Bella, buona e sana: così è la nuova colazione degli italiani

Cambiano i tempi, cambiano le mode: anche a tavola. Almeno per quanto riguarda la prima colazione degli italiani, che da tradizionale sta diventando sempre di più healthy. E non solo: diviene anche bella da vedere, oltre che sana da consumare, perché – specie per le nuove generazioni – deve essere fotogenica e instagrammabile. Per l’insieme di tutte queste ragioni, riporta Ansa, si sta assistendo a un vero e proprio boom degli yogurt e dei ‘latti’ alternativi, a base vegetale, vegani, light o iperproteici. Dopo la moda del latte di soia, il mondo yogurt-latte alternativi ai derivati a quelli vaccini si affolla. Su YouTube e sul web si trovano un’infinità di ricette arricchite di cereali, frutta fresca, frutta secca, per piatti che ricordano il pokè, ma tutto è coniugato con la prima colazione, magari vegana e sana.

I sostituti del latte piacciono sempre di più

Come evidenzia una ricerca di mercato globale di Euromonitor International, sono i sostituti del latte la categoria in più rapida crescita nel settore dei prodotti lattiero-caseari, con un valore di 10 miliardi di dollari a livello mondiale ed un aumento del 16% nel biennio 2020-2021. Secondo l’analisi, “le bevande alla soia stanno perdendo terreno a causa della scarsa percezione dell’ingrediente da parte dei consumatori, tuttavia altre bevande senza latte ma che gli somigliano come quello di mandorle, avena, noci di cocco e perfino piselli, hanno stimolato l’innovazione con il mercato”. Il fenomeno in Italia cresce addirittura del 50% e latti non a base di soia sono in aumento del 172% negli ultimi cinque anni.

“Il Covid-19, ha reso la dieta un punto focale per molte persone”

“I consumatori hanno sempre dato la priorità alla salute e al benessere nel settore lattiero-caseario ma la pandemia ha intensificato la sua attenzione nel 2020. Il rischio aggiuntivo rappresentato dall’obesità e da altre condizioni di salute con Covid-19, ha reso la dieta un punto focale per molte persone” commentano gli analisti Euromonitor che prevedono una ulteriore crescita del mercato e l’arrivo di ulteriori ingredienti come piselli, ceci e fave, ricchi di proteine, anche miscelati con avena o cocco. “Più avanti, ci si aspettano anche ‘latti’ alle lenticchie d’acqua o alle alghe e i prodotti lattiero-caseari coltivati, vegani, saranno la scelta più popolare delle colazioni tra 10 anni”, concludono gli autori del sondaggio. Tanto che nei nostri supermercati tali prodotti occupano sempre più spazio sugli scaffali, con latti di ogni tipo. 

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Previdenza, gli investimenti welfare all’88,9%

La pandemia non ha fatto paura agli investitori, tanto che il patrimonio complessivo degli investitori istituzionali italiani si è addirittura consolidato a 953,8 miliardi di euro totali (198 per la sola previdenza complementare), pari a quasi il 58% del PIL nazionale. Lo riferisce l’Ottavo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l’anno 2020” a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. 

Anche i rendimenti in terreno positivo

Nonostante tutte le difficoltà legate all’emergenza sanitaria da oltre un anno a questa parte, anche i rendimenti restano positivi, a fronte di un forte calo registrato dai mercati finanziari, in particolare azionari, nel primo semestre 2020: tra i migliori, +3,6% per le Fondazioni di origine Bancaria e +3,1% per i fondi pensione negoziali. Per gli investitori istituzionali, soprattutto per i fondi pensione, restano ampi i margini di incremento per gli investimenti in economia reale. Rilevata in particolare la necessità di favorire il reinvestimento di una maggiore quota del TFR confluito ai fondi pensione nel sistema produttivo.

Su il settore welfare

Nonostante le ricorrenti crisi finanziarie degli ultimi anni e la crisi mondiale innescata dalla pandemia da Covid-19, il patrimonio degli investitori istituzionali che operano nel welfare contrattuale (fondi pensione negoziali, preesistenti e forme di assistenza sanitaria integrativa), delle Casse Privatizzate e delle Fondazioni di origine Bancaria è aumentato dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 269,84 miliardi di euro del 2020, con un incremento dell’88,9%. In percentuale del PIL, il patrimonio di questi soggetti è quindi pari al 16,3% e, includendo anche il welfare privato (Compagnie di Assicurazione del settore vita, rami I, IV e VI, fondi aperti e PIP), tale rapporto aumenta al 57,8%. Quello che emerge dal Report è quindi il ritratto di un Paese che negli anni è riuscito a consolidare il proprio mercato istituzionale, raggiungendo ormai una dimensione rilevante. Tanto che “dal punto di vista dei rendimenti, nonostante il cigno nero che si è abbattuto sui mercati finanziari, nel 2020 tutti gli investitori istituzionali hanno realizzato buone performance, anche se inferiori a quelle del 2019” riferisce il rapporto ripreso da Italpress. “In particolare, le Fondazioni di origine Bancaria segnano un +3,6% (6,5% nello scorso anno), seguite dai fondi pensione negoziali con un +3,1% (7,2% nel 2019), dai fondi aperti con +2,9%, dai fondi preesistenti con il 2,6% e dalle gestioni separate con +1,4%; in negativo di 0,2% solo le unit linked. Risultati ancora più apprezzabili se confrontati con i “rendimenti obiettivo” TFR, inflazione e media quinquennale del PIL, che si sono attestati rispettivamente all’1,2%, -0,2% e 2%”.

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Turismo italiano, con l’estate 2021 mette il turbo

I nostri connazionali che quest’estate hanno scelto di trascorrere le vacanze nel nostro Paese sono stati in totale 23 milioni, contro i 17 milioni del 2020 e i 18 milioni dell’estate 2019, l’anno precedente la pandemia.
Tra luglio e agosto 2021 il numero di italiani in vacanza nel Bel Paese ha battuto ogni record. E con loro hanno villeggiato in Italia anche sei milioni di turisti stranieri, anche se molti meno rispetto alle estati precedenti la pandemia, sicuramente in numero decisamente più numeroso del previsto. Si tratta di un dato favorito probabilmente anche dagli effetti positivi del “green pass”, il passaporto vaccinale, ma in ogni caso è un risultato che all’inizio della stagione sembrava del tutto inatteso. Insomma, durante i mesi di luglio e agosto di questa seconda estate segnata dal Covid il turismo italiano ha messo finalmente il turbo.

I vacanzieri privilegiano le strutture alberghiere: 15 milioni di pernottamenti

A rilevarlo è una indagine di CNA Turismo e Commercio, condotta tra gli associati alla Confederazione di tutto il Paese. Per quanto riguarda la ricettività, dall’indagine emerge che con 15 milioni di arrivi a essere privilegiate dai vacanzieri italiani nei due mesi estivi di luglio e agosto sono state le tradizionali strutture alberghiere, mentre le strutture extra-alberghiere ne hanno totalizzati otto milioni. Tra queste, in testa risultano i campeggi nelle loro varie declinazioni.

Tutto esaurito per le spiagge italiane, parzialmente rilanciate le città d’arte 

Se gli stranieri quest’anno hanno parzialmente rilanciato le città d’arte, che rimangono però ancora molto toccate dagli effetti della pandemia, sono state le località balneari a fare la differenza, complice anche il gran caldo della stagione. Il tutto esaurito ha infatti segnato le spiagge da un capo all’altro del Bel Paese, in misura significativa grazie agli imprenditori che hanno offerto alla clientela stabilimenti all’avanguardia, anche per quanto riguarda la tutela della salute.

Isole minori Covid-free non più meta del turismo di ‘nicchia’ 

Per quanto riguarda il turismo balneare, l’indagine di CNA Turismo e Commercio rileva come quest’anno le isole minori siano uscite dal turismo di ‘nicchia’. Forse merito del richiamo importante di Procida, l’isola del golfo di Napoli, prossima capitale italiana della cultura, ma soprattutto delle campagne vaccinali che le hanno rese Covid free. E più in generale delle politiche attente alla sostenibilità ambientale seguite nel corso degli anni in questi veri e propri gioielli al largo delle nostre coste.

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Con la pandemia è nato un nuovo media, la radiovisione

Sono più di 41 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici, e di questi, 27 milioni utilizzano anche dispositivi alternativi all’apparecchio tradizionale e all’autoradio. Sono numeri che dimostrano che la radio è riuscita a rigenerarsi nel tempo, ibridandosi con gli altri media e sintonizzandosi sui nuovi stili di vita. La radio, insomma, è riuscita a conservare il suo valore tradizionale adattandosi ai tempi, e oggi accompagna la vita di fasce di pubblico trasversali per età, condizione economica e status sociale. Durante il primo lockdown il 30,5% degli italiani si è informato almeno una volta al giorno sulla pandemia attraverso la programmazione radiofonica. Nella forzata reclusione casalinga poi il 30% dei radioascoltatori ha dedicato più tempo all’ascolto in casa rispetto al periodo pre-Covid.

Vince la modalità simulcast crossmediale

I dati sull’ascolto medio giornaliero nel secondo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 sono chiari: a fronte di un calo del numero di ascoltatori dall’autoradio, dovuto alle limitazioni alla mobilità, e di una tenuta dell’apparecchio tradizionale, crescono tutti gli altri device. Nell’ultimo anno gli spettatori dei canali televisivi della radio in un giorno medio sono aumentati dell’8%.  La radiovisione è una realtà in crescita, che sta vivendo un vero e proprio boom grazie alla modalità simulcast crossmediale, cioè alla possibilità di fruire dei contenuti radio contemporaneamente su qualsiasi dispositivo.  Sono circa 19 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici in formato video attraverso uno schermo (tv, smartphone, pc).

La visual radio non è un fuoco di paglia

La visual radio non è un fuoco di paglia, destinato a spegnersi dopo la pandemia, ma è fortemente in sintonia con le aspettative degli italiani. Il 52% dichiara che vorrebbe avere sempre di più la possibilità di fruire dei contenuti radiofonici su device diversi anche in formato video. E il 50% di chi segue la radiovisione la trova piacevole, il 27,5% coinvolgente, il 24% innovativa. Oggi quello che conta non è l’apparecchio radio in sé, ma i contenuti, di cui gli utenti vogliono poter fruire attraverso qualsiasi device, in ogni luogo, in qualsiasi momento, per intero o a spezzoni, in diretta e on demand. Il 59% degli italiani associa alla radio determinate trasmissioni che seguirebbe anche su device diversi dall’apparecchio tradizionale.

Il passaggio dal mezzo ai contenuti è compiuto

Il passaggio dal mezzo alla piattaforma di contenuti fruibili in ogni luogo e da ogni device è ormai compiuto. E la crossmedialità non si discute. L’89% degli italiani è convinto che la partita degli ascolti si vinca sul piano della qualità dei contenuti e dei programmi proposti e non su quello degli apparecchi che li veicolano. L’87% pensa che la multicanalità sia la logica evoluzione dei cambiamenti intervenuti negli stili di vita e nelle modalità di consumo della popolazione. E il 72% vuole poter seguire i contenuti radio in qualsiasi momento della giornata e in ogni luogo, a prescindere dal device utilizzato. 

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Casa, nel post Covid gli italiani la vogliono così

Comoda, accogliente, multifunzione, tecnologica. Con spazi verdi e aree per il lavoro. E pazienza se non è vicina al luogo di lavoro, tanto c’è lo smartworking. Ecco l’identikit – in pochissime parole – della casa perfetta degli italiani dopo la pandemia, come emerge da Casa Doxa, l’Osservatorio nazionale sugli italiani e la casa di BVA Doxa relativamente ai principali cambiamenti in atto nella società, realizzato tra aprile e maggio 2021 intervistando online oltre 7 mila famiglie del Belpaese. L’aspetto che più sorprende è che una larghissima fetta di nostri connazionali – circa due milioni in più – dopo l’esperienza dei lockdown e delle limitazioni ha deciso di cercare una nuova soluzione abitativa entro i prossimi quattro anni. Nel 2019 questa percentuale era del 22%, nel 2021 si arriva al 26%, pari ad un incremento di 2 milioni di persone. E proprio il lockdown è il fattore alla base di questo desiderio: il 53% di chi ha intenzione di cambiare casa nel prossimo quadriennio dichiara infatti che l’esperienza delle chiusure che si sono alternate per tutto il 2020 e l’inizio del 2021 ha fatto maturare questa scelta. 

Verde e vicini simpatici le priorità nella scelta

Cambiano anche moltissimo le priorità nei desiderata degli italiani. Oggi i “must-have” per la nuova casa sono soprattutto spazi verdi, come giardini e terrazzi dove stare a contatto con la natura, che diventano fondamentali per il 67% dei rispondenti (+9% rispetto al 2019). Ma aumenta anche il valore del buon vicinato (importante per 3 italiani su 5), che si è dimostrato prezioso in tempi di isolamento sociale con l’impossibilità di frequentare amici e parenti. Meno significativo è invece il “peso” della vicinanza dell’abitazione al luogo di lavoro: lo smartworking, ormai prassi abituale per moltissimi lavoratori, ha scardinato questa necessità mentre restano prioritari la vicinanza ai trasporti pubblici (55%) e la presenza di un garage o di un posto auto (65%).

Sostenibilità e salubrità fra le quattro mura

L’emergenza sanitaria ha anche acceso i riflettori su tematiche quali la sostenibilità e la salubrità, ad esempio la mobilità sostenibile. Per il 37% degli italiani, la presenza di colonnine elettriche rappresenta un driver di scelta. Nell’ambito domestico, sostenibilità e salubrità sono ormai due paradigmi: quasi la totalità degli italiani reputa importanti questi concetti se associati alla loro casa, e proprio l’esperienza pandemica appena vissuta ha contribuito a fare impennare la loro centralità. 

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Lo “smartphone ideale” gli italiani lo cercano online

L’anno del Covid è stato un anno caratterizzato dall’andamento altalenante del mercato degli smartphone, ma l’interesse online in Italia ha mostrato una decisa crescita, chiudendo il 2020 con +60,6% di intenzioni d’acquisto rispetto al 2019. Sulla base dei filtri di ricerca più utilizzati sul proprio portale, Idealo ha delineato le caratteristiche dello smartphone ideale per gli italiani.  Secondo i dati emersi dalle ricerche online sul portale, l’utente medio italiano che vuole acquistare un nuovo smartphone ha chiaro in mente il tipo e le caratteristiche del prodotto desiderato, e vorrebbe acquistare soprattutto l’Apple iPhone 11 (8,1%), l’Apple iPhone 12 (4,0%), lo Xiaomi Redmi Note 9 Pro (3,3%), l’Apple iPhone 12 Pro (2,8%), il Samsung Galaxy A71(2,8%) e l’Apple iPhone SE 2020 (2,7%). 

La base di partenza è il nome del produttore

La base di partenza di coloro che si apprestano ad acquistare uno smartphone online è il nome del produttore, e le ricerche in base al brand puntano ad Apple (31,9%), Samsung (24,5%), Xiaomi (19,1%), Huawei (7,7%) e OPPO (4,2%). Gli altri filtri di ricerca più utilizzati dagli utenti online riguardano le caratteristiche tecniche. Su 100 e-shopper, infatti, quasi 44 sono interessati al tipo di prodotto, e tra i risultati le preferenze sono soprattutto per gli smartphone 5G. Quasi 17 utenti poi sono interessati alle dimensioni dello schermo, con preferenza per gli smartphone da 5,5”, 9 utenti sono interessati alla memoria interna, con preferenza per gli smartphone da 128 GB e 4 utenti alla quantità di RAM, con preferenza per gli smartphone con RAM da 4GB.

La metà degli utenti imposta un range di prezzo tra i 100 e i 300 euro

Su 100 utenti online, inoltre, circa 7 e-shopper utilizzano il filtro “prezzo” nelle ricerche, e quasi la metà imposta un range tra i 100 e i 300 euro, concentrandosi su modelli non più vecchi di due anni e sfruttando il naturale deprezzamento registrato dai cellulari dopo il loro lancio.
La scelta del colore della scocca dello smartphone segue un po’ i gusti, la moda, il genere e l’età dell’acquirente. Se bianco è il colore molto probabilmente più trendy per gli utenti più giovani, il nero è il primo colore scelto da Apple per le sue linee di telefoni; rappresenta una scelta classica e decisamente professionale.

I modelli color nero da 128 GB sono i preferiti

Nelle ricerche online le preferenze sono indirizzate senza dubbio verso i modelli color nero da 128 GB. Al secondo posto tra le preferenze di colore si posizionano a parimerito le ricerche con filtro nero/64GB e bianco/128GB. A seguire, tra i colori preferiti, troviamo il grigio, il blu, il rosso, il viola e l’argento. Sono d’altronde prevalentemente gli uomini, riporta Italpress,  a effettuare ricerche online nella categoria smartphone (67,1%) anche se, nell’ultimo anno, le donne sono aumentate più degli uomini, crescendo del +64,3% contro il +59,4% degli uomini.

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Un condomino su quattro non conosce il proprio vicino

Nell’era dei social network abbiamo centinaia di “amici” che vivono dall’altra parte del mondo, ma non conosciamo i nostri dirimpettai. Il 56% delle persone che vivono in condominio sostiene infatti di avere un rapporto scarso o inesistente con i vicini, e una persona su quattro addirittura non conosce chi vive sullo stesso piano. La conferma arriva dalla survey E tu che condomino sei?, realizzata dall’app Domi Social, il social network di condominio. E il quadro che ne emerge non è molto confortante per la socialità di prossimità: il 46% degli intervistati rivela infatti di non utilizzare nessun mezzo di comunicazione con i propri vicini di casa e il 39% ammette di non comunicare mai. 

I vicini di casa, il lockdown e la solidarietà

Dall’indagine emerge poi che anche se i rapporti ci sono, sono freddi. Il 20% sostiene infatti che in caso di bisogno urgente non potrebbe contare su vicini, e il dato peggiora se nel condominio è presente la figura del portinaio.
Una panoramica che non sembra essere cambiata molto negli ultimi mesi di pandemia. Il 68% delle persone intervistate afferma che il lockdown non ha influito sulle interazioni con i vicini, e che è cambiato poco o nulla rispetto a prima. Ma questa situazione non soddisfa la maggior parte dei condomini. Il 69% di loro, infatti, vorrebbe essere più coinvolto nella vita del condominio, il 51% dei condomini dichiara importante la solidarietà tra vicini, e per il 24% è importantissima.

Il rapporto con l’amministratore

Altra nota dolente che emerge dal sondaggio è rappresentata dal rapporto con l’amministratore. Se il 35% dei condomini intervistati sono insoddisfatti del professionista (contro un 22% di soddisfatti e un 43% di indifferenti), è la comunicazione a pesare di più sul piatto della bilancia. Il 61% delle persone dichiara infatti che non sia per niente o poco facile interfacciarsi con l’amministratore in caso di problemi, e il 58% lamenta aggiornamenti sporadici e latenti da parte del professionista.

L’app abbraccia tutti

Ma l’app Domi Social potrebbe rappresentare un ponte efficace, poiché è un vero e proprio social network di condominio che permette di condividere passioni, idee e necessità con i vicini di casa e attivare e monitorare il processo di intervento e risoluzione tempestiva dei malfunzionamenti. L’amministratore può infatti segnalare direttamente sull’app ai condomini lo stato di avanzamento dei lavori: nel pieno rispetto della privacy e della riservatezza, è un sistema ibrido dove parallelamente alla comunicazione interna, riservata alla socialità condominiale, esiste un sistema di notifica in tempo reale e distribuito a tutti dello stato di avanzamento delle problematiche segnalate dai condomini all’amministrazione.

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I dati medici rubati sul web valgono poco

Nel deep web i database dei dati sanitari sensibili valgono poche centinaia di dollari, e salvo rari casi, non superano i 2.000 dollari. E se sono numerosi i database in vendita sul deep web dal momento del furto alla vendita delle informazioni possono passare anche anni. Lo rende noto il rapporto di FireEye, azienda specializzata in sicurezza informatica, Beyond Compliance: Cyber Threats and Healthcare. Il rapporto cita una lunga lista di esempi, tra cui i 1.700 dollari richiesti per 6,8 milioni di dati medici di cittadini indiani, oppure i 1.500 dollari per i quasi 130mila record di pazienti australiani, con tanto di numeri di carta di credito. Il resto delle scoperte documentate da FireEye si aggira tra i 200 e i 500 dollari.

4,31 gigabyte di dati di pazienti statunitensi offerti a 2.000 dollari

Tra gli esempi riportati nel report c’è anche quello registrato da FireEye il 28 gennaio scorso. Un numero imprecisato di informazioni legate a una struttura sanitaria canadese, contenenti dati per gli accessi degli amministratori, nomi dei server e indirizzi Ip, è stato venduto a 5.500 dollari. Pochi giorni dopo, il 21 febbraio, sono apparsi 4,31 gigabyte di dati di pazienti statunitensi, offerti a 2.000 dollari.

Il settore sanitario è il terzo al mondo per numero di attacchi reiterati 

Nel report si evidenzia anche la natura degli attacchi hacker che porta alla violazione di sistemi legati all’ambito medico. Principalmente, la frequenza maggiore di attacchi è legata a interessi economici, cioè all’intenzione di rivendere appunto le informazioni. Si tratta quindi di intrusioni mirate verso strutture che ospitano o sulle quali passano i dati sensibili dei pazienti, e di solito, si tratta di reti poco protette. Dal report emerge però come il crescente utilizzo di strumenti medici connessi alla rete porti inevitabilmente a una maggiore sfida per la sicurezza. E infatti, si legge nel documento, il settore sanitario è il terzo al mondo per numero di attacchi reiterati in seguito a una prima violazione andata a buon fine.

Gli attacchi provengono in gran parte dalla Cina

Un’altra motivazione è legata allo spionaggio. Si tratta di attività meno frequenti, ma che hanno un forte impatto per le organizzazioni sanitarie. Secondo quanto emerge dal report di FireEye, gli attacchi provengono in gran parte dalla Cina e sono effettuati con lo scopo di acquisire illegalmente ricerche mediche, e grandi quantità di dati per favorire operazioni di intelligence, riporta Adnkronos. Dal Paese asiatico l’interesse, sottolinea FireEye, è soprattutto rivolto alle informazioni che riguardano ricerche mediche sul cancro.

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Case vacanze, Italia da bronzo: è il terzo mercato per Airbnb

Il Belpaese piace anche in versione Airbnb.”L’Italia rappresenta il terzo mercato al mondo dopo Usa e Francia per numero di annunci. A oggi siamo intorno a 400mila, di cui il 75% inerenti a case intere e il 25% a stanze singole. Lo scorso anno 9 milioni 600mila persone hanno scelto Airbnb per soggiornare in Italia. Nel 2016 il guadagno complessivo degli host italiani è stato di 621 milioni di euro”: sono le parole dell’amministratore delegato di Airbnb Italia, Matteo Frigerio, espresse in un’intervista ad Adnkronos. “Dal 2008, anno in cui è stata fondata, oltre 500 milioni di ospiti hanno scelto di viaggiare nel mondo soggiornando con Airbnb, con ben 23 milioni di viaggiatori accolti in Italia nel solo triennio 2016-2018”. Prosegue: “Oggi, sei viaggiatori al secondo effettuano un check in su Airbnb, e in tutto il mondo sono presenti oltre sei milioni di annunci in 191 Paesi e 81.000 città. Dal 2008 gli host hanno guadagnato, in totale, 65 miliardi di dollari, i superhost 8,94 miliardi, di cui 1,47 solo nel 2018”.

“Esperienze speciali” per un turismo peculiare

A detta dell’ad, non c’è sovrapposizione con l’offerta turistica tradizionale. “Chi sceglie Airbnb è interessato a vivere esperienze speciali e di qualità nella città di cui diventa, diversamente dall’escursionista giornaliero e dai passeggeri dei torpedoni del turismo di massa, un ‘cittadino temporaneo’. Airbnb rappresenta una soluzione al mordi e fuggi” dice Frigerio. E ancora: “Crediamo che i viaggiatori che optano per il soggiorno in casa e quelli che scelgono l’hotel siano pubblici diversi e perciò completamente compatibili. Senza contare che in alcune località, remote o semplicemente al di fuori dei circuiti turistici tradizionali, il problema non si pone nemmeno: la ricettività tradizionale non è presente, e anche con la crescita degli arrivi internazionali e la progressiva dispersione dei flussi l’investimento immobiliare per un nuovo hotel non si giustificherebbe”.

L’identikit dell’ospite

Interessante è anche scoprire il profilo di chi sceglie questa soluzione, sia per turismo che per lavoro. “Il viaggiatore si sposta in piccoli gruppi (2,6 persone di media), soggiorna più a lungo degli ospiti della ricettività tradizionale (3,6 nel 2017 la media del numero di notti in Italia, contro il 2,95 della ricettività tradizionale), fa acquisti presso esercizi locali e in particolare in quelli del quartiere dove soggiorna” racconta l’ad. “Il 70% dei viaggiatori di Airbnb appartiene alla generazione dei millennial, mentre per quanto riguarda gli host (chi ospita) potremmo dire che l’home sharing non ha età: è la fascia over 60 a crescere di più fra chi affitta casa. Un segmento importante dell’offerta è adatto anche per chi viaggia per lavoro. L’incidenza del business travel è in costante crescita e ha già raggiunto la doppia cifra. Lo scorso settembre oltre 700mila aziende avevano utilizzato Airbnb for Work per le trasferte dei loro dipendenti”.

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Agosto 2018, boom di immatricolazioni auto

Un aumento anomalo, esponenziale, delle immatricolazioni. Agosto ha registrato un vero è proprio boom di immatricolazioni, spiegabile probabilmente con l’entrata in vigore, dal primo settembre, del nuovo sistema europeo di omologazione Wltp, acronimo di Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure.

Tanto che negli altri paesi europei non è andata diversamente. In Francia il mese scorso le immatricolazioni sono salite del 40%, con le case automobilistiche transalpine che hanno registrato una crescita esuberante, +22,7% per Psa e +52,4% per Renault. Stessa storia, o quasi, in Germania, dove il mercato complessivo segna un ottimo +24,7%, pari a 316.405 vetture immatricolate nuove. E la musica non cambia in Spagna (+48,7%), né in Gran Bretagna (+23,1%).

La corsa alla targa per immatricolare le ultime vetture con il vecchio sistema

La spada di Damocle del primo settembre, giorno dell’entrata in vigore della nuova procedura d’omologazione, ha pesato quindi sulla testa dei costruttori, che hanno accumulato interi stock di auto nei piazzali. Una quantità di automobili impossibili da immatricolare con le nuove regole. La conseguenza è stata una “corsa alla targa” generale per immatricolare le ultime vetture con il vecchio sistema, e rivenderle successivamente attraverso il sistema delle Km0, riporta Askanews.

 

In Italia la Renaul Clio supera la Fiat Panda

E in Italia? Non ci si può certo lamentare di una crescita del 9,3%, ma di fronte alla lievitazione delle immatricolazioni dei nostri vicini di casa, la crescita italiana rischia di apparire quantomeno timida.

In particolare, è da evidenziare il sorpasso della Renault Clio sulla Fiat Panda, che ha permesso alla piccola francese di conquistare il gradino più alto del podio. Il costruttore italiano ha perciò immatricolato molte meno vetture del previsto.

Un evento anomalo che può essere spiegato con la mancanza di un corretto recepimento della portata della nuova normativa, sottolinea una nota dlel’Aci.

“In Italia il nuovo ciclo di omologazione non è stato recepito correttamente”

“Sembra che la necessità di immatricolare vetture prima dell’avvento del nuovo ciclo di omologazione Wltp non sia stata recepita correttamente in Italia”, spiega Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia. Alla base di questo ci sarebbero varie ipotesi: “Non si può escludere che sia mancata un’adeguata formazione da parte delle Case alla rete di vendita continua Saladino – oppure che stia bollendo in pentola una qualche deroga alla normativa Wltp di cui però non si è avuta ancora nessuna notizia”.

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