Perché la logistica è il cuore dell’e-commerce?

La logistica non è solo una questione di spedizione: è fondamentale per garantire la riuscita di ogni transazione online. È un elemento vitale che impatta l’efficienza operativa, la soddisfazione del cliente e la sostenibilità dell’ambiente. Insomma, è il cuore dell’e-commerce

La logistica di e-commerce comprende un insieme vasto e intricato di processi, dalla gestione dell’ordine alla consegna finale, passando per l’immagazzinamento e la gestione delle scorte. Una gestione logistica ottimale permette alle aziende di ridurre i costi operativi, migliorare i tempi di consegna e aumentare la soddisfazione dei clienti. Aspetti essenziali per costruire la lealtà del cliente e mantenere un vantaggio competitivo nel mercato saturato di oggi. Ma con l’aumento del volume delle vendite online, l’efficienza logistica è diventata più critica che mai.

Tecnologia e innovazione

Automazione, AI e IoT permettono una gestione più efficiente degli inventari, una migliore tracciabilità delle spedizioni e una riduzione dei tempi di consegna. L’uso dell’AI, ad esempio, aiuta a prevedere i picchi di domanda, ottimizzare le rotte di consegna e personalizzare l’esperienza di acquisto. Questo non solo migliora l’efficienza, ma anche la qualità del servizio, rendendo il processo di e-commerce più fluido e meno suscettibile a errori e ritardi.

Nonostante gli avanzamenti tecnologici, le sfide sono numerose. Gestione dei ritorni, sostenibilità ambientale, e gestione delle aspettative dei clienti sono alcuni dei problemi più pressanti. Una strategia emergente è l’adozione di pratiche di logistica inversa, che non solo aiutano a gestire efficacemente i ritorni ma anche a ridurre l’impatto ambientale. 

Il ruolo dei dati

L’analisi dei dati è un altro pilastro fondamentale della logistica e-commerce. Attraverso la raccolta e l’analisi di grandi volumi di dati, le aziende possono migliorare l’efficienza operativa e offrire servizi migliori ai clienti.
I dati possono rivelare pattern di acquisto, ottimizzare le scorte e prevenire sovra stoccaggio o esaurimento di magazzino.

In ogni caso, mentre il commercio elettronico continua a espandersi, anche l’importanza della logistica cresce. Le aziende che sapranno innovare e adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie e alle mutate esigenze dei consumatori avranno maggiori possibilità di successo. 

I pilastri del successo

La capacità di influenzare positivamente l’esperienza del cliente e di ridurre l’impatto ambientale di una logistica efficiente sarà decisiva per il futuro del settore.

Le strategie di ottimizzazione logistica, come quelle implementate da Fby Solutions, giocano un ruolo chiave in questo scenario. La loro approccio olistico alla gestione della supply chain garantisce che ogni aspetto, dalla ricezione dell’ordine fino alla consegna, sia gestito con la massima efficienza.
Questa attenzione ai dettagli si traduce in una maggiore fiducia e soddisfazione del cliente, pilastri per il successo nell’era dell’e-commerce.

AI: ancora poco utilizzata perché mancano le competenze

Nonostante la conferma di un trend di progressiva acquisizione delle tecnologie 4.0 all’interno dei processi aziendali, a oggi meno del 10% di aziende in Italia utilizza l’Intelligenza artificiale, mentre il 15% intende investire in questa tecnologia nei prossimi tre anni.

Lo mostrano i dati sui 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale (Selfi 4.0), realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di commercio. Resta però il problema delle competenze dei lavoratori. Richieste lo scorso anno a più di 6 assunti su 10, sono considerate difficili da trovare nel 45,6% dei casi.
Nel prossimo triennio, quindi, il sistema produttivo nazionale compirà un ulteriore passo in avanti sul fronte della digitalizzazione.

La domanda di competenze

Secondo il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, ai 3,5 milioni di figure professionali ricercate nel 2023 dalle imprese dell’industria e dei servizi (63,4% del totale) è stato richiesto il possesso di capacità di utilizzare le tecnologie Internet.

A 2,8 milioni di profili invece erano richieste competenze specifiche sull’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici (50,6%). Oltre 2 milioni di assunzioni (37,1%) erano invece destinate a figure professionali in possesso di competenze di gestione di soluzioni innovative per l’applicazione ai processi aziendali di tecnologie digitali (robotiche, big analytics, IoT ecc).
E sono 1,8 milioni i profili professionali cui le imprese hanno richiesto, con importanza elevata, il possesso di almeno una delle tre competenze digitali sopra descritte.

La difficoltà di reperimento

La difficoltà di reperimento supera sempre il 45% per tutte e tre le tipologie di competenza digitale richiesta. 
Nel complesso, sono quasi un terzo del totale (32,1%) i profili professionali per i quali le competenze digitali sono considerate strategiche dalle imprese.
In generale, sono le professioni più qualificate quelle alle quali si richiedono maggiori competenze digitali e di un livello più avanzato.

A partire dai dirigenti, ai quali la capacità di utilizzare le tecnologie Internet è ricercata per il 96,6% delle entrate programmate, l’utilizzo di linguaggi e metodi matematici per il 94,8% e la gestione di processi innovativi per il 66,6%. 
La capacità di utilizzo delle tecnologie Internet è comunque richiesta anche a più delle metà delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili.

Le professioni digitali più difficili da trovare

Quasi il 40% delle professioni non qualificate, inoltre, deve essere in possesso della medesima competenza.
In ogni caso, ingegneri elettrotecnici e ingegneri dell’informazione sono i due profili più difficili da reperire quando si richiedono competenze nell’utilizzo di Internet e di linguaggi e metodi matematici e informatici.

Quanto alla capacità di gestire soluzioni innovative con le tecnologie 4.0, spiccano per difficoltà di reperimento ed elevato grado di importanza della competenza anche i tecnici delle costruzioni civili, gli elettrotecnici, i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici.

Strategie di conservazione ambientale e benessere cittadino a Torino

Il miglioramento della qualità ambientale in un territorio non solo influisce positivamente sul benessere dei cittadini, ma contribuisce anche ad aumentarne la resilienza di fronte alle emergenze climatiche attuali.

La Città metropolitana di Torino ha adottato per questo una strategia ambientale mirata alla salvaguardia delle risorse naturali, alla preservazione del paesaggio e dei terreni agricoli e alla riqualificazione delle zone soggette a degrado o abbandono.

Impiego delle Risorse e Compensazioni Ambientali

Il capoluogo piemontese si impegna a destinare risorse economiche al territorio, sia provenienti da finanziamenti europei, ministeriali e regionali per l’ambiente, sia identificate nei procedimenti autorizzativi per opere di diversa scala, dalla trasformazione urbanistica alle grandi infrastrutture.

Queste risorse sono finalizzate alla realizzazione di azioni di compensazione ambientale, e da questo punto di vista Torino rappresenta certamente l’avanguardia non soltanto in Italia ma anche in Europa.

Supporto ai Progetti di Riqualificazione Ambientale

Al fine di assistere i promotori di opere nell’individuare interventi di compensazione ambientale e le amministrazioni comunali nella ricerca di risorse e progetti per la riqualificazione di aree degradate nei loro territori, Torino ha creato il C.I.R.C.A. (Catalogo degli Interventi di Riqualificazione e Compensazione Ambientale).

Catalogo C.I.R.C.A.: Interventi Ambientali e Conservazione

Il Catalogo C.I.R.C.A. identifica le aree che necessitano di interventi per la conservazione e il miglioramento dell’ecosistema, la tutela della biodiversità e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Esso fornisce un elenco e una descrizione degli interventi ambientali potenziali che potrebbero essere pianificati e realizzati, sia per le aree individuate che per il territorio nel suo complesso, come forma di compensazione ambientale.

Inoltre, presenta esperienze di interventi già implementati nel territorio metropolitano come esempi di “best practices”.

Ruolo del Fotovoltaico nella Riqualificazione Ambientale

In aggiunta alle strategie delineate, uno dei settori cruciali per la riqualificazione ambientale è quello relativo all’adozione di fonti energetiche sostenibili. Il fotovoltaico rappresenta certamente una delle soluzioni principali in questo contesto, consentendo non solo una riduzione delle emissioni di CO2 ma anche una maggiore sostenibilità nell’approvvigionamento energetico.

Per comprendere quanto il fotovoltaico Torino sia in crescita, basti pensare che la città vanta ad oggi oltre 2000 impianti fotovoltaici installati, seconda soltanto a Roma.

Ampliamento delle iniziative ambientali

L’implementazione di ulteriori progetti di riqualificazione ambientale è essenziale per promuovere la sostenibilità.

La collaborazione tra enti pubblici, privati e comunità locali può favorire lo sviluppo di iniziative mirate a migliorare la qualità dell’ambiente e a mitigare gli impatti negativi sul territorio.

Ovviamente è importante anche il coinvolgimento attivo della comunità locale, unitamente a una collaborazione sinergica tra enti governativi, organizzazioni non governative e settore privato, in quanto questo riveste un ruolo fondamentale nell’espansione delle iniziative ambientali.

La condivisione di conoscenze, risorse e competenze può portare a soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide ambientali.

Anche l’educazione ambientale rappresenta un pilastro imprescindibile per l’ampliamento delle iniziative sostenibili.

Investire nella sensibilizzazione della popolazione riguardo ai temi ambientali, promuovendo pratiche responsabili e sostenibili, è essenziale per creare una cultura di consapevolezza ambientale diffusa.

Sviluppi Futuri

Guardando al futuro, l’adozione di tecnologie innovative e l’ulteriore sviluppo di strategie per la conservazione e la riqualificazione ambientale rimangono aspetti cruciali.

L’incorporazione di soluzioni tecnologiche avanzate e la ricerca continua sono dunque fondamentali per affrontare le sfide ambientali in evoluzione.

Possiamo dunque affermare che la conservazione e la riqualificazione ambientale, insieme alle strategie di compensazione, costituiscono pilastri fondamentali per la sostenibilità di un territorio.

L’impegno verso queste azioni non solo migliora la qualità della vita dei cittadini, ma si pone anche come una risposta proattiva alle sfide climatiche attuali e future.

Business Travel: in Italia nel 2023 cresce di quasi il 16% 

Il Business Travel Trend realizzato dal Gruppo Uvet registra nel mese di dicembre 2023 per il settore turistico un aumento complessivo di 10 punti percentuali (+15,9%) rispetto al 2022.
Più in dettaglio, sempre su base annua, il comparto Flight rispetto al 2022 cresce del +9% (+14,3%), mentre Hotel +9% (+12,3%), Rail +12%i (+23,1%), e Car Rental +10% (+12,5%)

Il Business Travel Trend, l’Indice mensile sui dati del Business Travel in Italia, è stato condotto con il Centro Studi Promotor (CSP) attraverso un campione rappresentativo di aziende che operano nei più svariati settori dell’economia italiana.

Aumenta la spesa media progressiva per hotel e aerei

Secondo lo studio, nel 2023 il comparto hotel chiude l’anno con un progressivo in valore pari a 102 (84 nel 2022), il segmento Rail 63 (54 nel 2022), la parte dei voli aerei 76 (64 nel 2022) e il Car Rental 116, un punto superiore rispetto all’anno precedente.
La spesa media progressiva registra un aumento sia nel settore hotel sia nella parte aerea. Un lieve calo si registra invece per quanto riguarda il Car Rental e il Rail.

Infine, la spesa media di dicembre segna un aumento significativo (140) rispetto al mese precedente. A dicembre, in termini di valore, restano elevati il BTT del Car Rental (120) e quello relativo all’Hotellerie (118). Treni e voli mostrano rispettivamente un indice 57 e 69.

L’andamento degli ultimi tre anni: dal 2020 al 2022

Il Business Travel Trend dell’ultimo triennio mostra chiaramente la dimensione dell’impatto dovuto alla crisi pandemica.
Le transazioni nel 2021 e 2022 hanno generato un indice 31 e 33, ulteriormente aggravato nel 2020 nell’indice del valore globale di spesa.

I prezzi medi sono quindi cresciuti sensibilmente nel 2022 (valore 127) per il triplice effetto dell’incremento della domanda nella seconda metà dell’anno, dell’inflazione e dei costi energetici, nonché della congestione dell’offerta specialmente nel comparto aereo.

Delineare una tendenza strettamente correlata a quella dell’economia

Fanno parte dell’analisi un mix di aziende grandi, medie e piccole che si sono costantemente avvalse dei servizi Uvet-GBT negli anni 2019-2023. Gli indici scaturiscono dall’analisi in volume e valore, nazionale e internazionale, del trasporto aereo e ferroviario, dei pernottamenti alberghieri e noleggio autovetture-
Il campione esclude le variabili aziendali, come, ad esempio, di crescita dovuta all’acquisizione di nuovi clienti o business. Per tale ragione il Business Travel Trend non mostra l’andamento di Uvet-GBT ma quello del Business Travel in generale.

L’indicazione periodica di questo indice, nel tempo, si prefissa di delineare un trend strettamente correlato all’andamento dell’economia.
Il BTT è quindi l’espressione di sintesi di un comportamento rispetto a una scala che per convenzione è stata costruita sui dati del periodo pre-Pandemia e all’interno di un cluster omogeneo e altamente rappresentativo.

L’Intelligenza artificiale generativa? Fa paura ai top manager

Una recente indagine condotta da Kaspersky ha evidenziato una crescente apprensione tra i dirigenti di alto livello in Italia riguardo alla diffusione sempre più ampia dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) all’interno delle aziende. Il 97% dei dirigenti senior intervistati ha confermato l’uso regolare della GenAI da parte dei dipendenti, con il 57% che la impiega per supportare specifiche attività.

Il timore di non controllare i dati aziendali

L’ampia diffusione dell’intelligenza artificiale ha suscitato preoccupazioni significative tra i dirigenti. Tra questi, il 53% esprime forti timori relativi ai potenziali rischi per la sicurezza.
Questi timori derivano dalla possibilità che la GenAI possa compromettere informazioni sensibili aziendali e portare alla perdita di controllo sulle principali funzioni aziendali.

La GenAI, una volta considerata una novità tecnologica, si è trasformata in una risorsa aziendale essenziale per automatizzare diverse attività. Nonostante la maggioranza dei dirigenti italiani abbia discusso della GenAI durante i consigli di amministrazione (94%) e abbia mostrato interesse nel comprendere meglio come i dipendenti utilizzano i dati (87%), i risultati indicano che i dirigenti C-Level hanno perso in gran parte il controllo sulla diffusione e sull’uso della GenAI all’interno delle aziende.

Solo il 31% dei dirigenti è informato sulla GenAI

La ricerca rivela che solo il 31% ha approfondito le questioni relative alle funzionalità e alle conseguenze della GenAI, mentre solo il 28% ha discusso dell’implementazione di norme e regolamenti per monitorare il suo utilizzo.
Cesare D’Angelo, General Manager Italy & Mediterranean di Kaspersky, ha sottolineato che, simile al fenomeno Bring Your Own Device (BYOD), la GenAI offre vantaggi significativi in termini di produttività, ma la sua diffusione incontrollata rende difficile il monitoraggio e la sicurezza in tutte le aree aziendali cruciali.

La GenAI funziona efficacemente grazie all’apprendimento continuo basato sull’inserimento di dati. Tuttavia, la trasmissione immediata dei dati inseriti dai dipendenti all’esterno dell’organizzazione è motivo di preoccupazione per i consigli di amministrazione, con più della metà dei dirigenti allarmati dalla possibilità che i dipendenti possano involontariamente rivelare informazioni sensibili dell’azienda (53%) e dei clienti (52%).

Ma l’evoluzione non si può fermare 

Nonostante le preoccupazioni sulla sicurezza, quasi la metà dei dirigenti prevede di utilizzare la GenAI per automatizzare attività ripetitive svolte dai dipendenti (48%) o da loro stessi (46%), piuttosto che sostituire il personale (16%). Inoltre, il 47% dei dirigenti C-Suite vede la GenAI come un’opportunità futura per colmare il gap di competenze.

Nonostante i rischi evidenziati, il 29% dei dirigenti ha manifestato il desiderio di automatizzare i dipartimenti IT e di cybersecurity utilizzando la GenAI. Cesare D’Angelo ha concluso affermando che, nonostante la possibilità di gravi ripercussioni economiche e reputazionali, molti dirigenti stanno considerando la delega di attività rilevanti all’intelligenza artificiale.
Pertanto, è cruciale comprendere completamente la gestione dei dati e implementare politiche robuste prima di qualsiasi ulteriore integrazione della GenAI nell’ambiente aziendale.

Chi ha paura dell’AI sul lavoro? Più della metà degli italiani

Lo ha scoperto la ricerca commissionata a Ipsos da Kelly, la società internazionale di head hunting: più della metà degli italiani, il 53%, è preoccupata che l’Intelligenza Artificiale possa ridurre le ore lavorate e di conseguenza, lo stipendio.
Per quasi 7 italiani su 10 l’AI creerà quindi una ulteriore frattura retributiva.

“In particolare – spiega Cristian Sala, country manager di Kellly Italia -, il livello di scolarità, più o meno elevato, farà da spartiacque nelle retribuzioni più che l’età, il genere o la collocazione geografica”.
Al contrario, una quota di cittadini prevede un aumento delle ore di lavoro, anche se a parità di retribuzione, a causa della necessità di supervisionare le attività svolte dall’AI.

Riduzione del personale o sviluppo di nuove professioni?

Inoltre, per il 68% del campione l’AI causerà una riduzione del personale nelle aziende, mentre per il 55% causerà addirittura la chiusura di attività. E per il 71% a beneficiare dell’AI saranno soprattutto le aziende più grandi e strutturate a discapito di quelle più piccole.

D’altro canto, il 63% pensa che l’Intelligenza artificiale porterà allo sviluppo di nuove professioni e professionalità che debbano gestire e supervisionare le attività che verranno poi svolte dall’AI stessa. Ci sarà, quindi, più tempo da dedicare alle mansioni complesse, mentre òe attività più ripetitive potranno essere gestite tramite l’AI (71%),
Tutto ciò porterà più efficienza e produttività (65%) e maggiore sicurezza per le mansioni più rischiose (61%).

Formazione significa anche rassicurare

A questo proposito, il 63% degli italiani è convinto che le aziende debbano provvedere necessariamente a formare in maniera adeguata tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di mansione, o se in ambito tecnologico o meno.

“Non è un caso che il 57% del campione è d’accordo con il fatto che è importante essere ben informati sul funzionamento dell’AI, in modo tale da poterla controllare e comprendere se sta eseguendo correttamente il compito assegnato – aggiunge Sala -. La formazione diventa anche strumento di rassicurazione davanti a un fenomeno che per molti rivoluzionerà, in tempi più o meno lunghi, non solo la vita lavorativa, ma anche quella personale”.

Rischio isolamento o maggiore connessione?

Se per 4 italiani su 10 l’Intelligenza artificiale porterà a un maggiore isolamento dai colleghi, poiché non ci sarà più bisogno del confronto umano, un’analoga quota ritiene che l’AI, al contrario, potrà essere d’aiuto nel connettere persone che parlano lingue diverse, così come tra chi lavora in diverse sedi o uffici.

Quasi l’80% del campione è concorde invece sull’auspicio che l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale venga regolamentato dai Governi all’interno di un quadro legislativo internazionale, che imponga il rispetto tassativo delle normative.

I cyber criminali sfruttano i brand name: come proteggersi?

I criminali informatici sfruttano la buona reputazione dei brand per condurre attività malevole: copiano fedelmente il sito web di un brand o un servizio online e utilizzano contenuti accurati per ‘ingannare’ le vittime. L’obiettivo è rubare le credenziali di accesso o sottrarre informazioni aziendali e finanziarie. Tutto ciò può comportare non solo gravi perdite in termini di dati e denaro, ma può anche danneggiare la reputazione del marchio compromesso. Secondo l’ultimo report Spam e Phishing di Kaspersky, nel 2022 il maggior numero di clic su link di phishing bloccati riguarda le pagine che si spacciano per servizi di consegna (27,38%), seguite dagli store online (15,56%), i sistemi di pagamento (10,39%) e le banche (10,39%).

Saper riconoscere e-mail e siti di phishing

Per proteggere il proprio brand da possibili rischi informatici, è opportuno seguire alcune semplici regole. La prima è insegnare a riconoscere e-mail o siti di phishing ai dipendenti e ai clienti.
Una scarsa attenzione alla sicurezza informatica da parte del personale può infatti portare all’interruzione di importanti attività aziendali e alla perdita di dati. I cybercriminali possono impossessarsi dei profili social dell’azienda ed effettuare attività malevole per suo conto. E i clienti corrono lo stesso rischio, quindi, dovrebbero conoscere le possibili minacce. Per farlo, le aziende possono organizzare corsi di formazione dedicati alla cybersecurity per i dipendenti e creare storie o campagne e-mail che spieghino ai clienti come identificare le attività di phishing.

Anche il cliente deve essere consapevole

Se si lavora nel settore finanziario o in un altro ambito particolarmente sensibile, che spesso attira l’interesse dei criminali informatici, è importante avvertire i propri clienti e fare in modo prendano consapevolezza del crescente rischio di poter essere ingannati. Occorre quindi invitarli a prestare maggiore attenzione alle e-mail e ai messaggi che ricevono. Inoltre, è opportuno chiedere ai propri clienti di segnalare eventuali attività sospette svolte a nome del marchio, attraverso screenshot o altre prove tangibili, così da potere scoprire in tempo le azioni sospette.

Attenzione alle impostazioni di sicurezza degli account sui social

Di solito le aziende postano informazioni non solo sulle proprie risorse, ma anche su piattaforme esterne. Per questo è importante controllare attentamente le impostazioni relative alla privacy, creare password complesse, e dove possibile, impostare l’autenticazione a due fattori. Utilizzare strumenti di threat intelligence permette di rilevare in modo tempestivo eventuali attacchi di impersonificazione di un brand. Queste soluzioni offrono notifiche in tempo reale sul phishing mirato e i profili social falsi, nonché aiutano a tracciare la comparsa di siti web di phishing, che sfruttano il brand name di un’azienda, nonché a monitorare e rimuovere i falsi account di social network, e le app nei marketplace mobili.

Cyber insurance: gli attacchi nel 2023 aumentano del +50% 

La prima metà del 2023 ha visto un aumento significativo degli attacchi ransomware: la frequenza è aumentata di quasi il 50% rispetto al corrispondente periodo del 2022. Il terzo rapporto annuale sugli andamenti della cyber insurance del broker internazionale Howden, intitolato Coming of Age, non ha ravvisato però un corrispondente aumento dei sinistri. Questo, a conferma di una maggiore efficacia globale nella gestione del rischio ransomware, del miglioramento della resilienza delle aziende e della stabilizzazione del mercato assicurativo cyber.
Il rapporto mostra tuttavia che è necessario fare di più se si vuole soddisfare la crescente domanda dei clienti in tutto il mondo.

Supportare gli imprenditori nella gestione di una cyber pandemia

“Ci siamo messi immediatamente a disposizione degli imprenditori italiani per supportarli nella prevenzione e gestione di una pandemia cyber già in atto- commenta Federico Casini, CEO Howden Italia -. Non si tratta solo di un’opportunità di business, ma di un dovere sociale che ogni assicuratore deve avere per non fermare lo sviluppo dell’economia e sostenere anche l’internazionalizzazione delle imprese”.
Howden prevede che le dimensioni del mercato cyber globale potrebbero raggiungere 50 miliardi di dollari entro il 2030. La realizzazione di questo potenziale è legata però a tre fattori: la distribuzione in nuovi settori, la gestione del tail risk (il rischio di un evento molto raro ma che va considerato e calcolato) e l’attrazione di nuovi capitali. Se queste sfide saranno affrontate con successo, il mercato si troverà all’inizio di un periodo di crescita in grado di determinare grandi cambiamenti.

Un mercato ricco di sfumature

Dopo un’importante correzione del mercato assicurativo a seguito dell’impennata dei sinistri derivanti da eventi ransomware nel 2020 e 2021, che ha fatto più che raddoppiare il costo delle polizze, le condizioni hanno iniziato a stabilizzarsi. Questo, grazie soprattutto a controlli del rischio più efficaci, che hanno scoraggiato o mitigato gli attacchi. Ma il cyber crime raramente si ferma. Gli sviluppi per il 2023 indicano un mercato ricco di sfumature, caratterizzato sia dall’ottimismo di dinamiche di offerta più favorevoli per gli acquirenti di polizze, sia dall’incremento di attacchi ransomware e truffe, le preoccupazioni per le potenziali perdite sistemiche e l’insufficiente disponibilità di capitale.

Un’epidemia ransomware

“L’epidemia ransomware che ha colpito l’Europa a partire dal 2019 ha particolarmente interessato il nostro Paese, che ha assunto purtroppo il primato per numero di attacchi di questo tipo nel 2022 – commenta Roberto Panzeri, Head of Financial Lines Howden Italia, come riporta Italpress-. Ciò a cui stiamo assistendo in questi primi sei mesi del 2023 è una sorta di stabilizzazione del fenomeno in termini di severità dei ransomware, anche grazie ai miglioramenti del livello di resilienza cyber raggiunto dalle aziende italiane, dalle big corporation alle Pmi”.

Gli italiani sottovalutano la criminalità informatica

Il 66% degli italiani tra 25 e 54 anni ritiene di essere informato sulla sicurezza online, ma di fatto sottovaluta i cybercriminali. La maggior parte degli utenti che cerca di proteggersi dagli attacchi di phishing blocca il numero telefonico o l’email dannosa (64,8%), si informa online sulla fonte dello scam (48,4%) o lo segnala al brand ‘imitato’ dall’attacco (34,3%). Nonostante due utenti su tre sappiano cos’è il phishing il 23% ne è vittima, e di questi solo il 35% ha preso provvedimenti. Una conferma alla tendenza a non prendere abbastanza sul serio la minaccia della criminalità informatica, nonostante la consapevolezza dei possibili pericoli e di ciò che potrebbe accadere. Sono alcuni risultati di una ricerca di Kaspersky sull’atteggiamento dei consumatori nei confronti della cybersecurity dal titolo Ignorance is Bliss, il report che ha coinvolto 5.369 bambini e 5.665 adulti in 7 Paesi europei.

Un approccio non corretto alla sicurezza online

“È chiaro che, nonostante conoscano i rischi del crimine informatico, molti adulti continuano a rischiare a causa di un approccio non corretto alla sicurezza online – commenta David Emm, Principal Security Researcher di Kaspersky -. La condivisone di informazioni personali online e non verificare le condizioni di privacy sono solo due esempi di come gli utenti si rendano vulnerabili agli attacchi informatici. Fin da piccoli ci viene insegnato che le nostre azioni hanno delle conseguenze, e questo vale anche per la sicurezza informatica. Se si spera semplicemente che le conseguenze svaniscano o che non si verifichino, è solo questione di tempo prima di subire una violazione. A mio avviso, è indispensabile un maggior impegno per spiegare le reali conseguenze di essere vittime di una frode”.

Disposti a condividere informazioni personali sul web

Secondo la ricerca, pur conoscendo i rischi la maggioranza degli italiani è disposta a condividere informazioni personali online. Il 60% ammette, infatti, di inserire informazioni personali come il proprio nome e la propria posizione sui social media. Inoltre, è allarmante che oltre la metà degli intervistati non controlli le proprie impostazioni sulla privacy (55,5%) e risponda a quiz sui social media. Quasi il 50%, poi, utilizza ancora informazioni personali, come la squadra di calcio preferita o il nome del primo animale domestico, per ricordare le proprie password.

Insegnare alle nuove generazioni i pericoli del phishing

“La criminalità informatica sta diventando sempre più sofisticata e non possiamo permetterci di essere così poco attenti quando si tratta di agire. È necessario che un numero maggiore di utenti prenda sul serio la criminalità informatica, altrimenti saranno loro stessi e la prossima generazione a pagarne il prezzo”, continua David Emm.
Più consapevolezza ed educazione alla sicurezza online sono necessarie per combattere la sempre maggiore diffusione delle truffe di phishing. Non solo, anche per insegnare alle nuove generazioni i pericoli della criminalità informatica. 

Imprese, aperture stabili nel primo trimestre 2023

Nonostante qualche difficoltà, il sistema imprenditoriale italiano tiene anche nel primo trimestre del 2023. Le aperture rimangono stabili, anche se aumentano leggermente le chiusure. In particolare, è positivo l’andamento relativo alle società mentre è in calo il numero delle imprese individuali. Sono solo alcuni dei dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative all’andamento del I trimestre del 2023, a conclusione del quale il tessuto imprenditoriale si è ridotto di -7.443 unità (pari a una variazione del -0,12% dello stock di imprese). Una flessione che resta tra le più contenute del recente passato e che (con l’unica eccezione del 2021, in piena pandemia) caratterizza tradizionalmente i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo. 

Senza variazioni le iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio

Aperture stabili, chiusure in aumento e saldo lievemente negativo per le imprese italiane tra gennaio e marzo. Il primo trimestre dell’anno ha evidenziato una sostanziale stabilità delle iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di commercio (101.788 unità, in linea rispetto allo stesso periodo del 2022) e un sensibile incremento delle chiusure rispetto allo stesso periodo del biennio precedente (109.231 unità) che, tuttavia, restano tar i valori più contenuti degli ultimi dieci anni.

Differenze fra settori: bene attività scientifiche, immobiliare e costruzioni, meno il commercio

Pur in un contesto di sostanziale stabilità, alcuni settori vedono aumentare in modo apprezzabile la propria base imprenditoriale. Tra questi si segnalano le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.992 imprese), le attività immobiliari (+1.571) e le costruzioni (+1.070), ancora sotto l’onda “lunga” degli incentivi all’edilizia. Sul fronte opposto ad arretrare maggiormente sono i settori del commercio (-8.806 imprese, -0,61%) e dell’agricoltura (-6.167 unità, -0,85%). 

Le società di capitali crescono di 13mila unità

Tra le forme giuridiche, il segmento più dinamico del nostro tessuto imprenditoriale continua a essere quello delle società di capitali, che aumenta nel trimestre di 13mila unità (pari a un tasso di crescita dello 0,69%). Una vitalità che solo in parte riesce a controbilanciare, però, il saldo negativo delle ditte individuali, che nel periodo diminuiscono di 14.389 unità (pari allo 0,47% in meno), delle società di persone (-5.068 pari a un tasso di crescita di -0,56%) e delle “Altre forme”, che fanno segnare 733 unità in meno (pari allo 0,35% in meno).