Invecchiamento della popolazione, allarme sulle finanze dei Governi del mondo

L’invecchiamento della popolazione sta avendo un impatto significativo sulle finanze pubbliche a livello mondiale, secondo un avvertimento lanciato dal Financial Times basato sui dati delle agenzie di rating. L’aumento dei tassi di interesse, combinato con l’aumento delle pensioni e dei costi sanitari, sta mettendo a dura prova le finanze degli Stati, secondo Moody’s, S&P e Fitch.

Possibili cali di rating

La mancanza di riforme radicali potrebbe portare a una diminuzione dei rating sovrani a livello mondiale, creando un circolo vizioso in cui gli oneri fiscali aumentano e i costi dell’indebitamento salgono. La Federal Reserve degli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea e la Banca d’Inghilterra hanno tutte aumentato i tassi di interesse questo mese ai livelli più alti dalla crisi finanziaria, facendo incrementare i costi del servizio del debito dei governi.

I dati demografici sono un fattore chiave già a breve termine

Secondo Moody’s Investors, i dati demografici sono un fattore di considerazione a breve-medio termine e stanno già influenzando i profili di credito sovrano. Fitch avverte che, sebbene i dati demografici si evolvano lentamente, il problema sta diventando sempre più urgente e più i governi rimandano l’azione, più dolorose saranno le conseguenze.

L’impatto dell’invecchiamento sulla popolazione attiva

Le agenzie di rating sostengono che l’aumento dei costi di indebitamento sta aggravando l’impatto dei cambiamenti nella popolazione in età lavorativa e dei crescenti costi delle spese sanitarie e pensionistiche. Questo ha un effetto sul debito nell’Unione Europea, dove la quota di popolazione sopra i 65 anni passerà dal 20% attuale al 30% entro il 2050, così come in Giappone e negli Stati Uniti. Uno stress test condotto da S&P indica che un aumento di un punto percentuale dei costi di indebitamento aumenterebbe di circa 40 punti il rapporto debito/PIL per Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti entro il 2060.

I profili demografici peggiori? In Europa Centrale e Meridionale 

Gli analisti evidenziano che i paesi dell’Europa centrale e meridionale presentano i profili demografici peggiori a livello mondiale. In particolare, la Germania sta affrontando un rapido invecchiamento della popolazione, la Spagna ha un deficit strutturale nel sistema pensionistico e la Francia sta affrontando sfide finanziarie nella gestione del problema. La Grecia è stata elogiata per le riforme radicali del suo sistema pensionistico dopo la crisi del debito. Al contrario, diverse economie asiatiche, come Corea, Taiwan e Cina, vedono peggiorare le prospettive a causa delle pressioni demografiche. S&P ha stimato che entro il 2060 circa la metà delle maggiori economie mondiali potrebbe essere declassata a spazzatura, rispetto al terzo attuale, se non saranno adottate misure per ridurre i costi dell’invecchiamento della popolazione. 

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Gli italiani sottovalutano la criminalità informatica

Il 66% degli italiani tra 25 e 54 anni ritiene di essere informato sulla sicurezza online, ma di fatto sottovaluta i cybercriminali. La maggior parte degli utenti che cerca di proteggersi dagli attacchi di phishing blocca il numero telefonico o l’email dannosa (64,8%), si informa online sulla fonte dello scam (48,4%) o lo segnala al brand ‘imitato’ dall’attacco (34,3%). Nonostante due utenti su tre sappiano cos’è il phishing il 23% ne è vittima, e di questi solo il 35% ha preso provvedimenti. Una conferma alla tendenza a non prendere abbastanza sul serio la minaccia della criminalità informatica, nonostante la consapevolezza dei possibili pericoli e di ciò che potrebbe accadere. Sono alcuni risultati di una ricerca di Kaspersky sull’atteggiamento dei consumatori nei confronti della cybersecurity dal titolo Ignorance is Bliss, il report che ha coinvolto 5.369 bambini e 5.665 adulti in 7 Paesi europei.

Un approccio non corretto alla sicurezza online

“È chiaro che, nonostante conoscano i rischi del crimine informatico, molti adulti continuano a rischiare a causa di un approccio non corretto alla sicurezza online – commenta David Emm, Principal Security Researcher di Kaspersky -. La condivisone di informazioni personali online e non verificare le condizioni di privacy sono solo due esempi di come gli utenti si rendano vulnerabili agli attacchi informatici. Fin da piccoli ci viene insegnato che le nostre azioni hanno delle conseguenze, e questo vale anche per la sicurezza informatica. Se si spera semplicemente che le conseguenze svaniscano o che non si verifichino, è solo questione di tempo prima di subire una violazione. A mio avviso, è indispensabile un maggior impegno per spiegare le reali conseguenze di essere vittime di una frode”.

Disposti a condividere informazioni personali sul web

Secondo la ricerca, pur conoscendo i rischi la maggioranza degli italiani è disposta a condividere informazioni personali online. Il 60% ammette, infatti, di inserire informazioni personali come il proprio nome e la propria posizione sui social media. Inoltre, è allarmante che oltre la metà degli intervistati non controlli le proprie impostazioni sulla privacy (55,5%) e risponda a quiz sui social media. Quasi il 50%, poi, utilizza ancora informazioni personali, come la squadra di calcio preferita o il nome del primo animale domestico, per ricordare le proprie password.

Insegnare alle nuove generazioni i pericoli del phishing

“La criminalità informatica sta diventando sempre più sofisticata e non possiamo permetterci di essere così poco attenti quando si tratta di agire. È necessario che un numero maggiore di utenti prenda sul serio la criminalità informatica, altrimenti saranno loro stessi e la prossima generazione a pagarne il prezzo”, continua David Emm.
Più consapevolezza ed educazione alla sicurezza online sono necessarie per combattere la sempre maggiore diffusione delle truffe di phishing. Non solo, anche per insegnare alle nuove generazioni i pericoli della criminalità informatica. 

Imprese, aperture stabili nel primo trimestre 2023

Nonostante qualche difficoltà, il sistema imprenditoriale italiano tiene anche nel primo trimestre del 2023. Le aperture rimangono stabili, anche se aumentano leggermente le chiusure. In particolare, è positivo l’andamento relativo alle società mentre è in calo il numero delle imprese individuali. Sono solo alcuni dei dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative all’andamento del I trimestre del 2023, a conclusione del quale il tessuto imprenditoriale si è ridotto di -7.443 unità (pari a una variazione del -0,12% dello stock di imprese). Una flessione che resta tra le più contenute del recente passato e che (con l’unica eccezione del 2021, in piena pandemia) caratterizza tradizionalmente i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo. 

Senza variazioni le iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio

Aperture stabili, chiusure in aumento e saldo lievemente negativo per le imprese italiane tra gennaio e marzo. Il primo trimestre dell’anno ha evidenziato una sostanziale stabilità delle iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di commercio (101.788 unità, in linea rispetto allo stesso periodo del 2022) e un sensibile incremento delle chiusure rispetto allo stesso periodo del biennio precedente (109.231 unità) che, tuttavia, restano tar i valori più contenuti degli ultimi dieci anni.

Differenze fra settori: bene attività scientifiche, immobiliare e costruzioni, meno il commercio

Pur in un contesto di sostanziale stabilità, alcuni settori vedono aumentare in modo apprezzabile la propria base imprenditoriale. Tra questi si segnalano le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.992 imprese), le attività immobiliari (+1.571) e le costruzioni (+1.070), ancora sotto l’onda “lunga” degli incentivi all’edilizia. Sul fronte opposto ad arretrare maggiormente sono i settori del commercio (-8.806 imprese, -0,61%) e dell’agricoltura (-6.167 unità, -0,85%). 

Le società di capitali crescono di 13mila unità

Tra le forme giuridiche, il segmento più dinamico del nostro tessuto imprenditoriale continua a essere quello delle società di capitali, che aumenta nel trimestre di 13mila unità (pari a un tasso di crescita dello 0,69%). Una vitalità che solo in parte riesce a controbilanciare, però, il saldo negativo delle ditte individuali, che nel periodo diminuiscono di 14.389 unità (pari allo 0,47% in meno), delle società di persone (-5.068 pari a un tasso di crescita di -0,56%) e delle “Altre forme”, che fanno segnare 733 unità in meno (pari allo 0,35% in meno). 

Il nuovo Reddito di Cittadinanza sarà la Garanzia per l’Inclusione

La Garanzia per Inclusione è il nuovo strumento introdotto dal Governo a contrasto della povertà. Dal 1° gennaio 2024 sostituirà il Reddito e la Pensione di Cittadinanza. Sebbene fosse stato annunciato uno stravolgimento della misura, sulla base di quanto emerge Garanzia per Inclusione e Reddito di Cittadinanza non sono così differenti, se non per l’Isee più ‘basso’ necessario per accedere al beneficio. La novità principale della Garanzia per Inclusione riguarda infatti l’esclusione di una larga platea di possibili beneficiari in conseguenza dell’ulteriore abbassamento della soglia Isee, che passa dai 9.360 euro per il RDC a 7.200 euro per richiedere la GIL.

La soglia reddituale

Come nel caso del RDC anche per la GIL è richiesto un reddito familiare non superiore a 6mila euro moltiplicato per la scala di equivalenza, un valore in base a cui l’importo aumenta al crescere del numero dei componenti del nucleo familiare. In particolare, l’aumento è del 40% in presenza di uno o più componenti con più di 18 anni che non usufruiscono dell’assegno unico e del 220% con componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienti. Per figli minori percettori di assegno unico è riconosciuto un importo mensile pari a 50 euro. 

A chi spetta?

Un’importante novità riguarda i destinatari della Garanzia per l’Inclusione. Sebbene rientri nel quadro delle politiche attive per il contrasto alla povertà, nei fatti sembra essere più orientata ad agevolare l’inclusione sociale e lavorativa di soggetti fragili. Uno dei requisiti fondamentali per richiedere la Gil riguarda infatti la presenza, nel nucleo familiare, di almeno un componente con disabilità, un minore, un soggetto con almeno 60 anni, o con una patologia riconosciuta ai fini della dichiarazione di invalidità civile, anche temporanea. Inoltre, occorre essere cittadini italiani, essere cittadini europei, essere cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno, residenti in Italia da almeno cinque anni (erano 10 per il RDC), di cui gli ultimi due in modo continuativo.

Importi e durata

Viene mantenuto lo stesso sistema di calcolo adottato per il Reddito di Cittadinanza, a fronte del quale ai beneficiari verrà erogato un assegno mensile di 500 euro aggiornato alla scala di equivalenza, integrato di 280 euro di contributo per l’affitto. Il sussidio verrà erogato per 18 mesi con possibilità di richiederlo nuovamente per altri 12 dopo un mese di stop. Alla GIL si accompagneranno anche altre due ulteriori forme di sostegno che prevedono l’erogazione di un sussidio di importo pari a 350 euro, la Prestazione di Accompagnamento al Lavoro (spettante a coloro che hanno concluso i 7 mesi previsti di RDC e hanno sottoscritto un Patto per il Lavoro), e la Garanzia per l’attivazione lavorativa, destinata a tutti i soggetti appartenenti a nuclei familiari non in possesso dei requisiti per richiedere la GIL. Nello specifico, soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni con ISEE non superiore a 6mila euro.

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Mai caricare il proprio smartphone in stazione o aeroporto. L’alert dell’FBI

In viaggio, in situazioni di emergenza o semplicemente di attesa, sarà capitato a tutti di caricare il proprio device a un caricatore pubblico. Ormai sono numerose e diffuse ovunque le colonnine dove è possibile, quasi sempre gratuitamente, fare il pieno di corrente. Eppure questa banale pratica può avere delle controindicazioni anche serie. A lanciare l’allarme è nientedimeno che l’FBI statunitense.

L’allarme lanciato con un tweet

L’FBI mette in guardia contro l’uso di stazioni di ricarica per telefoni pubblici. “Evita di utilizzare stazioni di ricarica gratuite negli aeroporti, negli hotel o nei centri commerciali”, ha affermato un recente messaggio twittato dall’ufficio sul campo dell’FBI di Denver. “I malintenzionati hanno escogitato modi per utilizzare le porte USB pubbliche per introdurre malware e software di monitoraggio sui dispositivi. Porta il tuo caricabatterie e il cavo USB e usa invece una presa elettrica”. Con questo messaggio, assolutamente lapidario, l’FBI ha messo in guardia i consumatori dall’utilizzo di stazioni di ricarica pubbliche gratuite, affermando che i truffatori sono riusciti a dirottare caricabatterie pubblici che possono infettare i dispositivi con malware o software che possono consentire agli hacker di accedere al tuo telefono, tablet o computer.

Rischi più seri per i sistemi Android

Il rischio è più alto per gli utenti Android, ma anche iPhone e iPad non sono invincibili a questo tipo di attacchi. L’FBI consiglia quindi di utilizzare il proprio caricatore e attaccarlo alle prese a muro dei luoghi pubblici, o meglio ancora di portarsi dietro un power bank. Su iOS, è sempre fondamentale rispondere no alla domanda “autorizza questo computer o accessorio” quando si collega un iPhone o un iPad.

La guida per i comportamenti più “furbi” da seguire

Il Federal Bureau of Investigation (FBI), in concomitanza con l’alert, ha anche diffuso una guida analoga sul suo sito web. Questo fenomeno – quello di sottrarre dati attraverso le stazioni di ricarica – viene definito juice jacking”. Negli Usa, anche la Federal Communications Commission ha messo in guardia gli utenti da questo rischio, evidentemente sempre più diffuso, con una serie di consigli. I dispositivi di consumo con cavi USB compromessi possono essere dirottati tramite software che può quindi sottrarre nomi utente e password, ha avvertito la FCC già dal 2021. La commissione ha consigliato ai consumatori di evitare le ricariche nei luoghi pubblici.

Mercato immobiliare: il 2023 preannuncia uno scenario avverso

Il 1° Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma conferma i timori affiorati a fine 2022. Il protrarsi della guerra russo-ucraina e la severità delle misure di politica monetaria decise dalla BCE concorrono a delineare un quadro tutt’altro che favorevole per il mercato immobiliare italiano, preannunciando per il 2023 uno scenario avverso. L’Osservatorio evidenzia quattro temi che sintetizzano quanto accaduto nell’ultimo periodo: la recessione mancata del Paese, il crollo dei prezzi energetici, l’inefficacia della politica monetaria delle banche centrali e le aspettative ancora in ‘mare aperto’.  In uno scenario macroeconomico complicato, e dalle prospettive ancora indecifrabili, il ricorso al credito da parte delle famiglie italiane diventa imprescindibile, scontrandosi però con un orientamento delle politiche di erogazione da parte delle banche più prudente e selettivo.

Politiche creditizie più prudenti incidono negativamente sulla domanda

“A rendere più impervio l’accesso al credito non è solo l’accresciuta onerosità del finanziamento, con tassi passati in media dall’1,93% di maggio 2022 al 3,79% di febbraio 2023, quanto la mutata percezione sulla solvibilità futura di molti potenziali mutuatari”, osserva Luca Dondi, AD Nomisma. 
Politiche creditizie più prudenti incidono quindi negativamente sull’afflusso di domanda al mercato, determinando una flessione dell’attività transattiva stimata nell’ordine del 14,6% su base annua.

Si accorciano i tempi per finalizzare la vendita

Il monitoraggio condotto su 13 mercati intermedi (Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno Taranto, Trieste, Verona) conferma comunque il perdurare di un’intonazione positiva dei prezzi (+3,1% su base annua), anche se è riscontrabile una certa eterogeneità delle performance, dovuta principalmente agli sfasamenti temporali che hanno segnato le fasi di inversione dei cicli immobiliari. In nessun caso la variazione dei prezzi ha consentito un’effettiva salvaguardia in termini reali dei valori immobiliari. Nell’ultimo anno, però, i tempi per finalizzare la vendita di un’abitazione si sono accorciati (5,4 mesi in media), e tra i mercati monitorati è Trieste a segnare i tempi più bassi per concludere una trattativa di vendita (3 mesi). Insieme a Verona e Parma, Trieste rappresenta inoltre il mercato con maggiore liquidità.

Mercato corporate: i dubbi degli investitori stranieri

Nella media dei 13 mercati monitorati i rendimenti lordi da locazione non hanno subito variazioni significative, e si attestano in media sul 5,5% nel residenziale. Hanno raggiunto i livelli minimi del periodo (2000-2023) i tempi medi per affittare un’abitazione, scesi a 1,5 mesi. 
Sul versante corporate, invece, la situazione rilevata dall’analisi Nomisma appare più articolata. Proprio quando la risalita del comparto sembrava procedere con passo spedito, con volumi tornati su livelli prossimi ai massimi storici, il progressivo indebolimento delle prospettive di crescita economica ha fatto riemergere dubbi da parte degli investitori stranieri relativamente alle prospettive del Paese, e alla sostenibilità del debito pubblico. 

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Italiani e sonno, come sono le notti dei nostri connazionali?

Dormire bene è necessario per per vivere bene. Il sonno è infatti una componente essenziale di un corretto stile di vita, alla pari dell’alimentazione e dell’attività fisica. Ma come dormono gli italiani? Per scoprirlo è stata condotta un’indagine ad hoc in occasione del World Sleep Day 202. L’obiettivo del World Sleep Day è proprio quello di sensibilizzare sul ruolo che la cattiva qualità e quantità del sonno ha sul benessere mentale, fisico e sociale di una persona. Proprio per questo, Ipsos ha chiesto a un campione rappresentativo di italiani se soffrissero, o avessero sofferto in passato, di uno o più disturbi del sonno – tra cui insonnia, sonnambulismo, paralisi del sonno, apnee notturne. 

Circa la metà degli intervistati ha sofferto di disturbi del sonno

Dai risultati del sondaggio risulta che quasi la metà dell’opinione pubblica, di cui 49% donne e 38% uomini, soffra o abbia sofferto di disturbi del sonno. La metà di coloro che soffrono/hanno sofferto di disturbi del sonno ha citato l’insonnia, in particolare sembra essere più comune tra studenti, pensionati e autonomi, seguita da tachicardia, attacchi di ansia e/o di panico notturni (19%), più frequente tra disoccupati e dipendenti. Tra quanti affermano di soffrire di disturbi del sonno, o di averne sofferto in passato, la maggioranza attribuisce la causa ad ansia, stress e preoccupazioni e tra i rimedi che usano o hanno usato per risolvere il problema, due persone su cinque hanno indicato le tisane rilassanti. Tra gli altri rimedi, si ritrova lo svolgere attività (es. leggere, camminare, cucinare) e la melatonina.

Cos’è il World Sleep Day

Il World Sleep Day è una ricorrenza annuale che si celebra il 17 marzo in tutto il mondo, promossa dalla World Sleep Society e dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) in Italia, con l’obiettivo di sensibilizzare sul ruolo del sonno nella salute e nel benessere fisico, mentale e sociale di una persona. Dai dati scaturiti dal sondaggio condotto da Ipsos, si può notare che circa la metà delle persone dorme tra le 7 e le 8 ore a notte, ed un terzo del campione tra le 5 e le 6 ore, di cui quasi la metà sono appartenenti alla generazione dei Boomers.

No a device e TV prima di coricarsi 

Molti esperti sconsigliano l’uso di dispositivi elettronici come smartphone, tablet e computer poco prima di addormentarsi e di evitare di dormire con la televisione accesa, in quanto la luce emessa da questi schermi influisce sul ritmo circadiano, confondendo l’orologio biologico interno. Tuttavia, il sondaggio Ipsos rivela che quattro persone su dieci guardano la TV/Film/Serie TV prima di dormire e una su tre utilizza smartphone o tablet, soprattutto i membri della GenZ e i Millennials, entrambi quasi al 50%.

I dipendenti chiedono più servizi, benefit e attenzione al benessere psicofisico

È quanto emerge dall’International workforce and wellbeing mindset study condotto da Alight: nel 2022 solo il 31% dei dipendenti considera la propria attuale esperienza lavorativa di ottima qualità.
“Per creare esperienze che soddisfino le mutate esigenze dei dipendenti le organizzazioni devono migliorare alcuni aspetti ormai diventati fondamentali, quali servizi, benefit e attenzione al benessere fisico e mentale – dichiara Silvia Maffucci, VP risorse umane Alight -, in modo che i lavoratori possano sentirsi realmente apprezzati e coinvolti”.
È essenziale, quindi, che i datori di lavoro si attivino per coinvolgere maggiormente i dipendenti instaurando con loro un rapporto di fiducia reciproca.

Cinque consigli per valorizzare i talenti

Alight suggerisce 5 consigli per valorizzare i talenti all’interno della propria organizzazione. Il primo è offrire soluzioni e benefit personalizzati. Con l’inclusione di talenti sempre più diversi e variegati tra loro, è necessario che i datori di lavoro si adoperino per essere in grado di offrire benefit atti a soddisfare le esigenze di un’ampia gamma di individui appartenenti a culture e modelli familiari diversi.  Un approccio unico potrebbe non funzionare per tutti, perciò un numero crescente di aziende sta abbracciando l’offerta di benefit iper-personalizzati, alimentati dall’AI e supportati da tecnologie e soluzioni di alto profilo.

Nuovi modelli lavorativi contro il burn-out

Negli ultimi anni, grazie alla maggiore flessibilità lavorativa adottata da molte aziende, i dipendenti possono prendersi cura di sé e allo stesso tempo essere più produttivi. Ora è necessario dare ai propri dipendenti l’opportunità di usufruire di nuovi modelli come, ad esempio, la settimana lavorativa corta, o benefici, quali momenti da dedicare alla cura del proprio benessere fisico e mentale. Per limitare situazioni faticose dal punto di vista fisico ed emotivo, e costruire un ambiente di lavoro sereno, è fondamentale impegnarsi a sviluppare una cultura aziendale che supporti il benessere dei dipendenti. I manager devono essere formati per ridurre al minimo il rischio di burn-out adottando alcune strategie che mettano il dipendente nella condizione di dare il massimo senza sviluppare ansia da prestazione, ed evitando situazioni di disagio psicofisico.

Il digitale e gli strumenti di Talent Management

L’adozione di strumenti digitali funzionali può rivelarsi un potente mezzo per trattenere e stimolare i propri talenti. In questo modo, viene data la possibilità alle risorse di accedere e gestire digitalmente tutte le attività in maniera veloce e sicura. Inoltre, la possibilità di affidare la pianificazione di alcuni incarichi alle tecnologie permetterebbe ai dipendenti di focalizzarsi sugli obiettivi da raggiungere.
Un’azienda non deve solo assicurarsi la capacità di attrarre e trattenere i talenti, ma deve anche essere in grado di incoraggiarli a maturare umanamente e professionalmente. Avvalersi degli adeguati strumenti di Talent Management può rivelarsi la scelta giusta per far sentire i propri dipendenti motivati e valorizzati. E un approccio ‘people first’ è un vantaggio che può fare la differenza.

Come contenere le spese? Il nuovo trend è lo Smart spending

Come gestire le spese di casa in un’ottica di risparmi? È lo ‘smart spending’, il trend oggetto di un’indagine commissionata da HelloFresh, che ha esplorato le tendenze di ricerca per capire come sono cambiate le abitudini di risparmio degli italiani negli ultimi mesi. Infatti la routine famigliare e l’organizzazione della vita domestica si confermano al primo posto per la media di ricerche mensili su Google. L’aumento del costo della vita si è fatto sentire, e tante famiglie sono alla ricerca di consigli e idee su come risparmiare, soprattutto nell’ambito dell’elettricità e della spesa alimentare. Silva Bucci, co-fondatrice di APOI, Associazione Professional Organizers Italia, ha stilato alcuni tips per pianificare la vita famigliare e spendere in modo intelligente

Conoscere le disponibilità economiche e tenere traccia delle abitudini di spesa

Tenere traccia delle entrate e uscite è facile, ma il passo successivo è vedere quanto si spende e per cosa, per poi capire dove diminuire, aumentare e spostare a seconda delle priorità. Ma un’alimentazione corretta ed equilibrata nasce da una scelta consapevole dei prodotti, e dalla pianificazione dei pasti a seconda delle esigenze e dei gusti di tutta la famiglia. Istituire la giornata ‘zero spese’, poi, significa abituarsi a non spendere assolutamente nulla per un giorno alla settimana. Per farlo basta organizzarsi: ad esempio, fare colazione a casa e portare pranzo e spuntini in ufficio, in modo da allenarsi a spendere con più attenzione trovando soluzioni alternative.

Fare attenzione ai consumi di casa

Il metodo consiste nel suddividere il reddito mensile in tre categorie, destinando circa il 50% ai costi fissi, il 30% a svago e desideri, e il 20% al risparmio. In questo modo sarà facile monitorare le proprie finanze. Le spese per acqua, luce, gas e manutenzione sono costi fissi da tenere sotto controllo. Anche in questo caso, bastano piccole accortezze: vestirsi un po’ più pesanti e abbassare il riscaldamento, spegnere l’acqua della doccia mentre ci si insapona, utilizzare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico, o preferire le lampadine Led.

Una buona gestione dell’economia familiare parte dalla tavola

E in cucina? In tema di buona gestione dell’economia familiare tutto ciò che ruota intorno alla tavola e alla spesa sono veri hot topic, riporta Ansa. Carne e pesce, ad esempio, sono gli alimenti più difficili da gestire per rispettare il budget prefissato, tanto che le ricerche su Google su come cucinarli spendendo meno sono aumentate rispettivamente del +47% e del +49%.
“Specialmente in questo particolare momento è più che mai importante e necessario fare attenzione alla nostra alimentazione ed essere consapevoli in merito a ciò che mangiamo, quanto investiamo in cucina in termini economici e di tempo – commenta Silva Bucci -. Ci vengono in aiuto l’organizzazione e la pianificazione per ripartire con nuove abitudini, che ci permettono di scegliere cosa acquistare e come mangiare in modo sostenibile e di qualità”.

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Finanza green: perchè cala l’interesse degli italiani?

Tra i fattori che più inducono alla prudenza c’è il rischio del greenwashing, fenomeno ormai al centro dell’attenzione dei regolatori internazionali. Di fatto, nel 2022 l’interesse degli italiani verso gli investimenti sostenibili è in leggero calo. In prospettiva però la ‘finanza verde’ mantiene la sua forza di attrazione, tanto che buona parte degli italiani è disposta a valutare nei prossimi due anni un ri-orientamento del proprio portafoglio titoli in favore dei prodotti sostenibili. Si tratta di alcune evidenze emerse nel corso di un convegno svolto presso la Consob di Roma sul tema ‘Investimenti sostenibili. Conoscenze, attitudini e scelte degli investitori italiani’. Il convegno ha approfondito i temi della sostenibilità affrontati nell’ottavo Rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, presentato il 26 gennaio scorso.

Il 15% degli italiani investirebbe in prodotti finanziari sostenibili: -2% sul 2021

In un contesto di incertezza economica e geopolitica, caratterizzato da una brusca impennata dell’inflazione e dalla guerra in Ucraina, secondo un sondaggio condotto tra giugno e luglio 2022 su un campione di 1.436 intervistati, il 15% degli italiani si dice interessato a investire in prodotti finanziari sostenibili. Ovvero, quelli che si contraddistinguono per l’impegno verso la tutela dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori e dei valori del buon governo societario. Questo, anche a costo di accettare rendimenti più bassi rispetto a quelli prospettati da altre forme di investimento. Ma nel 2021 il dato corrispondente era al 17%.

Paura del greenwashing

Il 48% degli intervistati (57% nel 2021) si dichiara disposto a investire in prodotti finanziari Esg (Environment, Social, Governance) solo a condizione che i rendimenti siano pari, o addirittura superiori, a quelli offerti da investimenti non sostenibili. Il 17% dichiara, invece, di non avere alcun interesse per la finanza sostenibile, contro il 13% di un anno prima.
“I dati rivelano che il greenwashing, inteso come affermazioni fuorvianti sulle effettive caratteristiche di sostenibilità dei prodotti, è fra i timori e i rischi percepiti dagli investitori – osserva Chiara Mosca, Commissaria Consob -. È un fenomeno che può minare la fiducia”. Per questo, “il contrasto del greenwashing – aggiunge Mosca – è una priorità globale ed è nell’agenda dei regulator internazionali”.

Poco informati, ma disposti a rafforzare la componente “verde” del portafoglio

Dal sondaggio risulta anche che le conoscenze degli italiani sul mondo della finanza sostenibile sono ancora piuttosto limitate. Solo il 29% del campione, infatti, ha risposto correttamente ad alcune semplici domande sulle caratteristiche dei prodotti finanziari sostenibili. Tuttavia, malgrado la flessione registrata nel 2022, il ‘verde’ in finanza non perde appeal. Il 57% degli intervistati è infatti propenso a modificare nei prossimi due anni le proprie scelte di investimento, rafforzando la componente della sostenibilità. E l’interesse risulta maggiore tra le donne, i giovani, gli investitori abbienti e quelli più alfabetizzati dal punto di vista finanziario.

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