Il nomadismo digitale cresce e attrae talenti. Anche grazie alla tecnologia 

Il ‘nomadismo digitale’ è un fenomeno in crescita: offre tante opportunità, soprattutto per spalancare le porte a talenti e professionisti specializzati, ma comporta anche tante sfide per le aziende, soprattutto in termini logistici e normativi. Secondo l’ultima edizione dell’European Employer Survey, l’osservatorio di Littler sul nomadismo digitale, il 73% degli intervistati dichiara di avere dipendenti ‘nomadi digitali’. Nel 2021 erano il 61%. In generale, però, emerge un sentiment di preoccupazione tra le aziende (89%), soprattutto per i rischi legali, le implicazioni fiscali e altri problemi occupazionali.

Uno stile di vita più flessibile e autonomo

Tra gli stimoli che fanno crescere il nomadismo digitale, c’è sicuramente l’aspirazione dei lavoratori di abbracciare uno stile di vita più flessibile e autonomo, che possa migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Per le aziende è un’opportunità per attrarre e trattenere nuovi talenti.
“Spesso, quando si parla di nomadismo digitale, si pensa a una persona alla scrivania con vista su una spiaggia tropicale. Si tratta di stereotipi idealizzati e stili di vita irrealistici – spiega Edoardo Vitale, Content Manager di Mine Studio -. In Italia, ad esempio, il nomadismo digitale offre opportunità enormi per ripopolare le aree interne e i comuni abbandonati, rimettendo in circolo economie stagnanti e rispondendo alla sempre più crescente necessità di orari di lavoro flessibili e costi della vita inferiori”.

Opportunità e sfide per le aziende

In questo scenario, la tecnologia riveste un ruolo fondamentale nel rendere possibile una modalità di lavoro impensabile fino a pochi anni fa.
“Il fenomeno della remotizzazione dei dipendenti rende imprescindibile la digitalizzazione in tutte le sue sfaccettature: anche quella dei pagamenti delle spese aziendali”, sottolinea Davide Salmistraro, Country Manager in Italia di Soldo. Lavorare fuori dai confini aziendali richiede condizioni tali da soddisfare le esigenze di efficienza, portabilità e connettività necessarie per mantenere il livello di produttività e affidabilità richiesto. Se da un lato la tecnologia offre sempre maggiori opportunità per accedere e organizzare in maniera ottimale dati e file, dall’altro genera anche nuove sfide per le aziende in termini di archiviazione, backup e protezione dei dati sensibili.

Come ridurre i rischi informatici?

Secondo i risultati di una ricerca commissionata da Western Digital nel 2021, riporta Adnkronos, il 63% dei data-manager italiani ha visto aumentare incidenti e minacce alla sicurezza dei dati negli ultimi 12 mesi.
“Con l’evoluzione della tecnologia, dipendenti e datori di lavoro sono alla ricerca di nuove soluzioni per archiviare e condividere i dati sensibili in modo più sicuro – aggiunge Fabrizio Keller, Senior Product Marketing Manager Western Digital -. La combinazione tra un’infrastruttura adeguata, che integri piattaforme di crittografia per archiviare e condividere i dati sensibili, e una maggiore formazione dei dipendenti sulle minacce a cui possono esporre la propria organizzazione, contribuirà a migliorare il panorama delle minacce e a ridurre i rischi”-