Il biologico resiste alla crisi: nel 2020 +4% il fatturato della Gdo

Nemmeno il divieto di cenoni e assembramenti durante le feste natalizie quest’anno hanno disincentivato gli acquisti di prodotti alimentari nel reparto bio. Dai dati rilasciati dall’Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, nel 2020 la spesa di prodotti alimentari biologici nella Grande distribuzione organizzata ha segnato infatti un più 4% rispetto all’anno precedente. Il biologico sembra quindi resistere alla crisi economica causata dal Covid-19, anche se in un contesto di crescita generalizzata delle vendite alimentari nei canali retail, l’incidenza della spesa bio sul carrello degli italiani resta immutata rispetto all’anno precedente intorno al 3%.

Nelle tre settimane intorno al Natale +6% rispetto al 2019

Più in particolare, secondo le ultime rilevazioni dell’Ismea la spesa per le referenze biologiche nei punti vendita della Gdo ha registrato un aumento del 6% nelle tre settimane intorno al Natale rispetto allo stesso periodo del 2019. Una conferma che le riconosciute valenze espresse dal bio incontrano sempre di più il favore dei consumatori, oggi resi maggiormente consapevoli dello stretto rapporto esistente tra benessere, alimentazione e salute, non solo di se stessi, ma anche dell’intero pianeta.

Il consumo di biologico si concentra soprattutto al Nord

A crescere durante le festività, sottolinea l’Ismea, sono stati soprattutto i vini e gli spumanti bio, che con il 27% in più sullo scorso Natale hanno guadagnato ulteriori quote di rappresentatività nel settore. Molto bene anche per gli ortaggi (+11%) e le carni bio (+15%), mentre il fatturato della frutta certificata nei supermercati registra una lieve flessione del -2%. Secondo l’Ismea poi anche sotto Natale il consumo di biologico si è concentrato soprattutto al Nord Italia (64%), riporta Adnkronos, benché l’Italia centrale abbia mostrato il progresso maggiore (+8%).

Il digitale è un’opportunità anche per il bio

Quanto a poter acquistare online, il digitale è una grande opportunità anche per il bio, perché consente a ogni azienda di superare i confini fisici territoriali per entrare nel mercato globale, e la pandemia lo ha dimostrato. Ciò che forse non abbiamo saputo cogliere, almeno fino a qualche mese fa, è che “I mercati sono conversazioni… Le conversazioni tra esseri umani suonano umane. E si svolgono con voce umana”. Le tesi del Clutrain Manifesto, scritto nel “lontano” 1999 da Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger, oggi suonano più attuali che mai, e in un mercato realmente interconesso, è arrivato davvero il momento di metterle in pratica.