Case vacanze, Italia da bronzo: è il terzo mercato per Airbnb

Il Belpaese piace anche in versione Airbnb.”L’Italia rappresenta il terzo mercato al mondo dopo Usa e Francia per numero di annunci. A oggi siamo intorno a 400mila, di cui il 75% inerenti a case intere e il 25% a stanze singole. Lo scorso anno 9 milioni 600mila persone hanno scelto Airbnb per soggiornare in Italia. Nel 2016 il guadagno complessivo degli host italiani è stato di 621 milioni di euro”: sono le parole dell’amministratore delegato di Airbnb Italia, Matteo Frigerio, espresse in un’intervista ad Adnkronos. “Dal 2008, anno in cui è stata fondata, oltre 500 milioni di ospiti hanno scelto di viaggiare nel mondo soggiornando con Airbnb, con ben 23 milioni di viaggiatori accolti in Italia nel solo triennio 2016-2018”. Prosegue: “Oggi, sei viaggiatori al secondo effettuano un check in su Airbnb, e in tutto il mondo sono presenti oltre sei milioni di annunci in 191 Paesi e 81.000 città. Dal 2008 gli host hanno guadagnato, in totale, 65 miliardi di dollari, i superhost 8,94 miliardi, di cui 1,47 solo nel 2018”.

“Esperienze speciali” per un turismo peculiare

A detta dell’ad, non c’è sovrapposizione con l’offerta turistica tradizionale. “Chi sceglie Airbnb è interessato a vivere esperienze speciali e di qualità nella città di cui diventa, diversamente dall’escursionista giornaliero e dai passeggeri dei torpedoni del turismo di massa, un ‘cittadino temporaneo’. Airbnb rappresenta una soluzione al mordi e fuggi” dice Frigerio. E ancora: “Crediamo che i viaggiatori che optano per il soggiorno in casa e quelli che scelgono l’hotel siano pubblici diversi e perciò completamente compatibili. Senza contare che in alcune località, remote o semplicemente al di fuori dei circuiti turistici tradizionali, il problema non si pone nemmeno: la ricettività tradizionale non è presente, e anche con la crescita degli arrivi internazionali e la progressiva dispersione dei flussi l’investimento immobiliare per un nuovo hotel non si giustificherebbe”.

L’identikit dell’ospite

Interessante è anche scoprire il profilo di chi sceglie questa soluzione, sia per turismo che per lavoro. “Il viaggiatore si sposta in piccoli gruppi (2,6 persone di media), soggiorna più a lungo degli ospiti della ricettività tradizionale (3,6 nel 2017 la media del numero di notti in Italia, contro il 2,95 della ricettività tradizionale), fa acquisti presso esercizi locali e in particolare in quelli del quartiere dove soggiorna” racconta l’ad. “Il 70% dei viaggiatori di Airbnb appartiene alla generazione dei millennial, mentre per quanto riguarda gli host (chi ospita) potremmo dire che l’home sharing non ha età: è la fascia over 60 a crescere di più fra chi affitta casa. Un segmento importante dell’offerta è adatto anche per chi viaggia per lavoro. L’incidenza del business travel è in costante crescita e ha già raggiunto la doppia cifra. Lo scorso settembre oltre 700mila aziende avevano utilizzato Airbnb for Work per le trasferte dei loro dipendenti”.