Il futuro del lavoro? Per i dipendenti IT è meglio la libertà che una promozione 

Quale sarà il futuro del lavoro? Risponde a questo quesito il sondaggio annuale Everywhere Workplace che ha coinvolto esperti globali su questo tema, intervistando oltre 6.100 impiegati e professionisti IT per rilevare le valutazioni dei dipendenti sui mesi passati, sul presente e sul domani. La ricerca è presentata da  Ivanti, fornitore della piattaforma di automazione Neurons che rileva, gestisce, protegge e supporta gli asset IT dal cloud all’edge. In particolare il report mette in luce come le priorità dei dipendenti stiano continuando a cambiare con il 71% degli intervistati che preferirebbe lavorare da qualsiasi luogo piuttosto che ricevere una promozione. Nonostante la crescente diffusione del lavoro da remoto, il 10% degli intervistati riscontra un effetto negativo sulla propria condizione di salute.

Più difficoltà per le donne che per gli uomini

Il 70% delle donne che lavorano nell’IT hanno segnalato di aver riscontrato effetti negativi, a livello psicologico, legati al lavoro da remoto, contro il 30% degli uomini, appartenenti allo stesso settore. In aggiunta, molti dipendenti avvertono la perdita di contatto interpersonale con i propri colleghi (9%), aggiungendo di lavorare più ore rispetto a quando erano in ufficio (6%). Il report ha anche mostrato un ulteriore divario di genere: il 56% delle donne intervistate ha affermato come il lavoro da remoto abbia influenzato negativamente la loro salute mentale, rispetto al 44% degli uomini. Mentre il 52% delle donne riferisce di aver perso il contatto interpersonale con i colleghi, rispetto al 47% degli uomini.

I possibili modelli di lavoro 

Guardando ai potenziali modelli di lavoro futuri, la ricerca evidenzia che il 42% dei dipendenti preferisce modalità di lavoro ibride (+5% dall’ultimo studio). Il 30% dei medesimi opta invece per lavorare da casa in modo permanente (-20% dall’ultimo studio), dimostrando la volontà di interagire nuovamente con i propri colleghi. Nonostante i diversi benefici legati al lavoro da remoto, tra i quali il risparmio di tempo negli spostamenti (48%), un migliore equilibrio tra vita privata e professionale (43%) e un orario di lavoro più flessibile (43%), si sono verificati alcuni svantaggi. Infatti, il 49% degli intervistati afferma di essere stato influenzato negativamente dal lavoro a distanza a causa di una scarsa interazione con i colleghi (51%), della mancanza di collaborazione e comunicazione (28%), del rischio di rumore di fondo e di alcune distrazioni (27%). “La pandemia ha introdotto un cambiamento enorme nelle modalità e nei luoghi di lavoro” ha commentato Jeff Abbott, CEO di Ivanti. “L’elemento vantaggioso è certamente nella progressiva implementazione dell’automazione per attività e compiti quotidiani. In questo modo le aziende possono ottimizzare l’equilibrio tra vita-lavoro dei propri team IT e di sicurezza, prevenendo le violazioni dei dati e migliorando le esperienze dei dipendenti”.

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TikTok aumenta la durata dei video a 10 minuti

Presto gli utenti di TikTok potranno caricare sulla piattaforma filmati che durano fino a 10 minuti. Il limite precedente era stato aggiornato in estate, quando TikTok aveva portato a 3 minuti il tempo massimo iniziale di 60 secondi, a sua volta ampliato dai 15 secondi fissati al lancio dell’app.
Si tratta di un salto in avanti che equivale a una sfida del social cinese ai big del settore, come YouTube e Instagram.
“Pensiamo sempre a nuovi modi per portare valore alla nostra community e arricchire l’esperienza dei tiktoker – spiega l’azienda in una nota -. L’anno scorso abbiamo introdotto video più lunghi, dando agli utenti più tempo per creare e divertirsi su TikTok”.

Nel 2021 TikTok sorpassa Google come servizio online più visitato

Secondo la società informatica Cloudfare, che analizza il traffico web a livello globale, l’anno scorso TikTok aveva sorpassato Google come servizio online più visitato dagli utenti.
“Oggi confermiamo la possibilità di caricare video della durata massima di 10 minuti – continua TikTok -. Una novità che speriamo possa liberare ancora più possibilità creative per i nostri iscritti in tutto il mondo”.
L’annuncio mette quindi TikTok sullo stesso piano di YouTube, che nel 2021 ha raccolto 28,8 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie. Dal canto suo Meta, che controlla Instagram, si è ispirata proprio a TikTok per lanciare nuovi formati video. Dall’arrivo dei Reels, nel 2020, l’app ha implementato diverse funzionalità prese in prestito alla concorrenza, come la funzione Remix, che permette di affiancare i propri video a quelli dei creator più gettonati del momento, riporta Ansa.

“Dare ai creator un nuovo modo per portare valore e arricchire l’esperienza”

Lo scopo di ampliare fino a 10 minuti la durata dei video è quello di dare più spazio ai creator per tutorial e contenuti educativi. La nuova feature è già stata testata e verrà integrata nell’app con uno dei prossimi aggiornamenti, previsto a breve.
Lo scopo, secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’azienda al sito specializzato TechCrunch, è infatti quello di “dare ai creator un nuovo modo per portare valore alla nostra comunità e arricchire l’esperienza TikTok. Già l’anno scorso – spiegano dal social network – abbiamo dato alla nostra comunità più tempo per creare ed essere intrattenuti su TikTok, e oggi siamo entusiasti di iniziare a implementare la possibilità di caricare video fino a 10 minuti, che speriamo possano scatenare ancora più possibilità creative per i nostri utenti in tutto il mondo”.

Una sfida a YouTube

I video di 10 minuti su Tik Tok sono un chiaro segnale di come il social network cinese voglia rafforzare la concorrenza ai competitor, soprattutto YouTube, riporta quotidiano.net.
Le clip più lunghe, infatti, consentiranno agli utenti di postare contenuti come tutorial di cucina, beauty, contenuti educativi e tutti i video che necessitano di più tempo.
Finora i tiktoker erano infatti costretti a postare più clip in sequenza, con il rischio che qualcuno dei follower non riuscisse a seguirli fino in fondo.

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Aumentano gli attacchi alle email aziendali. Più mirati e su larga scala

Nell’ultimo trimestre del 2021 Kaspersky ha sventato più di 8.000 attacchi alle email aziendali (Business E-mail Compromise, BEC), che hanno raggiunto il picco nel mese di ottobre con un totale di 5.037 attacchi. Secondo Verizon, questo tipo di frode è stato il secondo attacco di social engineering più comune del 2021. Gli attacchi BEC sono schemi di frode che consistono nell’impersonare il membro affidabile di un’azienda. Nel corso del 2021, i ricercatori di Kaspersky hanno inoltre analizzato il modo in cui i truffatori creano e diffondono le email false, scoprendo che gli attacchi tendono a rientrare in due categorie: quelli su larga scala (BEC-as-a-Service) e quelli estremamente mirati (BEC mirati).

Due categorie di email falsse: BEC-as-a-Service e BEC mirati

Gli attacchi BEC-as-a-Service si basano su un meccanismo molto semplice, in modo da poter raggiungere un numero più alto di vittime. Per riuscirci, gli attaccanti inviano in massa messaggi non particolarmente sofisticati da account di posta elettronica gratuiti. Altri criminali propendono per strategie più avanzate, gli attacchi BEC mirati, che colpiscono una casella di posta intermedia ottenendo l’accesso alla mail di quel dato account. Successivamente, una volta trovata una corrispondenza adatta nella casella di posta elettronica compromessa della società intermediaria (questioni finanziarie o problematiche tecniche relative al lavoro), continuano la corrispondenza con la società presa di mira impersonando l’azienda intermediaria. Spesso l’obiettivo è quello di persuadere la vittima affinché invii denaro o installi un malware.

Una delle tecniche di ingegneria social più diffusa

Questa tipologia di attacco si è rivelata particolarmente efficace, ragion per cui non è una tecnica sfruttata solamente da ‘piccoli’ criminali alla ricerca di facili guadagni.
“Al momento gli attacchi BEC sono tra le tecniche di ingegneria social più diffuse – spiega Roman Dedenok, security expert di Kaspersky -. La ragione è semplice: i truffatori usano questi schemi perché funzionano. Dal momento che sempre meno persone cascano nella trappola delle finte email di massa, i truffatori hanno incominciato a raccogliere attentamente i dati sulle loro vittime per poi servirsene per guadagnarsi la loro fiducia. Alcuni di questi attacchi vanno in porto proprio perché i cybercriminali riescono a trovare con facilità i nomi e i ruoli lavorativi dei dipendenti, così come le liste dei contatti in open access”.

Si prevede l’emergere di nuovi metodi di truffa

“Le email restano il principale canale di comunicazione usato dalla maggior parte delle aziende – aggiunge Oleg Gorobets, Senior Product Marketing Manager di Kaspersky -. Tuttavia, man mano che lo smart working e l’archiviazione nel cloud diventano la nuova quotidianità, insieme all’aumento di una scarsa ‘igiene digitale’ prevediamo l’emergere di nuovi metodi di truffa, che sfrutteranno queste lacune nella sicurezza aziendale – puntualizza Gorobets -. Servirsi di una soluzione di sicurezza specifica e di una tecnologia ben collaudata e supportata da dati efficaci sulle minacce e algoritmi di machine learning può aiutare a fare la differenza”.

Luce e gas, come risparmiare e tutelare l’ambiente

Sappiamo tutti che negli ultimi mesi i costi di luce e gas hanno registrato degli aumenti davvero significativi, che peseranno e non poco sul budget delle famiglie italiane. Come fare dunque per tagliare, anche solo un po’, le voci in bolletta? In occasione della Giornata internazionale del risparmio energetico l’Enea ha pubblicato una sorta di manuale pratico in 20 punti con indicazioni sia per risparmiare, sia per tutelare l’ambiente.

Semplici comportamenti quotidiani

Bastano infatti alcuni comportamenti quotidiani per risparmiare fino al 10% sulla bolletta: ad esempio spegnere le luci e il riscaldamento quando usciamo di casa, non aprire le finestre se c’è il termo acceso e spegnere il pc se non lo usiamo. Importante anche non eccedere con la temperatura nell’abitazione, ovvero oltre i 20 gradi.
Fra le mosse più efficaci per tagliare consumi (e spese) le lampadine a Led, con le quali si può ottenere un risparmio energetico di circa l’85%. Anche gli elettrodomestici di elevata classe energetica sono un antidoto efficace al caro-energia: la differenza di spesa fra la classe energetica elevata e quella più bassa arriva fino al 40%.

Abbattere i costi del riscaldamento

Per pagare meno il gas destinato al riscaldamento e l’elettricità, l’Agenzia consiglia di seguire alcune semplici pratiche. Ad esempio è utile schermare le finestre durante la notte con persiane, tapparelle o tende per ridurre la dispersione di calore e a spegnere gli stand-by: infatti, quelle che sembrano innocue lucine possono pesare fino al 10% sulla bolletta se lasciate accese tutto il tempo. “Per questo è bene usare appositi dispositivi come gli standby stop – spiega Nicolandrea Calabrese, responsabile Laboratorio Enea di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano – Ma sono possibili azioni ancora più incisive come la manutenzione degli impianti, il check-up dell’immobile (la diagnosi energetica), il controllo e la regolazione costante della temperatura degli ambienti fino a interventi più strutturali per migliorare la coibentazione. Un intervento, questo, per il quale sono previsti diversi incentivi che lo rendono economicamente più sostenibile”.

Gli errori da evitare

Fra gli errori da evitare, dimenticarsi di sbrinare frigo e congelatore: se accumulano troppo ghiaccio i consumi corrono; allo stesso modo, attenzione ai panni stesi ad asciugare sul radiatore o il divano davanti al termosifone e alle luci accese quando si esce da una stanza. Altre soluzioni taglia-spesa riguardano il tipo di caldaia: i modelli a condensazione consentono di risparmiare fino al 22% di gas metano rispetto a quelli tradizionali (in un appartamento di 130 metri quadri) mentre le valvole termostatiche sui radiatori consentono di ottenere un risparmio di circa il 13% del consumo di gas metano.

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Cybersecurity, cercasi professionisti della sicurezza informatica 

Secondo il Data breach investigation report 2021 di Verizon i criminali informatici presentano un fronte di attacco in costante evoluzione.
“Nel frattempo – spiega Nasrin Rezai, senior vice president e chief information security officer di Verizon -, il settore deve affrontare un altro problema: i professionisti della sicurezza informatica sono molto richiesti, ma scarseggiano e questa mancanza di risorse influisce sul modo in cui possiamo rispondere e mitigare gli attacchi”.

Il Cybersecurity workforce study (Isc) indica che la carenza di talenti nel settore della sicurezza informatica globale riguarda oltre 4 milioni di persone.
“È dunque arrivato il momento di ricordare l’importanza di implementare norme di sicurezza informatica – sottolinea Rezai – e di risolvere la carenza di talenti che affligge questo settore”.

Ricalibrare i requisiti e implementare programmi di apprendistato

“Un modo per affrontare il problema è allargare e ricalibrare i requisiti quando si tratta di assumere risorse, e implementare programmi di apprendistato e formazione per chi non ha intrapreso un tradizionale percorso di studi in ambito tecnologico – suggerisce Rezai -. Sebbene molti problemi di sicurezza possano essere mitigati dall’intelligenza artificiale e dal machine learning, molte attività possono essere risolte solo dalle persone. I giovani cyber defender, che lavorano al fianco di veterani esperti, possono portare una nuova prospettiva mentre ricevono una preziosa formazione sul lavoro”.

Servono curiosità, capacità di risolvere problemi e pensare fuori dagli schemi

Dare priorità all’esperienza pratica rispetto ai diplomi “è un altro modo per attrarre candidati validi – sottolinea Rezai -. Curiosità, capacità di risolvere problemi e pensare fuori dagli schemi sono abilità di cui bisogna tenere conto durante l’analisi dei curriculum”.
Ma sono tre, secondo Rezai, “le cose da fare per far crescere il numero dei talenti in questo settore”. Innanzitutto, ripensare la strategia di assunzione: in pochi hanno iniziato un percorso formativo pensando di voler diventare un cybersecurity expert. “Sebbene molte università abbiano cominciato a offrire lauree e certificazioni nell’ambito della sicurezza IT, il settore è ancora relativamente nuovo e il numero delle risorse è ancora limitato – continua Rezai -. Per ampliarlo bisogna utilizzare un linguaggio nuovo”. E tenere in considerazione che anche i candidati con esperienza fuori dal campo tecnologico possono fornire nuove prospettive e idee innovative.

Abbattere il divario di genere e puntare sulla formazione in azienda

Occorre poi fare di più in termini di diversity. “Il divario di genere in ambito stem inizia molto presto e per questo perdiamo decine di potenziali cyber-defender donne, perché le ragazze non sono incoraggiate a scegliere programmi o attività tecnologiche. Un divario simile esiste anche per le minoranze più svantaggiate”, afferma ancora Rezai.
La terza ‘cosa da fare’ è offrire formazione sul posto di lavoro. Il miglioramento delle competenze e la riqualificazione sono infatti la chiave per colmare il divario di digital skill e di opportunità per i lavoratori che non hanno competenze tecniche o una laurea quadriennale.

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Le regioni più bio d’Italia? Toscana, Marche e Friuli Venezia-Giulia

Toscana, Marche e Friuli Venezia-Giulia sono le tre regioni più bio d’Italia, seguite da Veneto, Umbria ed Emilia-Romagna. Lo attesta una ricerca sulla filiera bioeconomica italiana elaborata da SRM, Centro Studi legato al gruppo Intesa Sanpaolo. La ricerca prende in considerazione l’impronta bioeconomica, ovvero l’importanza sul Pil regionale, dei settori completamente bio (agroalimentare, legno, carta e idrico) e di quelli parzialmente bio (chimica, mobili, farmaceutica, abbigliamento, moda, gomma e plastica, elettricità e rifiuti), dove l’output finale deriva solo in parte da prodotti di origine organica. L’impronta bioeconomica insieme al livello di transizione bioeconomica, cioè il passaggio, attraverso l’innovazione tecnologica, da produzione parzialmente bio a totalmente bio, stabiliscono la graduatoria delle regioni bio elaborata da SRM.

Lazio, Liguria e Valle d’Aosta le meno bio

Dopo il primo gruppo di regioni caratterizzato da un’impronta bio e un livello di transizione bioeconomica più elevati, segue un secondo gruppo, distinto da un’impronta bio elevata con un più basso livello di transizione bioeconomica (Abruzzo, Puglia, Basilicata, Trentino Alto-Adige, Molise, Sardegna e Calabria).
Questi primi due gruppi, a parità di impronta bioeconomica, si contraddistinguono per un diverso livello di transizione sul quale incide anche la dimensione innovativa del sistema produttivo, che risulta maggiore nel primo gruppo (media Regional Innovation Scoreboard: 116,6 vs 95). Il terzo gruppo, con un’ancora più bassa impronta bio dell’economia e con livelli di transizione tecnologica variabili, comprende Campania, Lombardia, Piemonte e Sicilia, mentre agli ultimi posti si piazzano Lazio, Liguria e Valle d’Aosta.

Il valore aggiunto della bioeconomia italiana è di circa 100 miliardi di euro

Molte di queste regioni, come ad esempio Lombardia, Campania e Lazio, si caratterizzano per una maggiore diversificazione produttiva rispetto alle regioni delle rispettive macroaree e una più articolata e variegata specializzazione industriale, che possono penalizzarle nella valutazione del reale ruolo nella bioeconomia. Il valore aggiunto della bioeconomia italiana è di circa 100 miliardi di euro e impiega oltre due milioni di addetti. Con questi valori l’Italia è fra i Paesi in Europa a più alta incidenza della bioeconomia all’interno del sistema economico, il 6,4% in termini di valore aggiunto e quasi l’8% per l’occupazione.

La filiera agro-alimentare è l’attività più rilevante della Bioeconomia

Dall’analisi territoriale, il Nord Est è la prima area del Paese per valore aggiunto realizzato dalla filiera bioeconomica (29,6 miliardi). Segue il Nord Ovest (28,3 miliardi), il Mezzogiorno (24,4) e il Centro (19,3). Prendendo in considerazione gli addetti, la prima area è quella meridionale, con circa 732mila occupati, il 36,5% del dato nazionale.
La filiera agro-alimentare rappresenta l’attività più rilevante della Bioeconomia in tutte le aree geografiche, e soprattutto nel Mezzogiorno, dove il peso del valore aggiunto della filiera arriva quasi al 79% (Italia: 62%) e quello degli addetti all’85,7% (Italia: 70%). Le regioni meno performanti sono quelle che debbono maggiormente impegnarsi nel processo di transizione bioeconomica dei settori parzialmente bio, e tra queste si collocano diverse realtà meridionali.

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Prima colazione tra cattive abitudini e buoni propositi per il nuovo anno

Spesso gli italiani si trovano in difficoltà a conciliare i tempi mattutini troppo stretti con la preparazione e il consumo di una prima colazione sana ed equilibrata, che però rientra tra i buoni propositi del 2022 per oltre tre quarti dei nostri concittadini (76%). Lo conferma Everli, il marketplace della spesa online, che svela le abitudini degli italiani in tema di colazione casalinga. Sebbene 9 italiani su 10 la consumino abitualmente, secondo l’indagine, la mancanza di tempo sembra essere particolarmente influente nel determinare le ‘cattive abitudini’ in fatto di colazione. Infatti, quasi 1 su 5 (18%) la consuma abitualmente in piedi e il 14% dedica al primo pasto della giornata meno di 5 minuti.

Cosa si mangia a colazione?

Se la settimana può essere caotica, oltre la metà degli italiani (52%) sabato e domenica dedica più tempo alla colazione, la consuma da seduto (19%) e la prepara in maniera più curata (12%). Sebbene il caffè rappresenti un must per il 52%, molti preferiscono tè (35%), latte (19%), succo di frutta (17%) e spremute (8%). E per quanto riguarda la scelta del cibo, la colazione dolce vince su quella salata.
Sono pochissimi i sostenitori di affettati (2%) e formaggi (1%), mentre i più optano per i più tradizionali biscotti (55%), fette biscottate (15%) e brioches (13%).

Le parole chiave del 2022: calma e ingredienti salutari

Oltre al problema dei tempi, anche la preparazione del primo pasto mette in crisi gli italiani di prima mattina. Il 15% pensa di essere manchevole nella capacità di associare correttamente cibi e bevande, mentre il 12% pensa di scegliere alimenti non sufficientemente sani.
In media, è solo 1 italiano su 4 (25%) a fare una colazione sana ed equilibrata, mentre il 60% crede di avere un buon margine per migliorare questo aspetto. Non stupisce quindi che tra i buoni propositi per il 2022 la maggior parte dichiara di voler mangiare con più calma (42%), assemblare in modo più healthy cibi e bevande (15%), introdurre nuovi prodotti più salutari (12%) e dedicare più tempo alla preparazione del cibo (10%).

Bastano solo 10 minuti, un tavolo e una sedia

Secondo la dottoressa Egle Giambra, nutrizionista di MioDottore, i due aspetti fondamentali da tenere a mente quando si tratta di fare una colazione equilibrata e sana sono proprio il tempo e la combinazione di cibi e bevande che consenta di iniziare la giornata con il corretto apporto nutrizionale.
“Il tempo per la colazione è senz’altro un tema caldo – spiega la dottoressa Giambra – infatti, la maggior parte degli italiani preferisce fare colazione rapidamente o prendere solo un caffè, magari per guadagnare qualche minuto in più di sonno. Tuttavia, è stato osservato che concedersi una colazione ‘calma’ di almeno 10 minuti, può fare la differenza”.
Tanto che una ricerca del BMJ Open dichiara che ingurgitare cibo velocemente aumenta fino al 42% in più il rischio di obesità e diabete.

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Feste senza sensi di colpa: i consigli dei dottori per sopravvivere ai cenoni

Tra Natale e Capodanno, è un continuo sedersi a tavola. Anche se per molti di noi, causa Covid-19, le riunioni familiari sono state ridotte come numero di partecipanti, lo stesso non si può dire per le portate. A noi italiani piace la buona cucina, e a Natale, Santo Stefano e Capodanno non ci si può sottrarre dal cucinare e… mangiare. Per sopravvivere indenni a tutti questi banchetti, senza attentare alla linea ma pure senza fare rinunce dolorose, ecco che arrivano i consigli di di AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri. Obiettivo, rimanere in salute senza privarsi delle gioie della convivialità.  

Poco alcol per i brindisi

Sì a un brindisi a Capodanno, ma uno solo. Gli esperti sottolineano che negli uomini la dose massima giornaliera è di 1-2 bicchieri di vino, mentre nelle donne di 1 bicchiere. Anche nei soggetti sani l’alcol può causare pure in dosi moderate sintomi da reflusso o bruciore, in presenza di patologia serve particolare prudenza. Il paziente con malattia di fegato non dovrebbe assumere bevande alcoliche, mentre il paziente con disturbi funzionali, come intestino irritabile, può concedersi un brindisi. La cosa più importante che spesso manca nelle tavole delle feste è l’acqua!

Occhio a zuccheri e grassi

I tipici cibi delle feste sono spesso più ricchi di grassi animali e zuccheri, elementi che possono favorire disturbi come cattiva digestione, gonfiore addominale, reflusso gastroesofageo, essendo difficilmente digeribili anche per le persone in buona salute. Senza demonizzare le nostre eccellenze gastronomiche, è bene tenere presente che in alcune persone con difficoltà nell’assorbimento del lattosio, prodotti caseari freschi, creme e intingoli possono favorire alcuni disturbi. Quindi, spazio anche a tante verdure sulla tavola: in questo caso, si può abbondare senza sensi di colpa.

La salute si conquista con la moderazione

La moderazione è il vero trucco per non sgarrare troppo o ci sono altri accorgimenti da poter mettere in pratica? E’ il caso di controllare anche altri “comportamenti” sbagliati come la velocità nell’assunzione del cibo, l’abitudine di fumare tra un pasto e l’altro, la sedentarietà dopo il pasto, scegliendo anche di moderare i condimenti. Un po’ di movimento fisico è sempre la soluzione migliore per favorire la digestione e migliorare la regolazione glicemica. Il rischio di stare sul divano è che faccia venire voglia di mangiare ancora.

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Regali di Natale 2021, nel secondo anno di Covid impazzano le gift card

Sotto l’albero quest’anno gli italiani metteranno una gift card: il nuovo modo di fare il regalo di Natale. E un tipo di dono che nel 2021 sta riscuotendo molto successo anche in Italia, perché lascia la libertà a chi lo riceve di spendere i soldi come meglio crede. Con il lockdown abbiamo scoperto la comodità dell’e-commerce, e lo shopping affollato vale solo per guardare le vetrine e farsi venire un’idea. Quest’anno a Natale gift card per ogni tema, quindi, come ovviamente l’abbigliamento, ma anche un buono per supermercati e addirittura farmacie, che con l’emergenza sanitaria sono considerate quasi come una ‘seconda casa’ tanto vengono frequentate.

Si punta più a pensierini che a pacchi fantasmagorici 

Con la precarietà, che ormai anche inconsapevolmente ci è entrata dentro, anche i tradizionali doni di Natale mutano di conseguenza. Si punta a pensierini più che a pacchi fantasmagorici, poiché alle incertezze economiche si è aggiunto il timore dei rincari delle bollette, e tutto va nella direzione di non dilapidare denaro inutilmente. Perlomeno, nella media dei comportamenti degli italiani. Al centro di tutto c’è poi il tema dello star bene. Tutto ciò che ha a che fare con il benessere è il regalo trend dell’anno, dagli oggetti per il fitness ai libri di meditazione, e dal beauty rigenerante alle candele per la casa, un successo che fa aprire negozi monotematici in tutta Italia. Ma è soprattutto il regalo a tema food a impazzare. Regalare forniture di olio, bottiglie di vino con etichette preziose, panettoni artigianali, cioccolato di alta pasticceria, salumi e formaggi con marchi di garanzia, nel nuovo spirito di ‘godiamoci le piccole gioie della vita’, sono quanto fa più piacere donare e ricevere.

Regalare cibo, magari un buon pasto gourmet

E se qualcosa di alimentare si è sempre regalato, magari come un plus, oggi si è capito che vogliamo trattarci bene con le cose, che pur nell’era del Covid, sono rimaste preziose, come appunto un buon pasto gourmet. Si acquista sui siti e-commerce dei produttori oltre che nei grandi motori di ricerca, oppure nei negozi boutique. Soldi spesi bene, visto che almeno accontentano il palato. Se poi sono legati a qualche iniziativa solidale abbiamo fatto bingo. Sono infatti innumerevoli i dolci, i panieri salati di ogni tipo legati a sostenere qualche associazione.

Boom di mini elettrodomestici per la cucina

Ma che il cibo sia diventato il cuore ‘anche’ del Natale, riporta Ansa, lo si evince dal boom di mini elettrodomestici dedicati, gettonatissimi come regali di Natale nel 2021. Dal soup maker per zuppe calde alla friggitrice ad aria, dai sofisticati robot ai food processor al mini frullatore, anche con forme divertenti e stilose da mettere in borsa per realizzare all’occorrenza frullati, nella lettera per Babbo Natale quest’anno gli attrezzi per la cucina laboratorio sono in cima alla lista.
   

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Tel Aviv è la città più cara al mondo, Roma diventa più economica

È Tel Aviv la città più cara al mondo. Superando Parigi e Singapore, entrambe al secondo posto del Rapporto annuale 2021 del ‘Worldwide Cost of Living Index’, nel 2021 la metropoli israeliana dalla quinta posizione conquista la vetta della classifica delle città più care in cui vivere. Secondo il Rapporto del gruppo Economist, la crescita di Tel Aviv riflette “l’impennata della sua valuta e gli aumenti dei prezzi per circa un decimo delle merci in città, trainate dai generi alimentari e dai trasporti, in valuta locale”. Allo stesso modo, anche i prezzi degli immobili sono aumentati, soprattutto nelle zone residenziali. L’italiana Roma invece è protagonista di una forte discesa, passando dal 32° posto nel 2020 al 48° di quest’anno, con un calo particolarmente marcato nel suo paniere della spesa e nelle categorie dell’abbigliamento.

Teheran segna il maggior salto in classifica e passa dal 79° al 29° posto

Ma a segnare il maggior salto nella classifica è stata Teheran, passata nel giro di un anno dal 79° al 29° posto. “La riproposizione delle sanzioni statunitensi all’Iran – ha sottolineato il Rapporto – ha portato a continue carenze di merci e aumento prezzi di importazione”, riporta Ansa. Di fatto, l’indice Worldwide Cost of Living fa riferimento ai prezzi di New York City, quindi le città con valute più forti rispetto al dollaro Usa sono più in alto nella classifica.

Zurigo e Hong Kong dal 1° posto scendono al 4° e al 5°

Dopo Tel Aviv, Parigi e Singapore, nella top ten del del ‘Worldwide Cost of Living Index’ Zurigo e Hong Kong, dopo essere state in cima alla classifica lo scorso anno insieme a Parigi, nel 2021 scendono in quarta e quinta posizione. Ma nelle prime dieci città più care si piazzano anche New York, Ginevra, Copenaghen, Los Angeles e Osaka. Tokyo, Vienna, Helsinki, Londra, Francoforte, e Shanghai sono invece alcune città presenti nella top 20.

La città meno cara è la martoriata Damasco

In media i prezzi dei beni e servizi, presi in considerazione in questo indice, sono aumentati del 3,5% su base annua e in valuta locale, rispetto a un aumento di appena l’1,9% nello stesso periodo dello scorso anno. Di fatto i problemi sono aumentati con la pandemia, ma anche la crescita del prezzo del petrolio ha avuto pesanti conseguenze in tutti i settori. In assoluto la città più economica, perché martoriata da anni di guerra, è la siriana Damasco, che inoltre ha sofferto come Teheran, Caracas in Venezuela e Buenos Aires, di un’inflazione altissima

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