Italiani pronti a dire stop alle confezioni alimentari in plastica 

Solo un italiano su cinque dichiara di conoscere il processo di riciclo della plastica, e solo poco più di uno su dieci è a conoscenza della proposta di regolamentazione dell’Unione Europea in materia di imballaggi, finalizzata a ridurre la quantità di rifiuti in plastica e migliorare il riciclo di quella in circolazione. Ma ben nove su dieci si dicono pronti a fare sacrifici per aiutare la salvaguardia dell’ambiente. E la propensione green degli italiani sembra cominciare proprio dalla rinuncia alle confezioni e agli imballaggi alimentari in plastica. Lo rivela un sondaggio Ipsos del 2023 commissionato da Marevivo, associazione Onlus che opera in difesa del mare e dell’ambiente, con il sostegno della Fondazione Hillary Merkus Recordati, nell’ambito della campagna #BastaVaschette.

Frutta e verdura: meglio acquistarle sfuse 

Se è vero che per la transizione green è necessario l’impegno di tutti, gli italiani sono in prima linea. Secondo quanto emerge dal sondaggio Ipsos, di fronte alla possibilità di scegliere se acquistare frutta e verdura in confezione di plastica oppure sfuse, il 78% degli intervistati opta per la seconda soluzione, e solo il 22% per quella confezionata. Un dato particolarmente indicativo, specie se si pensa che l’82% degli italiani consuma frutta e o verdura quotidianamente, acquistandola nel 70% dei casi presso supermercati e ipermercati.

Motivazioni reali e falsi miti

Le principali motivazioni che spingono gli italiani ad acquistare frutta e verdura sfuse sono la possibilità di scegliere l’esatta quantità di prodotto, indicata dal 35% degli intervistati, e il fatto di poter ‘toccare con mano’ la qualità dei prodotti che si stanno acquistando (29%). Coloro che invece optano per prodotti vegetali confezionati lo fanno per ridurre i tempi della spesa e per una presunta maggiore garanzia di igiene. Riguardo le confezioni alimentari in plastica esistono ancora diversi falsi miti da sfatare. Il 22% del campione di italiani infatti è ancora convinto che gli imballaggi di plastica proteggano la nostra salute, e il 19% che contribuiscano a ridurre lo spreco alimentare.

A grande richiesta più azioni di sensibilizzazione da parte delle istituzioni

Parallelamente, emergono dati confortanti che sottolineano una maggiore consapevolezza e sensibilità degli italiani rispetto al tema degli imballaggi in plastica. Oltre il 90% degli intervistati, riporta Adnkronos, è ben conscio che ridurre il consumo di plastica sia fondamentale per difendere l’ambiente e che ciascuno può contribuire attivamente a migliorare la situazione con le proprie azioni. Da sottolineare anche la richiesta da parte della stragrande maggioranza del campione di italiani (90%) di più azioni di sensibilizzazione e informazione da parte del Governo e delle istituzioni sui temi del rispetto dell’ambiente.

Carte elettroniche: come usarle in vacanza evitando le frodi

Durante il periodo estivo aumenta l’utilizzo delle carte di credito, debito o prepagate, e con esso il rischio frodi, soprattutto per quanti trascorreranno le vacanze all’estero. In dodici mesi più di 3,2 milioni di italiani hanno subito una truffa o un tentativo di truffa connesso alla propria carta. Per aiutare i viaggiatori a riconoscere i pericoli ed evitare brutte sorprese, Facile.it ha stilato un vademecum. Ma innanzitutto è necessario ricordare che le carte elettroniche possono non essere accettate in tutto il mondo. Quindi, meglio dotarsi di una seconda carta. 

Prelievi, massimali, commissioni extra

In caso di prelievo di denaro contante, ricordare che la carta di credito solitamente ha commissioni più elevate rispetto al bancomat. Attenzione anche ai limiti di spesa giornalieri: spesso le carte di debito e le prepagate hanno massimali più contenuti. Dal punto di vista dei costi, se l’operazione avviene in uno dei Paesi appartenenti all’area Sepa (UE e alcuni Stati extra UE ma aderenti), non ci sono commissioni, se invece ci si trova in uno Stato diverso da questi, potrebbero essere applicati costi aggiuntivi legati al cambio valuta. In caso di pagamento o prelievo in area extra-euro, se viene richiesto, è consigliato scegliere la valuta locale anziché la propria moneta. Così si ottengono migliori condizioni di cambio valuta, evitando addebiti onerosi.

Furto, smarrimento, addebiti indebiti: l’app risolve tutto

Nel caso di furto o smarrimento, ma anche spese addebitate e non effettuate, bisogna bloccare immediatamente la carta. È possibile farlo telefonicamente contattando il proprio istituto di credito o, in alcuni casi, direttamente dall’app di Home Banking. Ricordarsi poi che pin e carte non ‘vanno’ mai insieme. Per evitare che una volta sottratta la carta venga usata liberamente, è fondamentale non tenere mai il codice di sicurezza nel portafoglio insieme alla carta. Oggi la maggior parte delle banche offre conti correnti e carte elettroniche monitorabili in tempo reale tramite app. Questo permette di tenere sotto controllo movimenti e spese, e intervenire tempestivamente in caso di necessità. Inoltre, meglio attivare un servizio di alert, che in caso di utilizzo della carta avviserà tramite SMS.

Figli in viaggio senza genitori: la soluzione è una prepagata

Affidare una carta di credito a un ragazzo, magari al suo primo viaggio da solo, potrebbe essere pericoloso. Come fare per limitare i rischi? La soluzione potrebbe essere una carta prepagata. Si tratta di uno strumento di pagamento sempre più diffuso perché garantisce la stessa praticità del bancomat con il vantaggio di avere un plafond limitato, così da tutelare i giovani, e soprattutto i genitori, da eventuali smarrimenti o spese folli. Il consiglio, però, è verificare prima di partire che la carta sia abilitata e accettate nel paese di destinazione.

Cyber insurance: gli attacchi nel 2023 aumentano del +50% 

La prima metà del 2023 ha visto un aumento significativo degli attacchi ransomware: la frequenza è aumentata di quasi il 50% rispetto al corrispondente periodo del 2022. Il terzo rapporto annuale sugli andamenti della cyber insurance del broker internazionale Howden, intitolato Coming of Age, non ha ravvisato però un corrispondente aumento dei sinistri. Questo, a conferma di una maggiore efficacia globale nella gestione del rischio ransomware, del miglioramento della resilienza delle aziende e della stabilizzazione del mercato assicurativo cyber.
Il rapporto mostra tuttavia che è necessario fare di più se si vuole soddisfare la crescente domanda dei clienti in tutto il mondo.

Supportare gli imprenditori nella gestione di una cyber pandemia

“Ci siamo messi immediatamente a disposizione degli imprenditori italiani per supportarli nella prevenzione e gestione di una pandemia cyber già in atto- commenta Federico Casini, CEO Howden Italia -. Non si tratta solo di un’opportunità di business, ma di un dovere sociale che ogni assicuratore deve avere per non fermare lo sviluppo dell’economia e sostenere anche l’internazionalizzazione delle imprese”.
Howden prevede che le dimensioni del mercato cyber globale potrebbero raggiungere 50 miliardi di dollari entro il 2030. La realizzazione di questo potenziale è legata però a tre fattori: la distribuzione in nuovi settori, la gestione del tail risk (il rischio di un evento molto raro ma che va considerato e calcolato) e l’attrazione di nuovi capitali. Se queste sfide saranno affrontate con successo, il mercato si troverà all’inizio di un periodo di crescita in grado di determinare grandi cambiamenti.

Un mercato ricco di sfumature

Dopo un’importante correzione del mercato assicurativo a seguito dell’impennata dei sinistri derivanti da eventi ransomware nel 2020 e 2021, che ha fatto più che raddoppiare il costo delle polizze, le condizioni hanno iniziato a stabilizzarsi. Questo, grazie soprattutto a controlli del rischio più efficaci, che hanno scoraggiato o mitigato gli attacchi. Ma il cyber crime raramente si ferma. Gli sviluppi per il 2023 indicano un mercato ricco di sfumature, caratterizzato sia dall’ottimismo di dinamiche di offerta più favorevoli per gli acquirenti di polizze, sia dall’incremento di attacchi ransomware e truffe, le preoccupazioni per le potenziali perdite sistemiche e l’insufficiente disponibilità di capitale.

Un’epidemia ransomware

“L’epidemia ransomware che ha colpito l’Europa a partire dal 2019 ha particolarmente interessato il nostro Paese, che ha assunto purtroppo il primato per numero di attacchi di questo tipo nel 2022 – commenta Roberto Panzeri, Head of Financial Lines Howden Italia, come riporta Italpress-. Ciò a cui stiamo assistendo in questi primi sei mesi del 2023 è una sorta di stabilizzazione del fenomeno in termini di severità dei ransomware, anche grazie ai miglioramenti del livello di resilienza cyber raggiunto dalle aziende italiane, dalle big corporation alle Pmi”.

Deinfluencing: cos’è la controtendenza agli acquisti compulsivi?

Il deinfluencing si sta affermando come il fenomeno contrario a quello degli influencer, il cui fine non è tanto far acquistare agli utenti i beni di cui hanno bisogno, quanto far nascere il desiderio di comprarne altri. Gli influencer consigliano gli utenti dei social media determinati acquisti perché guadagnano promuovendo i brand: più utenti acquistano dal link associato all’influencer (link referral), più aumenta il loro guadagno. Questo link consente un tracciamento preciso del numero di acquisti promossi e portati a termine da ciascun profilo. Le ragioni che animano il deinfluencing, al contrario, sono di tipo etico e puntano a ottenere risultati anche nel campo ambientale. Di fatto gli obiettivi del deinfluencing sono ridurre la sovraesposizione ai social media e contrastare l’iperconsumismo.

Dal desiderio di sentirsi parte di un gruppo all’effetto dopamina

I social media sono pieni di contenuti pensati per spingere all’acquisto di beni di consumo, nel campo della cosmesi o dell’abbigliamento, ma non solo. Sono diverse le dinamiche utilizzate sui social per spingere ad acquistare beni superflui. L’utente che guarda il contenuto può avvertire il desiderio di sentirsi parte di un gruppo identificato dallo stile utilizzato e da determinate scelte di consumo.
Poi, c’è ‘l’effetto dopamina’: quel senso di appagamento che prova il consumatore quando compra qualcosa di nuovo. La dopamina è un neurotrasmettitore, ed entra in gioco in ogni acquisto, anche in quelli offline. Sui social questo è effetto è amplificato dal contesto in cui viene fruito il contenuto: all’appagamento dell’acquisto si aggiunge la bravura dell’influencer nell’orientare all’acquisto e il desiderio dell’utente/acquirente di ostentare i propri beni a una platea molto più ampia di quella offline.

Ridurre lo shopping smodato e il carbon footprint 

Lo stesso effetto viene generato dall’arrivo di nuove notifiche. Spesso gli utenti social si augurano di trovare nuovi ‘mi piace’ ai propri post per provare quel senso di soddisfazione.
Si tratta, tuttavia, di un appagamento effimero. Proprio questa caratteristica fa entrare l’utente in un circolo vizioso, che rischia di tenerlo con gli occhi sullo smartphone per ore alla ricerca di ripetute, ma brevi soddisfazioni.
In definitiva, i social rappresentano l’ambiente ideale per stimolare l’acquisto di nuovi beni, non sempre realizzati da brand attenti al rispetto dell’ambiente. Lo scopo del deinfluencing è spegnere l’istinto di shopping compulsivo, riducendo quindi i ritmi frenetici della produzione che provocano un carbon footprint elevatissimo, come spiega nonsoloambiente.it.

L’anti challenge #NoNewClothes 

Il fenomeno del deinfluencing ha dato forma all’iniziativa #NoNewClothes che ha l’obiettivo di incentivare il riutilizzo dei capi d’abbigliamento.
Nel tempo l’hashtag è diventato una challenge atipica, riporta Adnkronos: gli utenti mostrano sé stessi mentre acquistano prodotti di seconda mano o prodotti da aziende virtuoso che producono i propri capi in maniera sostenibile. A questa iniziativa partecipano anche alcuni piccoli produttori e associazioni attive nel campo ESG.
Il fenomeno del deinfluencing non è ancora decollato, perché contrastato dall’attività dell’influencing, di gran lunga dominante sui social, ma potrebbe diventare un punto di riferimento in un mondo sempre più attento alla sostenibilità.

Vacanze truffa: quanti sono gli italiani caduti in trappola?

È quasi un milione il numero di italiani che nell’ultimo anno è stato vittima di una truffa o un tentativo di frode durante la prenotazione delle vacanze. Il rischio più frequente di truffa riguarda la ‘casa vacanza fantasma’, ma sono 276.000 anche coloro che arrivati sul luogo di villeggiatura hanno trovato una sistemazione completamente diversa da quella pubblicizzata. E 125.000 hanno trovato la casa o la camera già occupata.
L’allarme arriva dall’indagine condotta per conto di Facile.it dall’istituto di ricerca EMG Different. Chi è caduto in trappola in media ha perso 314 euro, nel 28% dei casi mai recuperati, per un valore complessivo stimato che sfiora i 100 milioni di euro.

Dalla casa fantasma a quella già occupata 


La truffa più comune è appunto quella della prenotazione di una struttura inesistente. Se circa 330.000 viaggiatori si sono accorti dell’imbroglio prima della partenza, oltre 133.000 lo hanno scoperto dopo aver pagato, e 55.000 solo una volta arrivati a destinazione.
Quanto alla struttura già occupata da altri, il 27% dei viaggiatori truffati se ne è andato senza pagare, la stessa percentuale ha preteso un cambio di sistemazione, il 23% ha ottenuto uno sconto sul prezzo concordato, ma il 21% non ha ottenuto nulla, e l’11% è stato costretto a procedere per vie legali.
Quasi due italiani su tre (65%), nonostante la truffa o il tentativo di truffa, hanno però deciso di non denunciare l’accaduto alle autorità competenti.

A rischio imbroglio anche hotel e villaggi turistici

Truffe o tentativi di truffa non riguardano solo case vacanza (36%) o B&B (35%), ma anche hotel (21%) e villaggi turistici (11%). Nel 47% dei casi la vittima ha trovato la struttura tramite un portale di prenotazioni online, mentre per il 21% l’annuncio è stato pubblicato su un social network.
Quasi 170.000 persone, poi, hanno visto l’annuncio truffaldino su un portale immobiliare, o un sito di annunci. Ma non manca chi è caduto in trappola con un semplice cartello ‘affittasi’ (circa 50.000), e l’11% è stato vittima di una truffa, o un tentativo di frode, nonostante avesse prenotato tramite un’agenzia di viaggi o immobiliare.

Cosa prevede l’assicurazione?

Per tutelare i viaggiatori alcune compagnie assicurative rendono disponibili  assicurazioni specifiche, che intervengono rimborsando le somme di denaro perse, sia in presenza di una truffa vera e propria sia se l’immobile non è conforme alla descrizione fornita nell’annuncio.
In questo caso, la copertura è garantita solo se la difformità è significativa, e tale da precludere parzialmente il normale uso dell’abitazione. Difformità di poco conto, come ad esempio un immobile più piccolo di quanto dichiarato o più distante dai servizi principali, potrebbero non essere coperte. In caso di difformità, il rimborso è ottenibile solo se si rinuncia completamente all’utilizzo dell’immobile affittato. Attenzione però a scoperti, franchigie, massimali ed esclusioni: la polizza casa vacanza è valida solo in presenza di un regolare contratto di locazione firmato, e se il pagamento è tracciabile.

Italiani alla guida: chi sono i più multati?

Chi sono i cittadini alla guida più multati d’Italia? Milanesi, fiorentini e bolognesi. Emerge dall’analisi congiunta Facile.it-Assicurazione.it, realizzata esaminando i rendiconti dei proventi delle violazioni del Codice della Strada pubblicati dalle città capoluogo di provincia italiane.
Nel 2022, considerando solo le 102 città capoluogo di provincia che hanno pubblicato i dati relativi ai proventi legati alle contravvenzioni stradali, l’importo complessivo supera 793 milioni di euro. E sono Milano (151 milioni di euro), Roma (133 milioni) e Firenze (46 milioni) i comuni che nel 2022, hanno incassato i maggiori proventi derivanti da sanzioni legate all’accertamento delle violazioni al Codice della Strada.

Più multe a milanesi, bolognesi e fiorentini

I guidatori più multati d’Italia sono i milanesi. Considerando che dai dati ufficiali Aci fanno capo a Milano oltre 870.000 veicoli tra auto e moto, nel 2022 la spesa pro capite per multe legate alle violazioni è stata di 174 euro. Seguono i conducenti fiorentini, che in media nel 2022 hanno pagato contravvenzioni di importo pari a 170 euro, i bolognesi (163 euro), i pavesi (129 euro), e gli abitanti di Siena (128 euro). Le città capoluogo di provincia che incassano meno proventi dalle multe stradali, sono Carbonia, che lo scorso anno ha incassato appena 120 mila euro, Enna (131 mila euro) e Agrigento (135 mila euro).

A Latina i conducenti sono virtuosi

Rapportando le somme incassate con il numero di autovetture e motocicli iscritti nei registri della motorizzazione, emerge che i conducenti meno multati nel 2022 sono stati quelli di Latina, che in media hanno speso a testa 2,2 euro. Seguono i guidatori di Agrigento, con una spesa pro capite pari a 2,5 euro, e quelli di Aosta, dove la ‘multa media’ è stata di 4,1 euro. Quanto ai proventi derivanti da violazioni dei limiti massimi di velocità, tra le città capoluogo di provincia quella con i maggiori incassi è Firenze (23 milioni di euro nel 2022). Milano slitta al secondo posto (13 milioni), mentre al terzo si classifica Genova (poco meno di 11 milioni), e Roma è quarta, con poco più di 6 milioni di euro.

Firenze supera i limiti di velocità

Complessivamente, le 102 città capoluogo di provincia analizzate nel 2022 hanno incassato 117 milioni di euro provenienti da violazioni dei limiti massimi di velocità. Rapportando i proventi con il numero di automobili e motocicli iscritti nei registri della motorizzazione emerge che i guidatori più multati per eccesso di velocità in Italia sono i fiorentini, che nel 2022 hanno speso, in media, quasi 85 euro per questo tipo di sanzione. Al secondo posto si posizionano i conducenti grossetani, con una spesa pro capite di 78 euro, mentre in terza posizione si classificano i guidatori di Rieti (54 euro).

Vasche spa idromassaggio all’aperto: goditi il piacere del relax sotto il cielo stellato

L’esperienza di immergersi in una vasca spa idromassaggio all’aperto è un vero e proprio toccasana per il benessere psicofisico.

La sensazione di avere l’acqua calda che avvolge il corpo e le bolle che massaggiando la pelle, rende la vasca spa idromassaggio un ottimo alleato contro lo stress e la tensione muscolare.

Ma cosa rende una vasca spa idromassaggio all’aperto così speciale?

Vediamo di seguito quali sono per la salute i benefici di immergersi in una vasca idromassaggio all’aperto e come scegliere la vasca spa idromassaggio perfetta per te.

I benefici per la salute di una vasca spa idromassaggio all’aperto

Riduzione dello stress

Immersi in una vasca spa idromassaggio all’aperto, è come se ci si immergesse in un’oasi di tranquillità.

Il calore dell’acqua e la pressione delle bolle hanno un effetto calmante sull’organismo, favorendo la riduzione dei livelli di stress e di ansia.

A parte questo, l’atmosfera rilassante di un cielo stellato può contribuire ad aumentare ulteriormente la sensazione di tranquillità e pace interiore.

Miglioramento della circolazione sanguigna

L’acqua calda di una vasca idromassaggio aiuta a dilatare i vasi sanguigni, migliorando così la circolazione del sangue nel corpo.

Ciò significa che l’ossigeno e i nutrienti possono raggiungere più facilmente le cellule del nostro organismo, migliorando la loro funzione e promuovendo la rigenerazione dei tessuti.

Alleviamento del dolore muscolare e articolare

Grazie alla combinazione di acqua calda e massaggi delle bolle, una vasca con idromassaggio può aiutare ad alleviare il dolore muscolare e articolare.

L’acqua calda aiuta a rilassare i muscoli ed ha una funzione analgesica, mentre la pressione delle bolle d’aria stimola la circolazione sanguigna e riduce l’infiammazione.

Miglioramento del sonno

Immergersi in una vasca idromassaggio all’aperto può aiutare a migliorare anche la qualità del sonno.

La sensazione di relax che si prova durante l’immersione può aiutare a ridurre i livelli di stress e di ansia, favorendo così un sonno più profondo e riposante.

Inoltre, il calore dell’acqua può contribuire a regolare la temperatura corporea, facilitando così il sonno.

Miglioramento del tono della pelle

L’acqua calda e i massaggi delle bolle d’aria possono aiutare a migliorare il tono della pelle.

La pressione delle bolle stimola la circolazione sanguigna, portando più nutrienti alle cellule della pelle e migliorando la sua capacità di rigenerarsi.

Inoltre, l’acqua calda aiuta ad eliminare le tossine dal corpo, contribuendo così ad una pelle più luminosa e sana.

Come scegliere la vasca spa idromassaggio perfetta per te

Quando si sceglie una vasca o piscina jacuzzi da esterno, ci sono diversi fattori da considerare.

Prima di tutto, bisogna scegliere la giusta dimensione in base ai propri desideri e al numero di persone che la utilizzeranno.

Inoltre, è importante considerare la forma e il design della vasca stessa, per assicurarsi che questa si adatti alle proprie preferenze estetiche e necessità di spazio.

Ci sono diverse soluzioni disponibili sul mercato, ed è importante sceglierne uno che consenta di coniugare funzionalità ed aspetto estetico, secondo le tue preferenze.

Anche la qualità dei materiali utilizzati per la realizzazione della vasca idromassaggio è importante: materiali di alta qualità assicurano infatti una maggiore durata e resistenza all’usura, oltre a garantire un’esperienza più confortevole e sicura.

Conclusioni

In sintesi, immergersi in una vasca spa idromassaggio all’aperto è un’esperienza che offre numerosi benefici per la salute ed il benessere psicofisico.

Tra questi il miglioramento della circolazione sanguigna e l’alleviamento del dolore muscolare.

Se ci sati pensando su, non perdere l’opportunità di usufruire del piacere del relax sotto il cielo stellato, immergendoti in una vasca idromassaggio all’aperto.

Scegli il modello perfetto per te e godi di tutti i benefici per la salute ed il benessere che questa esperienza può offrirti!

Energia solare: bollette meno care e ambiente più pulito. Ecco perché gli italiani la scelgono

Molti italiani scelgono il solare, e sposano la rivoluzione sostenibile del passaggio all’energia rinnovabile. La necessità di contenere i costi delle bollette (69,5%), la sostenibilità (49,7%) e il desiderio di indipendenza energetica (58,4%) sono infatti le motivazioni che hanno spinto gli italiani all’installazione di un impianto fotovoltaico. Sono alcune evidenze emerse dalla survey condotta da Otovo, il marketplace dedicato alla vendita online e installazione di pannelli fotovoltaici per il mercato residenziale. Per quanto riguarda la scelta dell’azienda a cui affidarsi, secondo Otovo è guidata dalla possibilità di usufruire di incentivi statali e detrazioni fiscali (77,9%), ma anche da poter delegare le questioni burocratiche e ingegneristiche (60,4%) e dalla qualità delle componenti (37,6%) affiancata dalla reputazione dell’azienda stessa (35,9%).

Un “passaggio” rallentato da vincoli e incertezze 

Se a fronte delle scelte compiute, e dell’attuale situazione relativa agli incentivi, il 72,5% degli intervistati ripeterebbe la propria scelta di installare un impianto fotovoltaico, chi ancora non è passato al solare non lo ha fatto soprattutto per l’incertezza della situazione relativa ai bonus statali (39,2%). Ma anche per la difficoltà nella scelta dell’azienda giusta a cui affidarsi (33,3%) e per la mancanza di sopralluogo prima dell’installazione (17,2%). A queste motivazioni va aggiunta anche l’impossibilità, riscontrata in molti casi, di procedere con l’implementazione di pannelli solari a causa di vincoli paesaggistici (15%), elemento attualmente risolvibile in Otovo grazie alla rinnovata disponibilità nella gestione di pratiche sottoposte a questo vincolo.

Al fotovoltaico la fine del Superbonus conviene 

A differenza di quanto si possa pensare, la fine del Superbonus e dello sconto in fattura hanno permesso al fotovoltaico di diventare ancora più conveniente. Non dovendo più sostenere gli oneri verso la banca, il preventivo oggi non viene più rincarato dal costo della cessione. Inoltre, viene applicato lo sconto detraibile in 10 anni dell’effettivo 50% grazie alla detrazione fiscale.
Come conseguenza, riporta Askanews, anche i prezzi dei fornitori si sono ridotti notevolmente, perché in precedenza erano ‘tarati’ su una domanda superiore.
“In Italia siamo ancora indietro nell’implementazione dell’energia solare rispetto agli altri paesi europei, e questo è un peccato perché le ore di sole e la nostra posizione geografica ci offrono un grande potenziale di utilizzo – commenta Fabio Stefanini, Managing Director di Otovo Italia, Svizzera, Austria e Germania.

Ritorno dell’investimento in 4 o 5 anni

 “L’indagine che abbiamo svolto ha evidenziato anche come le potenzialità di un impianto solare non siano ancora ben comprese – continua Stefanini -, basti pensare che solo il 37% dei rispondenti ha indicato correttamente 4 o 5 anni come tempo di rientro dell’investimento, mentre il 61% ha scelto 10 anni, quasi il doppio”. Viene invece riservata grande attenzione all’ambiente, che resta una delle motivazioni principali anche per chi ancora non ha installato un impianto (49,5%). C’è infatti più consapevolezza per quanto riguarda l’impatto ambientale, dove il 64% degli intervistati ha indicato un risparmio di CO2 di 2.000kg l’anno.

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Plastica, “è ora di agire”

La plastica è diventata una minaccia globale. Si trova infatti ovunque nel mondo: nel suolo, nell’acqua, nell’aria e persino nel cibo. Sebbene sia vero che la plastica abbia portato benefici all’umanità, è altrettanto vero che oggi il suo impatto sugli esseri viventi e sugli habitat è sempre più devastante, con danni quasi irreversibili per ogni specie di vita e la salute umana.
In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il WWF ha pubblicato il rapporto “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire” e chiede al governo di andare oltre il riciclo dei soli imballaggi, estendendo la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo, al fine di promuovere l’economia circolare come valore condiviso.

Serve una gestione più efficace ed efficiente

La gestione della plastica deve diventare più efficace e efficiente, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni alle aziende, fino alle persone e alle città in cui vivono. È necessario agire in tutte le fasi del ciclo di vita della plastica, dalla produzione al suo utilizzo e smaltimento. Il rapporto conferma che l’Italia è tra i peggiori Paesi inquinanti che si affacciano sul Mediterraneo, contribuendo all’inquinamento come secondo maggior produttore di rifiuti plastici in Europa. Secondo il WWF, non è più sostenibile limitarsi a un piano di riciclo limitato agli imballaggi, ma è necessario estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo, in modo che possano essere trasformati in nuovi oggetti, promuovendo l’economia circolare come valore condiviso.

Lo smaltimento è insufficiente

I danni causati dalla plastica sono numerosi e significativi in ogni fase del suo ciclo di vita, dalla produzione all’utilizzo e allo smaltimento. Nonostante una produzione in costante aumento, lo smaltimento della plastica è ancora altamente inefficiente, con tassi di riciclo globali inferiori al 10%. Di conseguenza, fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono ogni anno negli ambienti marini e terrestri, principalmente plastica monouso. Inoltre, la produzione di plastica oggi contribuisce per circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra, e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060 se l’attuale tendenza non verrà invertita.

Contaminazione globale

La contaminazione da plastica è diventata globale, diffusa e persistente in ogni ambiente naturale, come mari, fiumi, laghi, suolo e aria. L’inquinamento da plastica in Natura ha superato il “limite planetario”, oltre il quale non è più garantita la sicurezza degli ecosistemi per sostenere la vita. Per affrontare questa situazione, è necessario adottare un’approccio multilivello e coinvolgere tutti gli attori coinvolti nella filiera della plastica, dalla ricerca scientifica al settore pubblico e privato, dai progettisti agli utilizzatori e ai responsabili della gestione successiva all’uso. Le aziende hanno un ruolo chiave e devono seguire tre regole fondamentali: eliminare le plastiche difficilmente o non riciclabili e non indispensabili, innovare implementando modelli di business circolari per garantire che tutti gli oggetti in plastica possano essere riutilizzati, riciclati o compostati, e rendere circolari le plastiche aumentando la quantità di materiale riciclato nei nuovi prodotti in plastica, che devono essere facilmente riciclabili e accompagnati da chiare indicazioni per i consumatori su come smaltirli correttamente.

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Invecchiamento della popolazione, allarme sulle finanze dei Governi del mondo

L’invecchiamento della popolazione sta avendo un impatto significativo sulle finanze pubbliche a livello mondiale, secondo un avvertimento lanciato dal Financial Times basato sui dati delle agenzie di rating. L’aumento dei tassi di interesse, combinato con l’aumento delle pensioni e dei costi sanitari, sta mettendo a dura prova le finanze degli Stati, secondo Moody’s, S&P e Fitch.

Possibili cali di rating

La mancanza di riforme radicali potrebbe portare a una diminuzione dei rating sovrani a livello mondiale, creando un circolo vizioso in cui gli oneri fiscali aumentano e i costi dell’indebitamento salgono. La Federal Reserve degli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea e la Banca d’Inghilterra hanno tutte aumentato i tassi di interesse questo mese ai livelli più alti dalla crisi finanziaria, facendo incrementare i costi del servizio del debito dei governi.

I dati demografici sono un fattore chiave già a breve termine

Secondo Moody’s Investors, i dati demografici sono un fattore di considerazione a breve-medio termine e stanno già influenzando i profili di credito sovrano. Fitch avverte che, sebbene i dati demografici si evolvano lentamente, il problema sta diventando sempre più urgente e più i governi rimandano l’azione, più dolorose saranno le conseguenze.

L’impatto dell’invecchiamento sulla popolazione attiva

Le agenzie di rating sostengono che l’aumento dei costi di indebitamento sta aggravando l’impatto dei cambiamenti nella popolazione in età lavorativa e dei crescenti costi delle spese sanitarie e pensionistiche. Questo ha un effetto sul debito nell’Unione Europea, dove la quota di popolazione sopra i 65 anni passerà dal 20% attuale al 30% entro il 2050, così come in Giappone e negli Stati Uniti. Uno stress test condotto da S&P indica che un aumento di un punto percentuale dei costi di indebitamento aumenterebbe di circa 40 punti il rapporto debito/PIL per Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti entro il 2060.

I profili demografici peggiori? In Europa Centrale e Meridionale 

Gli analisti evidenziano che i paesi dell’Europa centrale e meridionale presentano i profili demografici peggiori a livello mondiale. In particolare, la Germania sta affrontando un rapido invecchiamento della popolazione, la Spagna ha un deficit strutturale nel sistema pensionistico e la Francia sta affrontando sfide finanziarie nella gestione del problema. La Grecia è stata elogiata per le riforme radicali del suo sistema pensionistico dopo la crisi del debito. Al contrario, diverse economie asiatiche, come Corea, Taiwan e Cina, vedono peggiorare le prospettive a causa delle pressioni demografiche. S&P ha stimato che entro il 2060 circa la metà delle maggiori economie mondiali potrebbe essere declassata a spazzatura, rispetto al terzo attuale, se non saranno adottate misure per ridurre i costi dell’invecchiamento della popolazione. 

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