Previdenza, gli investimenti welfare all’88,9%

La pandemia non ha fatto paura agli investitori, tanto che il patrimonio complessivo degli investitori istituzionali italiani si è addirittura consolidato a 953,8 miliardi di euro totali (198 per la sola previdenza complementare), pari a quasi il 58% del PIL nazionale. Lo riferisce l’Ottavo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l’anno 2020” a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. 

Anche i rendimenti in terreno positivo

Nonostante tutte le difficoltà legate all’emergenza sanitaria da oltre un anno a questa parte, anche i rendimenti restano positivi, a fronte di un forte calo registrato dai mercati finanziari, in particolare azionari, nel primo semestre 2020: tra i migliori, +3,6% per le Fondazioni di origine Bancaria e +3,1% per i fondi pensione negoziali. Per gli investitori istituzionali, soprattutto per i fondi pensione, restano ampi i margini di incremento per gli investimenti in economia reale. Rilevata in particolare la necessità di favorire il reinvestimento di una maggiore quota del TFR confluito ai fondi pensione nel sistema produttivo.

Su il settore welfare

Nonostante le ricorrenti crisi finanziarie degli ultimi anni e la crisi mondiale innescata dalla pandemia da Covid-19, il patrimonio degli investitori istituzionali che operano nel welfare contrattuale (fondi pensione negoziali, preesistenti e forme di assistenza sanitaria integrativa), delle Casse Privatizzate e delle Fondazioni di origine Bancaria è aumentato dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 269,84 miliardi di euro del 2020, con un incremento dell’88,9%. In percentuale del PIL, il patrimonio di questi soggetti è quindi pari al 16,3% e, includendo anche il welfare privato (Compagnie di Assicurazione del settore vita, rami I, IV e VI, fondi aperti e PIP), tale rapporto aumenta al 57,8%. Quello che emerge dal Report è quindi il ritratto di un Paese che negli anni è riuscito a consolidare il proprio mercato istituzionale, raggiungendo ormai una dimensione rilevante. Tanto che “dal punto di vista dei rendimenti, nonostante il cigno nero che si è abbattuto sui mercati finanziari, nel 2020 tutti gli investitori istituzionali hanno realizzato buone performance, anche se inferiori a quelle del 2019” riferisce il rapporto ripreso da Italpress. “In particolare, le Fondazioni di origine Bancaria segnano un +3,6% (6,5% nello scorso anno), seguite dai fondi pensione negoziali con un +3,1% (7,2% nel 2019), dai fondi aperti con +2,9%, dai fondi preesistenti con il 2,6% e dalle gestioni separate con +1,4%; in negativo di 0,2% solo le unit linked. Risultati ancora più apprezzabili se confrontati con i “rendimenti obiettivo” TFR, inflazione e media quinquennale del PIL, che si sono attestati rispettivamente all’1,2%, -0,2% e 2%”.