Le imprese europee dicono sì all’economia circolare

Un sensibile miglioramento delle performance, l’accelerazione sul fronte dell’innovazione delle produzioni, e considerevoli risparmi per le aziende. Sono questi i benefici attesi dalle misure intraprese per la transizione verso una crescita sostenibile. Ovvero, che rispondano alle logiche dell’economia circolare. In Italia quasi il 25% dell’imprese industriali e terziarie ha abbracciato la green economy per superare la crisi e investire sul futuro, perché “uno sviluppo sostenibile non è solo una necessità dal punto di vista etico, sociale, ambientale – commenta Andrea Prete, vicepresidente vicario di Unioncamere -. Ma è anche un’opportunità importante di crescita per le imprese e, più in generale, per l’intero sistema economico”.

“Fare in modo che la sostenibilità si traduca in un’opportunità per le aziende”

“I risultati finora raggiunti – continua il presidente di Eurochambres, Christoph Leitl – mostrano che le Camere di commercio europee sono consapevoli delle proprie responsabilità e desiderose di contribuire alla soluzione delle sfide che ci attendono. Facciamo in modo che la sostenibilità si traduca in un’opportunità per le aziende e supportiamo le regioni resilienti e sostenibili”. Le realtà che hanno aderito mostrano infatti una migliore presenza sui mercati esteri, assumono di più e sono più competitive rispetto alle altre. E “le Camere di commercio italiane insieme alle altre europee – aggiunge Prete – possono fare ancora molto per favorire la crescita delle imprese sotto il segno della sostenibilità”.

Sostenibilità è sinonimo di competitività

Per l’Europa delle imprese, aumentare il riutilizzo, il riciclo, la riparazione e la trasformazione dei prodotti potrebbe ridurre la dipendenza delle risorse della UE, stimolare l’innovazione, contribuire a creare nuovi modelli commerciali, rilanciare posti di lavoro, crescita e competitività. Ma per garantire una transizione di successo verso un modello di economia circolare a livello europeo servirebbe anche abbattere le barriere alla circolazione delle materie prime secondarie, ridurre gli ostacoli normativi in materia di sostanze chimiche, prodotti e rifiuti, e promuovere e sostenere sistemi efficaci di raccolta, separazione e trattamento dei rifiuti al di fuori della UE, in maniera da stimolare la domanda di soluzioni circolari innovative Made in Europe.

I numeri dell’Italia green

Secondo le analisi di Unioncamere e Symbola il nostro Paese vanta una serie di primati sul fronte della green economy. Un’impresa extra-agricola su 4 negli ultimi 5 anni ha investito sulla sostenibilità e l’efficienza, ottenendo vantaggi competitivi in termini di export e innovazione. Inoltre, alla nostra economia green si deve anche il 13% degli occupati complessivi a livello nazionale.

L’Italia poi è leader europeo per dematerializzazione dell’economia: ogni kg di risorsa consumata genera 4 euro di Pil, contro una media Ue di 2,24 euro. E con il 76,9% di riciclo sulla totalità dei rifiuti è il numero uno in Europa.

Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, con 569 tonnellate per ogni milione di euro prodotto l’agricoltura italiana produce il 46% di gas serra in meno della media Ue 28, e il minor numero di prodotti agroalimentari con residui di pesticidi (0,48%).