Agroalimentare, nell’anno del Covid export da record

Nell’anno del Covid-19, il settore agroalimentare italiano si è dimostrato un pilastro dell’economia del Paese. Complessivamente ha generato un valore aggiunto di 64,1 miliardi di euro, di cui 31,2 provenienti dal settore cibo e bevande (-1,8%), e 32,9 dal comparto agricolo. L’export nel 2020 poi è stato da record, con 46,1 miliardi di euro fatturati e una crescita del +1,8% sul 2019. Si tratta di alcune evidenze emerse durante la presentazione del quinto Forum Food & Beverage, che si terrà il 4 e 5 giugno a Bormio (Sondrio), e che avrà come parole chiave alimentazione, salute e sport.

Un settore che in Italia incide sul Pil per il 3,8%

Le analisi di The European House – Ambrosetti in vista del Forum mostrano come la performance dell’industria agroalimentare italiana sia stata migliore rispetto al Pil nazionale (-8,9%).

“L’Italia è il secondo Paese in Europa per incidenza dell’agroalimentare sul Pil (3,8%), preceduto solo dalla Spagna (4%), e sopra Francia (3%) e Germania (2,1%) – afferma Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti -. Col valore aggiunto generato nel 2020 – aggiunge il ceo – l’agroalimentare si conferma al primo posto tra le ‘4A’ del Made in Italy, 1,9 volte l’automazione, 2,8 volte l’arredamento e 3,2 volte l’abbigliamento”.

Sono le bevande la categoria più venduta all’estero

Nell’export le bevande sono la categoria più venduta, e generano oltre un quinto del fatturato (20,6%), con Germania, Francia e Usa i mercati di maggiore approdo. Rimane però aperto il nodo Brexit, su cui al Forum è atteso un approfondimento.

“Parliamo di un settore lasciato a sé stesso – rileva Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti – e partiamo in ritardo rispetto alle potenzialità che avrebbe”. Ed evidenziando quelli che ritiene elementi mancanti all’Italia per scalare il settore food, Mutti cita, ad esempio, “la ridotta dimensione aziendale”.

Stefano Marini, amministratore delegato di Sanpellegrino (gruppo Nestlè), in riferimento al 2020 sottolinea “le difficoltà dell’Italia, in particolare dove l’Horeca pesa molto”.

L’etichetta “a semaforo” mette a rischio il Made in Italy

Stefano Berni, direttore generale del consorzio di tutela del Grana Padano, puntualizza come “l’etichetta a semaforo sponsorizzata dalle grandi multinazionali metta a rischio il Made in Italy agroalimentare”.

Dal presidente della Lombardia, Attilio Fontana, arriva l’auspicio che il governo possa contribuire al lavoro in corso per la salvaguardia dei prodotti alimentari italiani e la tutela della loro unicità. I buoni risultati dell’agroalimentare italiano, riporta Ansa, lasciano infatti ancora un margine di miglioramento sulla tutela dell’unicità dei prodotti.