Le skills di oggi? Competenza ed esperienza

Competenze ed esperienza sono diventate le parole chiave nel mondo del lavoro contemporaneo. Oggi, il possesso di un titolo di studio non è più sufficiente per garantirsi opportunità di carriera o retribuzioni adeguate.

Le aziende attribuiscono maggiore valore alle competenze pratiche e all’esperienza professionale dei candidati. Questo cambiamento, noto come “economia delle competenze”, ha preso avvio già durante la Grande Recessione del 2008 e si è accentuato ulteriormente con la pandemia.

Le hard skills invecchiano in 5 anni

Il mondo del lavoro sta evolvendo rapidamente, richiedendo competenze diverse giorno dopo giorno, il che costituisce una sfida per molte aziende. Un sondaggio condotto da Springboard ha rivelato che più di un terzo dei leader aziendali ritiene che le competenze tecniche attuali abbiano una durata di meno di due anni, mentre il 78% crede che le “hard skill” diventeranno obsolete in meno di cinque anni.

Secondo l’ultimo rapporto sul futuro dei lavori elaborato dal World Economic Forum, entro il 2028 il 44% delle competenze dei lavoratori subirà cambiamenti significativi o interruzioni, rendendo alcune competenze obsolete o richiedendo aggiornamenti importanti. Attualmente, il 70% dei leader aziendali riconosce l’esistenza di un divario di competenze che sta influenzando negativamente le prestazioni aziendali, limitando l’innovazione e la crescita.

Formazione centrale per la GenZ

L’azienda italiana Zeta Service, specializzata in servizi hr e payroll, ha affrontato questa sfida creando un Campus gratuito per la formazione delle future generazioni di lavoratori. Questo Campus si propone di colmare il divario tra conoscenze teoriche e competenze pratiche, preparando i giovani per il mondo del lavoro attuale e futuro. I giovani, in particolare la Generazione Z, riconoscono l’importanza della formazione nel progredire nella loro carriera.

Il 53% della Gen Z ritiene che l’apprendimento sia fondamentale per il loro sviluppo professionale. Questo atteggiamento sta ridefinendo il mondo del lavoro, con una maggiore attenzione alla soddisfazione lavorativa e alla ricerca di ruoli che rispecchino i propri valori.

Le aziende dovrebbero dedicare più tempo alla formazione

La formazione continua è cruciale sia per le aziende sia per gli individui. Tuttavia, una persona su cinque ritiene che la propria azienda non dedichi abbastanza risorse e tempo all’apprendimento. Il Campus Zeta Service si propone di rispondere a questa esigenza, offrendo ai partecipanti l’opportunità di acquisire competenze specifiche per il loro ruolo e garantendo loro un futuro migliore nel mondo del lavoro.

Siamo immersi nei contenuti digitali: come li viviamo veramente?

Siamo tutti  consapevoli che, oggi, la nostra vita si svolge in gran parte nel mondo digitale. Ogni individuo è immerso in un flusso incessante di contenuti digitali, che spaziano dall’intrattenimento all’informazione.

Questa costante interazione è alimentata dal crescente utilizzo di dispositivi connessi, che vanno dagli telefonini alle smart TV, dai computer portatili alle console per videogiochi, creando un tessuto digitale sempre più fitto e articolato.

Un contesto da conoscere per definire strategie di marketing

In questo scenario in continua evoluzione, è cruciale comprendere le abitudini e le preferenze dei consumatori al fine di orientare efficacemente le strategie pubblicitarie. È quanto emerso durante la seconda edizione di IAB Showcase, un evento che ha visto la partecipazione di oltre 1000 brand e centri media, promosso da BVA Doxa. Antonio Filoni, Head of BU Digital & Social Media di BVA Doxa, ha presentato i risultati di una ricerca condotta in collaborazione con gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.

La ricerca ha analizzato le tendenze di fruizione e spesa dei consumatori italiani nel mercato dei contenuti digitali, offrendo anche uno sguardo sulle prime valutazioni riguardo ai contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale.

Le preferenze dei consumatori

Tra le principali evidenze, spicca l’importanza dei social media come fonte primaria di contenuti digitali, seguiti dalle informazioni e dalle notizie. Nella scelta dei contenuti, le anteprime e gli eventi risultano essere i fattori più influenti, insieme ai giudizi personali del proprio network.

Sale la spesa per contenuti digitali

Un dato significativo riguarda la crescita costante della spesa dei consumatori per i contenuti digitali, con il 77% degli intervistati che dichiara di fruire almeno di un contenuto a pagamento. Tuttavia, emerge anche una certa ambivalenza nei confronti della pubblicità, considerata sia un elemento di distrazione sia un indicatore di qualità per i contenuti a pagamento.

Contenuti “artificiali” e percepito da parte degli utenti

Un altro aspetto interessante riguarda l’utilizzo dei contenuti prodotti con Intelligenza Artificiale: se solo il 18% dei consumatori ha già usufruito di tali contenuti, questo dato sale al 30% nella GenZ. Tuttavia, vi è una varietà di opinioni riguardo all’utilizzo di tali tecnologie, con preoccupazioni legate alla trasparenza e all’etica, soprattutto per quanto riguarda la diffusione di fake news e deep fake.

In conclusione, la comprensione delle dinamiche di consumo e delle preferenze degli utenti è fondamentale per adattare le strategie di marketing e pubblicità nel sempre più complesso e competitivo panorama dei contenuti digitali.

Pubblicato
Categorie: Generale

Investire nell’arte conviene? Il Luxury Investment Index dice sì

Secondo il rapporto All-Art Index di AMR nel 2023l’arte è stata l’unica componente del Luxury Investment Index di Knight Frank (KFLII) a segnare una crescita a due cifre. Soprattutto nella prima metà dell’anno. Ed è rimasta in cima alla classifica dei beni più performanti, con un aumento dei prezzi dell’11%.

“Il 2023 ha registrato un record di vendite per le bottiglie di whisky scozzese premium, per le auto di lusso, i diamanti blu e persino per le spade più preziose – spiega Andrew Shirley, autore dell’Index -. All’apparenza un anno d’oro per gli investimenti di lusso, ma il KFLII svela un quadro meno ottimistico, con una flessione oppure un mancato guadagno per alcuni asset”.

Sul podio anche gioielli e orologi

All’arte seguono gioielli (8%), orologi (5%), monete (4%) e diamanti colorati (2%), che rappresentano le cinque categorie con i risultati migliori. Al contrario, le bottiglie di whisky rare (-9%) segnano le peggiori prestazioni all’interno dell’indice.

“Nonostante il 2023 sia stato un anno di sfide, il Knight Frank Luxury Whisky Index ha subito un calo di quasi il 9% – afferma Andy Simpson di Simpson Reserved -. Tuttavia, mentre le 50 bottiglie meno performanti hanno registrato una perdita complessiva del 26%, le restanti 50 hanno guadagnato il 5%, con le prime 20 bottiglie addirittura in aumento, con un rispettabile +20%. Prevedo un ritorno di alcuni prodotti che hanno subito significative perdite nel 2023, poiché rari, e almeno per ora, sottovalutati”.

Auto d’epoca e borse di lusso in calo 

Le auto d’epoca si posizionano subito sopra il whisky come seconda categoria peggiore della classifica (-6%).
“Gli investitori sono stati probabilmente attratti da altri asset e questo mercato, estremamente limitato, sarà stato influenzato da piccole variazioni nelle allocazioni di portafoglio – commenta Dietrich Hatlapa, esperto del settore -. Tuttavia, alcuni marchi come BMW (+9%) e Lamborghini (+18%) hanno sfidato la tendenza nel 2023, rivolgendosi a un pubblico di collezionisti più giovane”.

Anche le borse di lusso (-4%), che in passato avevano dominato il KFLII, hanno subito un notevole calo.
Secondo Sebastian Duthy di AMR, contributor del KFLII, le bag sono tra gli investimenti maggiormente dettati dalla passione dell’acquirente e tra le influenzabili nelle vendite al dettaglio.

Giù vini pregiati, sì ai diamanti colorati

Non vi sono invece grandi prestazioni per il Knight Frank Fine Wine Icons Index (KFFWII), secondo il quale il segmento dei vini pregiati ha registrato un incremento di appena l’1%.

“Alcuni vini di piccoli produttori, che avevano sperimentato una crescita elevata, hanno registrato il maggior calo dei prezzi, che in passato erano arrivati alle stelle, con bottiglie da 50 sterline che venivano a costarne 200 o 300”, sottolinea Nick Martin di Wine Owners.
Quanto ai diamanti colorati, risultano in costante crescita.
“Siamo contenti che questo segmento rimanga stabile rispetto ai diamanti trasparenti”, commenta Miri Chen, Fancy Color Research Foundation.

AI: ancora poco utilizzata perché mancano le competenze

Nonostante la conferma di un trend di progressiva acquisizione delle tecnologie 4.0 all’interno dei processi aziendali, a oggi meno del 10% di aziende in Italia utilizza l’Intelligenza artificiale, mentre il 15% intende investire in questa tecnologia nei prossimi tre anni.

Lo mostrano i dati sui 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale (Selfi 4.0), realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di commercio. Resta però il problema delle competenze dei lavoratori. Richieste lo scorso anno a più di 6 assunti su 10, sono considerate difficili da trovare nel 45,6% dei casi.
Nel prossimo triennio, quindi, il sistema produttivo nazionale compirà un ulteriore passo in avanti sul fronte della digitalizzazione.

La domanda di competenze

Secondo il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, ai 3,5 milioni di figure professionali ricercate nel 2023 dalle imprese dell’industria e dei servizi (63,4% del totale) è stato richiesto il possesso di capacità di utilizzare le tecnologie Internet.

A 2,8 milioni di profili invece erano richieste competenze specifiche sull’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici (50,6%). Oltre 2 milioni di assunzioni (37,1%) erano invece destinate a figure professionali in possesso di competenze di gestione di soluzioni innovative per l’applicazione ai processi aziendali di tecnologie digitali (robotiche, big analytics, IoT ecc).
E sono 1,8 milioni i profili professionali cui le imprese hanno richiesto, con importanza elevata, il possesso di almeno una delle tre competenze digitali sopra descritte.

La difficoltà di reperimento

La difficoltà di reperimento supera sempre il 45% per tutte e tre le tipologie di competenza digitale richiesta. 
Nel complesso, sono quasi un terzo del totale (32,1%) i profili professionali per i quali le competenze digitali sono considerate strategiche dalle imprese.
In generale, sono le professioni più qualificate quelle alle quali si richiedono maggiori competenze digitali e di un livello più avanzato.

A partire dai dirigenti, ai quali la capacità di utilizzare le tecnologie Internet è ricercata per il 96,6% delle entrate programmate, l’utilizzo di linguaggi e metodi matematici per il 94,8% e la gestione di processi innovativi per il 66,6%. 
La capacità di utilizzo delle tecnologie Internet è comunque richiesta anche a più delle metà delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili.

Le professioni digitali più difficili da trovare

Quasi il 40% delle professioni non qualificate, inoltre, deve essere in possesso della medesima competenza.
In ogni caso, ingegneri elettrotecnici e ingegneri dell’informazione sono i due profili più difficili da reperire quando si richiedono competenze nell’utilizzo di Internet e di linguaggi e metodi matematici e informatici.

Quanto alla capacità di gestire soluzioni innovative con le tecnologie 4.0, spiccano per difficoltà di reperimento ed elevato grado di importanza della competenza anche i tecnici delle costruzioni civili, gli elettrotecnici, i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici.

Strategie di conservazione ambientale e benessere cittadino a Torino

Il miglioramento della qualità ambientale in un territorio non solo influisce positivamente sul benessere dei cittadini, ma contribuisce anche ad aumentarne la resilienza di fronte alle emergenze climatiche attuali.

La Città metropolitana di Torino ha adottato per questo una strategia ambientale mirata alla salvaguardia delle risorse naturali, alla preservazione del paesaggio e dei terreni agricoli e alla riqualificazione delle zone soggette a degrado o abbandono.

Impiego delle Risorse e Compensazioni Ambientali

Il capoluogo piemontese si impegna a destinare risorse economiche al territorio, sia provenienti da finanziamenti europei, ministeriali e regionali per l’ambiente, sia identificate nei procedimenti autorizzativi per opere di diversa scala, dalla trasformazione urbanistica alle grandi infrastrutture.

Queste risorse sono finalizzate alla realizzazione di azioni di compensazione ambientale, e da questo punto di vista Torino rappresenta certamente l’avanguardia non soltanto in Italia ma anche in Europa.

Supporto ai Progetti di Riqualificazione Ambientale

Al fine di assistere i promotori di opere nell’individuare interventi di compensazione ambientale e le amministrazioni comunali nella ricerca di risorse e progetti per la riqualificazione di aree degradate nei loro territori, Torino ha creato il C.I.R.C.A. (Catalogo degli Interventi di Riqualificazione e Compensazione Ambientale).

Catalogo C.I.R.C.A.: Interventi Ambientali e Conservazione

Il Catalogo C.I.R.C.A. identifica le aree che necessitano di interventi per la conservazione e il miglioramento dell’ecosistema, la tutela della biodiversità e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Esso fornisce un elenco e una descrizione degli interventi ambientali potenziali che potrebbero essere pianificati e realizzati, sia per le aree individuate che per il territorio nel suo complesso, come forma di compensazione ambientale.

Inoltre, presenta esperienze di interventi già implementati nel territorio metropolitano come esempi di “best practices”.

Ruolo del Fotovoltaico nella Riqualificazione Ambientale

In aggiunta alle strategie delineate, uno dei settori cruciali per la riqualificazione ambientale è quello relativo all’adozione di fonti energetiche sostenibili. Il fotovoltaico rappresenta certamente una delle soluzioni principali in questo contesto, consentendo non solo una riduzione delle emissioni di CO2 ma anche una maggiore sostenibilità nell’approvvigionamento energetico.

Per comprendere quanto il fotovoltaico Torino sia in crescita, basti pensare che la città vanta ad oggi oltre 2000 impianti fotovoltaici installati, seconda soltanto a Roma.

Ampliamento delle iniziative ambientali

L’implementazione di ulteriori progetti di riqualificazione ambientale è essenziale per promuovere la sostenibilità.

La collaborazione tra enti pubblici, privati e comunità locali può favorire lo sviluppo di iniziative mirate a migliorare la qualità dell’ambiente e a mitigare gli impatti negativi sul territorio.

Ovviamente è importante anche il coinvolgimento attivo della comunità locale, unitamente a una collaborazione sinergica tra enti governativi, organizzazioni non governative e settore privato, in quanto questo riveste un ruolo fondamentale nell’espansione delle iniziative ambientali.

La condivisione di conoscenze, risorse e competenze può portare a soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide ambientali.

Anche l’educazione ambientale rappresenta un pilastro imprescindibile per l’ampliamento delle iniziative sostenibili.

Investire nella sensibilizzazione della popolazione riguardo ai temi ambientali, promuovendo pratiche responsabili e sostenibili, è essenziale per creare una cultura di consapevolezza ambientale diffusa.

Sviluppi Futuri

Guardando al futuro, l’adozione di tecnologie innovative e l’ulteriore sviluppo di strategie per la conservazione e la riqualificazione ambientale rimangono aspetti cruciali.

L’incorporazione di soluzioni tecnologiche avanzate e la ricerca continua sono dunque fondamentali per affrontare le sfide ambientali in evoluzione.

Possiamo dunque affermare che la conservazione e la riqualificazione ambientale, insieme alle strategie di compensazione, costituiscono pilastri fondamentali per la sostenibilità di un territorio.

L’impegno verso queste azioni non solo migliora la qualità della vita dei cittadini, ma si pone anche come una risposta proattiva alle sfide climatiche attuali e future.

Clima: una Pmi su 4 a rischio fallimento se in zone vulnerabili

È l’agricoltura il settore più colpito dagli eventi metereologici estremi avvenuti in questi ultimi anni. Nel 2022, ad esempio, i disastri hanno bruciano 210 miliardi di euro. Ed è all’Italia che spetta il conto più salato in tutta la UE.

E una Pmi italiana su quattro è a rischio fallimento, perché localizzata in comuni minacciati da frane e alluvioni. Queste Pmi presentano infatti una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese. Allo stesso tempo, rischiano di realizzare un risultato economico inferiore del 4,2% rispetto alle altre imprese, e sono soggette a una dimensione aziendale, in termini di addetti, anch’essa inferiore alle imprese localizzate in territori non esposti a rischi di frane e alluvioni.
Sono alcuni dati del Focus di Censis e Confcooperative dal titolo ‘Disastri e climate change conto salato per l’Italia’. 

Economia agricola: nel 2022 produzione in calo dell’1,5%

“L’agricoltura è il settore economico che risente di più le conseguenze dei cambiamenti climatici – afferma Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando i dati del Focus -. L’andamento dell’economia agricola nel 2022 ha registrato un calo della produzione dell’1,5%, poco meno di 900 milioni di euro”.

Buona parte del risultato negativo è da imputare alla diffusa siccità e alla carenza di precipitazioni, tanto che il 2022 è considerato l’anno più caldo di sempre. Quasi tutte le tipologie di coltivazioni hanno subito un duro contraccolpo. La produzione di legumi è calata del -17,5%, l’olio di oliva del -14,6%, i cereali del -13,2%.
In flessione anche ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%).

Disastri naturali: un conto da 210 miliardi di euro

Sempre nel 2022, aggiunge il presidente di Confcooperative, “Il comparto zootecnico ha subito una riduzione della produzione pari allo 0,6%. Dal punto di vista territoriale, la flessione del volume di produzione ha avuto una maggiore incidenza nel Nord Ovest (-3,5%) e nel Sud (-3,0%), mentre al Centro non si è registrata alcuna variazione. Se si guarda al valore aggiunto, la tendenza negativa appare particolarmente evidente nel nord Ovest, con un -7,6%. Al Sud il valore aggiunto si riduce del 2,9%”.

In totale, è di 210 miliardi di euro il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato al nostro paese.

“Un costo pari all’intero PNRR più 10 manovre finanziarie”

“Si tratta di un costo pesantissimo pari all’intero importo del PNRR e a 10 manovre finanziarie. Di questi 210 miliardi ben 111 sono determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ecco perché la cura del territorio non è un costo, ma un investimento sul sistema paese”.

Il Focus, riferisce Adnkronos,  mostra poi come negli ultimi 40 anni, dal 1980 al 2022, un terzo del valore dei danni provocati da eventi estremi nella UE sia stato ‘pagato’ dall’Italia. “In merito agli ultimi anni – spiega Gardini – parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022. Nel 2022 è costato quasi 1% di Pil, lo 0,9% per l’esattezza, pari a 17 miliardi circa: un importo poco inferiore a una manovra finanziaria”.

Caro affitti, chi paga di più in Europa? Gli italiani 

L’impatto del prezzo degli affitti è davvero pesante sulle tasche degli italiani. Un recente studio condotto dalla banca online N26 svela che i nostri connazionali destinano il 52% del loro stipendio per l’affitto, collocando l’Italia all’ultimo posto in Europa. Questa situazione, ovviamente, si fa sentire sugli stipendi mensili degli italiani, già tra i più bassi del Vecchio Continente.

Classifica di vivibilità: affitti e qualità della vita

L’Indice di Vivibilità di N26 si propone di identificare i Paesi europei che offrono una migliore qualità della vita, prendendo in considerazione le spese relative agli affitti e all’energia, la densità di popolazione e il senso generale di felicità espresso dai residenti. Tra i costi analizzati, quelli legati agli affitti giocano un ruolo chiave, soprattutto in relazione agli stipendi medi.

L’Italia fanalino di coda: troppe spese 

L’Italia si posiziona all’ultimo posto della classifica con oltre il 52% del salario destinato all’affitto. Si tratta di una fetta davvero considerevole dello stipendio. Basta considerare la media nazionale del costo degli affitti per un bilocale, che si attesta attorno ai 1.400 euro al mese.

Le città dove si spende di più? Firenze e Milano

Un’analisi più dettagliata delle città italiane rivela che Firenze risulta essere la più costosa, con una media di 1.806 euro richiesti per un affitto mensile. Nel centro storico, il canone raggiunge i 2.200 euro al mese. Milano segue con una media di 1.674 euro, ma supera tutte le città per quanto riguarda le richieste in pieno centro: il canone medio sotto la Madonnina è di circa 2.838 euro al mese. Roma si posiziona terza, con una media di 1.200 euro per un bilocale.

E nel resto d’Europa? Va meglio in Belgio, Svizzera e Danimarca

A precedere l’Italia nel ranking europeo troviamo la Spagna, i Paesi Bassi e il Regno Unito. Al primo posto c’è il Belgio, con un affitto mensile di circa 800 euro per un bilocale, corrispondente al 18% dello stipendio. Svizzera e Danimarca occupano rispettivamente il secondo e il terzo posto con il 21% del salario destinato agli affitti.

I parametri considerati per l’Indice di Vivibilità

L’Indice di Vivibilità di N26 si basa su 12 paesi europei selezionati per appeal per la ricollocazione, popolazione e stabilità economica. I parametri considerati includono spese medie per l’energia, aumenti salariali medi, densità di popolazione e livelli di felicità, con l’obiettivo di evidenziare i paesi più favorevoli dove trasferirsi.

Pubblicato
Categorie: Generale

Felici anche senza soldi? La scienza dice che è possibile

Nonostante la convinzione diffusa che la prosperità economica sia direttamente proporzionale alla felicità individuale, un recente studio potrebbe mettere in discussione – se non ribaltare –  questa correlazione. La ricerca, condotta da scienziati dell’Istituto di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Universitat Auto’noma de Barcelona e della McGill University in Canada, ha analizzato i livelli di soddisfazione della vita in 19 comunità indigene sparse in tutto il mondo. E ciò che è emerso è davvero sorprendente.

Reddito e benessere non vanno di pari passo

I risultati hanno rivelato che le popolazioni indigene, nonostante vivano in condizioni economiche meno floride rispetto a quelle dei paesi ad alto reddito, manifestano livelli di soddisfazione del tutto simili. Questa scoperta ha ribaltato i clichè, indicando che l’incremento del reddito non è strettamente correlato al benessere individuale.

Lo studio, riferisce Agi, ha suggerito che la relazione tra denaro e felicità potrebbe non essere diretta come spesso si presume. Questo nuovo approccio un po’ rivoluzionario sfida la concezione diffusa che la ricchezza materiale sia essenziale per condurre una vita appagante. In altre parole, il cammino verso la felicità potrebbe non essere pavimentato da monete d’oro.

Contenti di vivere secondo natura

Ciò che emerge è che in molte società “marginali”, dove lo scambio e il possesso di denaro hanno un ruolo minuscolo nella vita quotidiana e le risorse necessarie per la sussistenza dipendono principalmente dalla natura, i livelli di soddisfazione della vita non sono influenzati in modo significativo dalla disponibilità economica. Questo concetto sfida le generalizzazioni spesso basate su sondaggi globali che tendono a ignorare le realtà di queste società, concentrandosi principalmente sulle risposte dei cittadini dei paesi o delle aree del mondo più industrializzate.

Nel campione esaminato, infatti, solo il 64% delle famiglie intervistate aveva qualche disponibilità economica; eppure i livelli di soddisfazione della vita erano sorprendentemente simili a quelli riscontrati nei paesi ad alto reddito, come la Svezia. Questo dimostra che la connessione tra reddito e benessere individuale non è un parametro universalmente valido.

Conclusioni

La conclusione dello studio suggerisce che, nonostante le differenze economiche, l’uomo può condurre una vita appagante anche senza una grande ricchezza materiale. I punteggi medi di soddisfazione nella ricerca erano di 6,8 su 10, con picchi superiori a 8 punti, simili a quelli riscontrati nei paesi scandinavi noti per i loro alti standard di vita. In definitiva, sembra che i soldi, da soli, non siano la chiave per la felicità.

Dark web: un “ricco” mercato di furti ed estorsioni

Monitorare le attività e le tendenze del mercato del dark web è come “sbirciare le strategie del nemico – spiega Sergey Lozhkin, Principal Security Researcher, Global Research and Analysis Team (GReAT) di Kaspersky -. Non si tratta solo di protezione, ma di padroneggiare l’evoluzione del panorama delle minacce per difendersi dai rischi di domani”. 

Di fatto, nel 2023 le attività di estorsione e i furti sul mercato del dark web, uno dei centri principali per i servizi illeciti della comunità dei criminali informatici, sono aumentatati significativamente.
Nell’ultimo Kaspersky Security Bulletin (KSB), gli esperti del Global Research and Analysis team di Kaspersky Digital Footprint Intelligence realizzano un’analisi completa del 2023, e forniscono indicazioni sulle tendenze emergenti di questo mercato sommerso.

Cybercrimine: i trend del 2024

Guardando al futuro, l’azienda prevede anche nuove sfide, tra cui una maggiore presenza di servizi di crypto-drainer, una maggiore promozione di siti web fraudolenti attraverso la search advertising, e un aumento dei ‘loader’ dannosi.

Le credenziali personali e aziendali sono esposte a un rischio crescente di fuga di informazioni. Il mercato del dark web ha registrato un aumento dei post relativi a malware stealer, progettati per rubare informazioni sensibili come credenziali di accesso, dettagli finanziari e dati personali. I criminali informatici vendono questi dati ad altri soggetti malintenzionati con lo scopo di rubare l’identità, commettere frodi finanziarie o altre attività illecite.

In particolare, i post che offrono i log di Redline stealer, una famiglia di malware molto diffusa, sono triplicati, passando da una media mensile di 370 nel 2022 a 1.200 nel 2023.

Malware: dal phishing alla pubblicità su Google

Complessivamente, il volume dei vari file di log di malware, contenenti dati di utenti compromessi e pubblicati sul dark web, è aumentato di quasi il 30% nel 2023, rispetto all’anno precedente.

Nel 2024 i truffatori si rivolgeranno sempre più alla pubblicità sui motori di ricerca per promuovere siti web contenenti malware.
Se prima si affidavano alle e-mail di phishing, ora utilizzano gli annunci di Google e Bing per garantire che le loro pagine di destinazione, contenenti malware, ricevano le prime posizioni nei risultati di ricerca.

L’interesse per le criptovalute alimenta la proliferazione dei crypto drainer 

I crypto drainer, una categoria di software malevoli progettati per il trasferimento rapido e automatico di fondi dai portafogli di criptovalute legittimi a quelli di attori malintenzionati, stanno guadagnando terreno. Kaspersky prevede un aumento della domanda di questo tipo di malware per il furto di criptovalute, con il conseguente aumento della presenza di annunci pubblicitari che ne promuovono lo sviluppo e la vendita sul mercato clandestino.

L’interesse sostenuto per le criptovalute, gli NFT e i relativi asset digitali dovrebbe alimentare la proliferazione di questi drainer.

Business Travel: in Italia nel 2023 cresce di quasi il 16% 

Il Business Travel Trend realizzato dal Gruppo Uvet registra nel mese di dicembre 2023 per il settore turistico un aumento complessivo di 10 punti percentuali (+15,9%) rispetto al 2022.
Più in dettaglio, sempre su base annua, il comparto Flight rispetto al 2022 cresce del +9% (+14,3%), mentre Hotel +9% (+12,3%), Rail +12%i (+23,1%), e Car Rental +10% (+12,5%)

Il Business Travel Trend, l’Indice mensile sui dati del Business Travel in Italia, è stato condotto con il Centro Studi Promotor (CSP) attraverso un campione rappresentativo di aziende che operano nei più svariati settori dell’economia italiana.

Aumenta la spesa media progressiva per hotel e aerei

Secondo lo studio, nel 2023 il comparto hotel chiude l’anno con un progressivo in valore pari a 102 (84 nel 2022), il segmento Rail 63 (54 nel 2022), la parte dei voli aerei 76 (64 nel 2022) e il Car Rental 116, un punto superiore rispetto all’anno precedente.
La spesa media progressiva registra un aumento sia nel settore hotel sia nella parte aerea. Un lieve calo si registra invece per quanto riguarda il Car Rental e il Rail.

Infine, la spesa media di dicembre segna un aumento significativo (140) rispetto al mese precedente. A dicembre, in termini di valore, restano elevati il BTT del Car Rental (120) e quello relativo all’Hotellerie (118). Treni e voli mostrano rispettivamente un indice 57 e 69.

L’andamento degli ultimi tre anni: dal 2020 al 2022

Il Business Travel Trend dell’ultimo triennio mostra chiaramente la dimensione dell’impatto dovuto alla crisi pandemica.
Le transazioni nel 2021 e 2022 hanno generato un indice 31 e 33, ulteriormente aggravato nel 2020 nell’indice del valore globale di spesa.

I prezzi medi sono quindi cresciuti sensibilmente nel 2022 (valore 127) per il triplice effetto dell’incremento della domanda nella seconda metà dell’anno, dell’inflazione e dei costi energetici, nonché della congestione dell’offerta specialmente nel comparto aereo.

Delineare una tendenza strettamente correlata a quella dell’economia

Fanno parte dell’analisi un mix di aziende grandi, medie e piccole che si sono costantemente avvalse dei servizi Uvet-GBT negli anni 2019-2023. Gli indici scaturiscono dall’analisi in volume e valore, nazionale e internazionale, del trasporto aereo e ferroviario, dei pernottamenti alberghieri e noleggio autovetture-
Il campione esclude le variabili aziendali, come, ad esempio, di crescita dovuta all’acquisizione di nuovi clienti o business. Per tale ragione il Business Travel Trend non mostra l’andamento di Uvet-GBT ma quello del Business Travel in generale.

L’indicazione periodica di questo indice, nel tempo, si prefissa di delineare un trend strettamente correlato all’andamento dell’economia.
Il BTT è quindi l’espressione di sintesi di un comportamento rispetto a una scala che per convenzione è stata costruita sui dati del periodo pre-Pandemia e all’interno di un cluster omogeneo e altamente rappresentativo.