziamento, il 40% è rappresentato da startup sostenibili. Queste ultime hanno raccolto complessivamente 6,4 miliardi di dollari dal 2017 al 2021, con una media pari a 7,3 milioni di dollari per azienda. Al primo posto, sul fronte della raccolta di investimenti, sono le startup sostenibili statunitensi (per un totale di 3,2 miliardi di dollari e 8,7 milioni di dollari a startup), seguite dalle startup operative in Asia, che hanno raccolto 2 miliardi di dollari, con un capitale medio di 10,9 milioni di dollari a startup. Seguono le startup in Europa, che hanno raccolto finanziamenti per 911 milioni di dollari (il 14% degli investimenti totali in startup sostenibili) e una media di 4,1 milioni di dollari per startup. Il finanziamento complessivo ottenuto dalle startup agrifood nel nostro Paese è di 16 milioni di dollari, con un capitale medio per startup di 1,6 milioni di dollari.

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Lo scenario mondiale e l’impatto sulla quotidianità degli italiani

Il 2022 ha visto susseguirsi una serie di eventi gravi e imprevedibili che stanno delineando uno scenario sempre più preoccupante. Pandemia, guerra, crisi climatica e inflazione sono gli elementi di una ‘tempesta perfetta’ che sta minando il nostro futuro. L’inflazione, ad esempio, fa crollare il potere d’acquisto degli italiani: si stima che nel 2022 sia pari a 2.300 euro la perdita media del potere d’acquisto per le famiglie. E più si è soli, più pesa il caro vita. Emerge dall’anteprima digitale del Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione di Nomisma, Nielsen, Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, e Npd.

La crisi climatica fa più paura della guerra

L’emergenza causata dalla crisi climatica è la prima fonte di preoccupazione per gli italiani e il 38% è convinto che sarà proprio questa la causa del prossimo evento epocale. Questa tematica impatta sullo stato d’animo degli italiani più della guerra in Ucraina (39% vs 28%) e dell’inflazione (29%),  Il problema delle risorse energetiche lo è in modo particolare in Italia, sia per questioni commerciali sia ideologiche legate alla Russia. Non bisogna poi dimenticare l’aspetto ideologico: il 27% degli italiani ritiene che siano UE e USA i maggiori responsabili della guerra, e il 35% è convinto che USA e UE siano i principali ostacoli alla pace.

Famiglie sempre più in difficoltà

In Italia la classe media è sempre più in difficoltà, aumentano i poveri (+6 milioni nell’ultimo anno) e cresce la forbice tra chi è molto ricco e chi vive una situazione di grave povertà. Rispetto al 2019 la ricchezza delle persone più facoltose del Paese è aumentata del 36%. Cresce infatti il mercato del lusso, con +46% compravendite di abitazioni da più di un milione di euro e +16% immatricolazioni di auto di valore. Allo stesso tempo, le famiglie sembrano già attuare una spending review: il 68% mette in pratica strategie di risparmio, il 57% limita gli sprechi, il 52% riduce in maniera selettiva la spesa destinata ad alcune categorie di prodotti e servizi, e 1 su 2 non acquista beni considerati superflui. 

Lavoro sempre più povero, crescono eccessi e dipendenze

Le retribuzioni non sostengono un costo della vita sempre più elevato. Oggi 1 occupato su 5 con contratto part time e 1 su 10 con contratto full time sono a rischio povertà.
In questo scenario di forte insicurezza, acquista sempre più importanza la dimensione personale. Allo stesso tempo, gli italiani sono sempre più dipendenti da smartphone e social (45% e 28%), guardano compulsivamente serie tv (31%) e vanno alla ricerca di esperienze ad alto tasso adrenalinico (12%).  Cresce anche la percentuale di chi consuma alcolici, si dedica a scommesse e giochi d’azzardo, quintuplica l’uso di psicofarmaci e quadruplica il consumo di droghe.

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Scatta la Quattordicesima 2022: come si calcola e quando arriva?

A chi spetta, come si calcola e quando arriva la quattordicesima? Per milioni di lavoratori italiani la Quattordicesima 2022è in arrivo in busta paga, e anche se il diritto alla mensilità aggiuntiva non è stabilito dalla legge, ma introdotto dai contratti collettivi di settore, in linea di massima a usufruirne sono i lavoratori assunti con contratto subordinato e i pensionati. Per verificare a chi spetta la quattordicesima in un determinato settore occorre consultare la disciplina prevista dal Ccnl di riferimento, spiega laleggepertutti. Non è da escludere che il contratto collettivo possa infatti circoscrivere la platea dei beneficiari, prevedendo, ad esempio, che determinate categorie di lavoratori ne restino escluse.

Periodo di pagamento e base di calcolo

Per quanto riguarda il periodo di pagamento della quattordicesima, in generale, poiché erogata al fine di consentire ai lavoratori di avere una maggiore disponibilità economica per le ferie estive, la mensilità aggiuntiva viene pagata tra giugno e luglio. A volte però le tempistiche di pagamento sono oggetto di specifico accordo in sede di contrattazione aziendale. Quanto alla base di calcolo, “il Ccnl può prevedere che alcune voci retributive ne siano escluse come, ad esempio, i bonus e le retribuzioni in natura – spiega laleggepertutti -. Il Ccnl Commercio prevede, che nei confronti dei lavoratori retribuiti in tutto o in parte con provvigioni o percentuali, il calcolo dell’importo della quattordicesima mensilità sarà effettuato sulla base della media degli elementi fissi e variabili della retribuzione percepiti nei dodici mesi precedenti la maturazione del diritto o comunque nel periodo di minore servizio prestato presso l’azienda”.

Un istituto retributivo a maturazione progressiva

La quattordicesima viene detta anche mensilità aggiuntiva, poiché l’importo è uguale all’importo della retribuzione lorda mensile percepita dal lavoratore. La quattordicesima è inoltre un istituto retributivo a maturazione progressiva: matura infatti in base ai mesi di lavoro effettuati durante l’anno al quale si riferisce, e il calcolo viene fatto generalmente sulla base dello stipendio percepito dal primo luglio precedente al 30 giugno dell’anno in corso. Tuttavia, le singole regole di calcolo sono definite dai singoli contratti collettivi di lavoro. Ma poiché viene maturata in ratei mensili, la maturazione di un rateo mensile si ha solo se, in quella mensilità, il lavoratore ha lavorato per almeno 15 giorni.

La categoria dei pensionati

La quattordicesima, riporta Adnkronos, spetta ai pensionati di almeno 64 anni che hanno un reddito complessivo fino a un massimo di 1,5 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti fino al 2016, e fino a 2 volte il trattamento minimo annuo del Fondo lavoratori dipendenti dal 2017. Il pagamento viene effettuato d’ufficio per i pensionati di tutte le gestioni sulla base dei redditi degli anni precedenti. Per coloro che perfezionano i prescritti requisiti entro il 31 luglio dell’anno di riferimento, la prestazione viene liquidata sulla rata pensionistica di luglio. Invece, per coloro che perfezionano il requisito anagrafico richiesto dal 1° agosto in poi, la corresponsione è effettuata con una successiva elaborazione sulla rata di dicembre dell’anno di riferimento.

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Valori e stili alimentari: cosa è cambiato dopo il Covid?

Quali sono le trasformazioni che hanno caratterizzato gli stili alimentari e gli stili di vita degli italiani negli ultimi due anni? Come è cambiato l’abbraccio alla tavola nel post pandemia? Cosa desiderano i nostri connazionali nel loro menù ideale? A questa e ad altre domande ha risposto Osservatorio CIRFOOD DISTRICT condotto da Nomisma. Dai dati dell’indagine emerge che l’impatto della pandemia sulla vita delle persone ha determinato una vera e propria rivoluzione valoriale. I mutamenti intercorsi durante gli anni del Covid hanno infatti indotto gli italiani a sposare nuovi valori, che finiscono per determinare e guidare le loro scelte. Secondo i dati del Rapporto Coop 2021, sono 36 milioni le persone che hanno intenzione di modificare il proprio sistema valoriale nei prossimi 3 o 5 anni ed emerge, in particolare, il bisogno di dare maggiore spazio alla cura di sé: il 47% degli italiani vuole occuparsi di più della propria salute e il 42% trovare maggiore serenità ed equilibrio con se stesso.  In questo quadro emerge anche la volontà di tutelare l’ambiente, un altro valore che si sta affermando: il 40%, infatti, desidera impegnarsi maggiormente in tal senso. 

I nuovi valori legati al cibo

In questo panorama gli italiani rivolgono massima attenzione al tema del cibo. L’Osservatorio rileva non solo che l’83% dei lavoratori è molto attento alle proprie scelte alimentari, ma evidenzia anche ciò che la nutrizione rappresenta per le persone. Solo una percentuale minoritaria (12%) la associa a una mera necessità vitale: per molti italiani, al contrario, l’alimentazione rappresenta felicità e soddisfazione (32%), un momento di convivialità (29%), un modo per prendersi cura di sé e per fare prevenzione (27%).

Obiettivo salute 

La ricerca di aspetti come la cura del sé, la convivialità, la gratificazione verso il cibo ha portato gli italiani a cambiare i propri comportamenti alimentari, determinando l’instaurarsi di nuove abitudini a tavola.  Quella che si evidenzia maggiormente è l’intenzione di mangiare in modo sano ed equilibrato (42%), a cui si affianca una percentuale consistente di persone (26%) che cerca di ridurre il consumo di carne (Fonte: Rapporto Coop 2021). “Diminuire il consumo di carne significa anche imprimere una volontà attiva nella preservazione dell’ambiente, perché rappresenta una modalità concreta per ridurre l’impatto climatico”, commenta Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence di Nomisma.
In termini di stili alimentari, quasi il 30% degli italiani predilige la dieta mediterranea. Accanto a questo gruppo emerge una serie di altri stili molto variegati, in cui si identifica il 53% delle persone. Si tratta di comportamenti alimentari difficili da classificare in modo unitario perché esprimono tante esigenze differenti presenti oggi sul mercato. In questa percentuale rientrano, ad esempio, gli italiani che ricercano in modo continuativo cibo biologico, coloro che prediligono prodotti stagionali, chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana, ma anche chi preferisce una nutrizione iperproteica (Fonte: Rapporto Coop 2021).  

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Rc Auto: 1 italiano su 3 la acquista dallo smartphone

Una spesa che tutti gli automobilisti devono mettere a budget almeno una volta all’anno: quella per la polizza Rc Auto. Ma come viene acquistata dagli italiani l’assicurazione per l’automobile? Secondo l’analisi di Facile.it, realizzata su un campione di oltre 279.000 polizze Rc Auto sottoscritte online, emerge innanzitutto come rispetto al periodo pre-pandemia la percentuale di queste sia aumentata. Nel Q1 2019 era pari a ‘solo’ il 24,8%. Inoltre, fra chi la acquista online, più di 1 italiano su 3 lo fa direttamente dal proprio smartphone.
“La pandemia e le restrizioni imposte hanno spinto gli italiani a digitalizzare molti processi – spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it -. Inevitabilmente anche il mondo delle assicurazioni è stato influenzato da queste dinamiche e l’acquisto da smartphone, device che può essere utilizzato in ogni momento e luogo, è ormai una realtà anche per il settore assicurativo”.

Il fenomeno a livello regionale

Dal punto di vista anagrafico, sono soprattutto gli individui con età compresa tra 25 e 44 anni a utilizzare maggiormente il cellulare per rinnovare o sottoscrivere la copertura per la propria vettura (38,8%). Nonostante i 65-74enni siano i meno propensi, quasi 3 italiani su 10 (28,5%) appartenenti a questa fascia d’età si affidano comunque al mobile per l’acquisto. Se a livello nazionale chi usa il cellulare per comprare l’Rc Auto rappresenta il 34,2% del campione, la percentuale sale fino al 37,1% in Friuli-Venezia Giulia, in cima alla classifica delle regioni più propense alla sottoscrizione di una assicurazione attraverso lo smartphone. Seguono sul podio Sardegna (36,5%) ed Emilia-Romagna (36,2%).

Quanto costa assicurare un veicolo a quattro ruote?

Secondo i dati dell’Osservatorio Rc Auto di Facile.it, ad aprile 2022 occorrevano, in media, 443,07 euro, valore in linea con quanto speso a marzo, ma ancora inferiore rispetto a 12 mesi fa (-2,07%).
Quanto alle scelte degli automobilisti in materia di garanzie accessorie emerge come tra coloro che ne hanno inserita una in fase di preventivo, la più richiesta sia l’assistenza stradale (40%).
Il dato può essere letto anche in virtù di un parco auto che continua a invecchiare. Lo scorso mese l’età media dei veicoli italiani era pari a poco più di 11 anni e mezzo, valore in aumento rispetto a quello rilevato nello stesso periodo del 2021 (10 anni e 9 mesi).

Non solo auto

Tra le garanzie accessorie più richieste, sia pure a grande distanza, seguono la copertura infortuni conducente (19%), la tutela legale (18,4%) e la garanzia furto e incendio (11%). L’analisi di Facile.it non ha preso in considerazione solo la Responsabilità Civile per l’auto, ma anche quella per la moto. E anche in questo caso, dallo studio realizzato su oltre 23.800 polizze Rc Moto acquistate online, emerge che nel primo trimestre del 2022 un italiano su 3 (33,9%) ha acquistato la polizza per le due ruote direttamente dal proprio cellulare. Valore in aumento di 12 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2019.

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