Ripresa post-Covid frenata dal paradosso del mercato del lavoro

L’alto tasso di disoccupazione unito alla difficoltà di reperire i posti di lavoro vacanti rischia di frenare la ripresa post-pandemia. Si tratta di un paradosso del mercato del lavoro italiano, che dal 2004 al 2019 ha subito un progressivo peggioramento. Il ‘mismatch’ tra domanda e offerta di lavoro, cioè la mancata corrispondenza tra i requisiti richiesti dalle aziende e le competenze dei lavoratori, in 15 anni ha visto il tasso di disoccupazione passare dal 6% a oltre il 10%, e le difficoltà di reperimento salire a livelli record. Un divario tra domanda e offerta sempre più profondo e complesso, confermato dal rapporto del Randstad Research dal titolo Posti vacanti e disoccupazione tra passato e futuro.

A fine 2019 la curva di Beveridge mostra il punto minimo di efficienza

Nel periodo considerato il report evidenzia 140.000 contabili e 145.000 muratori occupati in meno, 144.000 magazzinieri e 77.000 camerieri in più. Sono aumentate, ma solo in una certa misura, alcune professioni chiave, come specialisti in marketing (+92.000), analisti software (+86.000) e medici (+30.000), ma non si è risolta la ragione principale della mancata corrispondenza, ovvero, la carenza nella preparazione tecnico-scientifica e nell’istruzione di base, al primo posto tra gli ostacoli al reperimento di figure professionali da parte delle imprese. E a fine 2019, la cosiddetta ‘curva di Beveridge’ (il rapporto tra posti vacanti e disoccupazione) ha mostrato il punto minimo dell’efficienza del mercato del lavoro italiano, riporta Labitalia.

Nel 2020 blocco dei licenziamenti e aumento degli inattivi riducono il mismatch

Nel 2020 il mismatch sembrerebbe essersi ridotto, ma non per una rinnovata efficienza, quanto per l’effetto combinato del blocco dei licenziamenti e dell’aumento degli inattivi, con minori posti vacanti per il ridimensionamento delle attività dei datori di lavoro. Uno scenario che evidenzia il rischio di frenare la ripresa post-Covid, se un rialzo della disoccupazione a seguito dello sblocco dei licenziamenti dovesse essere accompagnato da un aumento dei posti di lavoro vacanti. Con la crisi Covid-19 la curva di Beveridge ha evidenziato infatti una contrazione di posti vacanti a parità di occupazione. Il tasso di disoccupazione da gennaio 2020 a novembre 2020 è diminuito dello 0,72%, passando dal 9,59% all’8,87%, mentre il tasso di inattività nello stesso periodo è aumentato dell’1,1% passando dal 34,74% al 35,85%.

La sfida del matching tra domanda e offerta si vince con la formazione

“Crediamo che la persistenza della difficoltà di reperimento per alcune figure professionali abbia rappresentato un ostacolo alla crescita italiana in passato – afferma Daniele Fano, coordinatore del comitato scientifico del Randstad Research -. In questo senso, i piani di rilancio europei 2021-27 possono rappresentare un ‘Piano Marshall’ per il lavoro: la sfida italiana per il matching tra domanda e offerta si vince con un radicale miglioramento dell’istruzione e della formazione, con l’aumento del tasso di partecipazione al lavoro delle donne, dei giovani e di tutti i cittadini in età adulta”.